Becchina contro Giornalista di Repubblica. Tribunale gli dà ragione. Condannata per diffamazione

Buone notizie per l’imprenditore castelvetranese Gianfranco Becchina. Il Tribunale di Marsala, con provvedimento del 29 agosto 2016 ha condannato la giornalista Valeria Ferrante de 'la Repubblica' per il reato di diffamazione. “Finalmente – dichiara Becchina soddisfatto - vengono sanzionati i comportamenti di quei giornalisti che, sorprendentemente ospitati da editori autorevoli, infangano tutto e tutti consapevoli di speculare nei modi più vili.”  

Ma facciamo un passo indietro. All’epoca dei fatti diverse furono le testate nazionali che si occuparono della confisca dei reperti archeologici trafugati e introdotti dalla Svizzera in Italia, e spesso venne fatto il nome del castelvetranese mercante d’arte, che parlò di inchieste piene di “sconsiderate quanto infamanti affermazioni” fino ad arrivare alla querela della Ferrante.  

In quella stessa circostanza Becchina affermò tramite una lettera inviata alla redazione di Castelvetranonews:  “[…]Avermi accusato di contiguità mafiose, come la sciagurata autrice si è permessa di fare nel presentare il servizio, non rappresenta di certo una quisquilia che si possa buttar lì con nonchalance.[..]”.  

Secondo la sentenza la diffamazione è avvenuta mediante la pubblicazione di due articoli sul quotidiano on-line La Repubblica.it-l'Espresso, contenenti, tra l’altro, l’allusione: "un filo invisibile si dipana in quest'area della Sicilia, una linea sottile”.

Quell’”odor di mafia” troppo spesso associato alla nostra isola.