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Da Castelvetrano al Regno Unito in "fuga" dall'Italia. Storia di Lorella Viola

di: Catia Scoglio - del 2017-06-08

L’Italia non è un Paese per ricercatori. E neanche per giovani che, in cerca di un lavoro che non trovano, con a disposizione solo contratti precari o demotivati da curriculum inviati senza ricevere risposta, decidono di partire e cercare speranza all’estero.

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  • Guadagnano più dei colleghi che rimangono in Italia, utilizzano meglio le proprie competenze, svolgono attività scientifica di alto livello. Ecco perché i dottori di ricerca italiani scelgono l’estero. Pochi, molto qualificati e con performance occupazionali brillanti, faticano a trovare spazi e riconoscimenti in patria, dove il titolo di dottorato non viene apprezzato.

    Tra questi vi è Lorella Viola, 37 anni, castelvetranese, che da 5 anni vive a Norwich, UK.  Laurea triennale in Interpreti e Traduttori a Palermo, un Master universitario in Traduzione a Roma e la laurea Magistrale in Traduzione e Mediazione Culturale a Udine, Lorella continua i sui studi all’estero, conseguendo un dottorato di ricerca in Linguistica Applicata all’University of East Anglia, Norwich nel 2015. Oggi è un  Associate Lecturer and Researcher  svolgendo attività di ricerca e insegnamento in Linguistica Applicata, Sociolinguistica, Traduzione, e Comunicazione Interculturale.

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  • Lorella ha inseguito il suo sogno, un progetto di ricerca ambizioso, che in Italia non trovava sbocco: “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata dopo aver svolto le prove concorsuali per dottorato di ricerca all’università di Bologna e Trieste. A Trieste, non ho superato la prova scritta, mentre a Bologna durante il colloquio il mio progetto di ricerca è stato definito ‘irrealizzabile’.

    Dopo la delusione iniziale, ho iniziato a mandare il mio progetto di ricerca, proprio quello che era stato definito irrealizzabile, a diverse università britanniche. Ho ricevuto offerte dalle università di Glasgow, Cardiff, Surrey, King’s College e East Anglia, dove poi ho accettato.

    La giovane castelvetranese trova le porte aperte fuori dai confini nazionali, lavorando su un progetto che studia i cambiamenti linguistici della lingua italiana a causa del doppiaggio dei film americani. Attualmente sta scrivendo un libro insieme al Professore Andreas Musolff, un’autorità in campo di metafore cognitive, su come atteggiamenti xenofobi vengono riflessi e rappresentati dai media e come ciò a sua volta influenza ed è influenzato da decisioni e agende politiche.

    Il libro verrà pubblicato a fine 2018 e Lorella vi analizza le radici storico-linguistiche della dicotomia terrone/polentone.  Poliedrica e attiva su più campi, Lorella ha anche  preso parte al World speech day 20177, un evento mondiale nel quale hanno partecipato  più di 170 paesi per celebrare la libertà di parola e il potere del discorso libero.

    Il suo contributo è stato un discorso stile TED-talk di circa 8 minuti, che è possibile vedere su YouTube o sul suo sito www.lorellaviola.me.uk dove Lorella interviene sulla  Brexit e l’importanza della consapevolezza culturale.

    Le chiediamo quali sono state le sensazioni ed emozioni nel lasciare la tua terra: ”Quando sono partita abitavo già a Udine da 4 anni - racconta Lorella-  per cui la Sicilia l’avevo lasciata da un po’.

    Ho sentimenti controversi nei confronti dell’Italia; da un lato rimane e per sempre rimarrà parte di me e di chi sono, dall’altra non mi rispecchio più in ciò che oggi significa essere ‘italiano’, con tutte le dovute precauzioni nell’usare questo termine.

    Sentivo e sento risentimento ma anche profonda tristezza non soltanto per la mancanza di opportunità, ma anche per situazioni di campanilismo, corruzione, poco rispetto della legalità e trasparenza che si vivono in Italia”, Lorella sottolinea: “Il mio mestiere mi appaga molto qui. In Italia mi sentivo molto frustrata.

    Ai giovani consiglio di iniziare a intraprendere esperienze all’estero il più presto possibile e provare a proseguire gli studi in università competitive in Europa. Gli studi in Italia sono molto lunghi, troppo teorici e ancorati a retaggi del passato oggi non più attuali in una economia globale e di rapidissimi cambiamenti. L’inglese non è importante, è ormai fondamentale essere bilingui come minimo.

    Le chiediamo cosa pensa della fuga dei cervelli in atto in Italia e nella voce una certezza:

    La fuga dei cervelli non è certo una novità. C’è e ci sarà ancora per molto tempo. Se ne parla da molto ma non si fa neanche il tentativo di arginarla. Quello di cui si parla di meno e che mi preoccupa di più è l’impoverimento culturale che deriva dall’emigrazione di massa.

    Un consiglio da dare ai giovani?:

    Partire o restare sono decisioni estremamente personali e non mi sento di generalizzare. Posso solo dire che io personalmente non mi sono mai pentita della mia scelta. Un periodo di prova all’estero lo consiglio comunque a tutti come crescita personale, al di là del lavoro. Tornare sempre si può dopo tutto”.

    Se non ricordiamo male anni fa ti ascoltavamo in radio. Cosa ricordi di quel periodo?:

    Ricordo quel periodo con estremo affetto, sono stati anni stupendi che mi hanno anche aiutato a sviluppare le mie abilita comunicative. Sono riuscita a portare il mio amore per la radio anche qui. Ho condotto una trasmissione a Future Radio Norwich il 1 marzo e il 30 maggio ne condurrò un’altra. I podcast sono sul mio sito.”

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