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Tornano "I prisenti di Gibellina". Storia di un rito islamico nato con la festa del SS Crocifisso

di: Comunicato Stampa - del 2016-11-25

Immagine articolo: Tornano "I prisenti di Gibellina". Storia di un rito islamico nato con la festa del SS Crocifisso

Una bella iniziativa voluta fortemente dall'Assessorato regionale beni Culturali e dell’identità siciliana, dal Polo Museale Regionale d’arte Contemporanea di Palermo e dal Comune di Gibellina.

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  • Venerdì 2 dicembre 2016, alle ore 18, presso il Real Albergo dei Poveri di Palermo, verrà presentata la mostra, "I PRISENTI DI GIBELLINA".  

    La tradizione dei prisenti – lunghi drappi ricamati portati in processione durante i festeggiamenti in onore di San Rocco a Gibellina, ma in realtà tradizione nata con la festa del SS Crocifisso Festa Ranni - affonda le sue radici probabilmente nella tradizione islamica che era solita ricoprire le tombe dei suoi custodi, con un drappo verde.    

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  • La tradizione dei prisenti, venne quasi totalmente abbandonato in seguito al sisma del 1968 e poi ripresa da Ludovico Corrao nel 1981 che coinvolse la cooperativa di donne ricamatrici di Gibellina che realizzano un grande drappo in velluto rosso decorato con spighe dorate, di cui Vincenzo Consolo scrive nel 1983: ….una preziosa reliquia di quella che si chiama civiltà contadina: un lunghissimo drappo di seta color porpora, ricamato a grappoli d’uva e spighe d’oro, un drappo che si portava in processione durante le feste religiose.

    Quella seta rossa e quei grappoli e spighe d’oro diventano ora simbolo di rinascita dal sangue e dalla sofferenza. Simbolo di cultura, d’armonia e di pace …e negli anni successivi con il coinvolgimento di diversi artisti chiamati annualmente a realizzare un nuovo drappo.

    I Prisenti, fanno parte, oggi, della collezione permanente del Museo Civico Ludovico Corrao del Comune di Gibellina, in parte esposti presso il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi, sono stati realizzati dopo il 1981 da Michele Canzoneri, Pietro Consagra, Alighiero Boetti, Sami Burhan (Siria), Carla Accardi, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato , Carlo Ciussi, Isabella Ducrot, Renata Boero, Marco Nereo Rotelli, Nja Mahdaoui (Tunisia) e nel 2015, da Gandolfo Gabriele David.   Nel 1993 i Prisenti furono esposti nel Padiglione Italia-sezione Transiti – della XLV Biennale d’Arte di Venezia, Punti cardinali dell’arte, a cura di Achille Bonito Oliva.

    Dopo la prestigiosa vetrina veneziana per la prima volta viene nuovamente presentata l’intera collezione.  

    Fulvio Abbate, in un suo contributo del 1985, ricorda il Prisente di Alighiero Boetti: Ha ritagliato nel raso le icone e le lettere da comporre poi sul «presente» per san Rocco, disponendole nel campo dell’arazzo troncato di rosso e di verde.

    Al centro, posta in verticale, la Sicilia quasi ruba all’Africa le sembianze. I delfini le tengono compagnia assieme ad una carovana di cammelli e una gazzella che spicca il salto come marchio di chissà quale air line […] L’arazzo, il «presente» anche grazie all’aiuto delle ricamatrici gibellinesi il 15 agosto del 1985 ha attraversato quasi ogni via della città, come stendardo che segna il compimento dell’evento eccezionale, così come in antropologia è definita la festa.

    Ma io, tra le possibili risonanze esistenziali, penso anche alle bandiere in cima a un edificio ancora fresco di calce. Luogo annuale della devozione religiosa il rito del «presente» in Sicilia è giunto attraverso la cultura dell’Islam, dove un drappo di tela verde copre le tombe dei suoi custodi. Ne ha avuto sentore Alighiero, decidendo così di capovolgere la forma dell’isola? È probabile.  

     

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