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Tecnofobia e paura del progresso. Robot e macchinari "ruberanno" posti di lavoro?

di: Massimiliano Modica - del 2017-04-03

Immagine articolo: Tecnofobia e paura del progresso. Robot e macchinari "ruberanno" posti di lavoro?

(ph. www.theinquirer.net)

 Il progresso della tecnologia vi spaventa? Avete paura che le macchine arrivino a soffiarvi il posto di lavoro? Se la risposta è “” fate parte di quel gruppo di persone che soffrono di tecnofobia.  Ma cos’è la tecnofobia?

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  • Conducendo una prima ricerca riscontriamo che la tecnofobia viene intesa come l’avversione e il disprezzo delle tecnologie e delle sue realizzazioni in generale. Tuttavia approfondendo l’indagine viene alla luce che questa paura ormai sempre più diffusa riguarda soprattutto gli sviluppi futuri delle tecnologie odierne, come robot e intelligenze artificiali avanzate. In particolare, ciò che si teme di più è che queste macchine arrivino a rubare il lavoro alle persone comuni.

    Chiarito dunque di cosa stiamo parlando resta da chiedersi se questo timore sia eccessivo o giustificato. La nostra attenzione non deve ricadere tanto sul disturbo tecnofobico in sé quanto nel fatto che questo fenomeno sia il segnale dell’avvicinarsi di un importante momento storico, probabilmente cruciale per il futuro dell’umanità.

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  • Per capirlo bisogna fare un salto nel passato e andare agli inizi del diciannovesimo secolo, in Inghilterra. In quel periodo infatti, nell’isola cominciò a prendere piede il Luddismo, chiamato così per via del suo fondatore Ned Ludd, tale movimento si caratterizzava per la paura nei confronti delle macchine introdotte durante il periodo della rivoluzione industriale, fatto che causava rivolte atte a distruggere tutti i macchinari che venivano considerati una minaccia al posto di lavoro dei salariati.

    La tecnofobia può essere considerata allora come il nuovo luddismo. Ma il fatto è che tutto questo deriva dall’idea sbagliata che le persone si fanno sulle tecnologie e il progresso. Idea che le porta a guardare al mondo artificiale come qualcosa di avverso e contrapposto all’umano e all’umanità intera.

    Ma da dove deriva questa idea sbagliata? Soprattutto dal mondo del cinema, dove il tema della guerra tra umani e macchine che porterà ad una battaglia epocale in cui ne rimarrà soltanto uno è sempre stato molto gettonato. Se tutto ciò è solo una ricaduta delle idee sbagliate che ci vengono date dalle sovrastrutture culturali di cosa c’è da preoccuparsi allora? Io direi non tanto del fatto che la società tenda sempre di più a produrre macchine che si comportano come uomini ma, al contrario, che gli uomini tendono sempre di più a comportarsi come macchine, basta guardarsi in giro per accorgersi come siamo ormai tutti degli automi.

    Vi lascio infine con una frase di Elbert Green Hubbard, scrittore, filosofo e artista statunitense, molto significativa e rincuorante. “Una macchina può fare il lavoro di cinquanta uomini ordinari, ma nessuna macchina può fare il lavoro di un uomo straordinario”.

    Alla prossima, Massimiliano.

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