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Beni sotto sequestro, lettera aperta di un castelvetranese al procuratore Vittorio Teresi:" Esca dal silenzio"

del 2017-04-22

Immagine articolo: Beni sotto sequestro, lettera aperta di un castelvetranese al procuratore Vittorio Teresi:" Esca dal silenzio"

                                                                                                                                                    "Signor procuratore Antimafia Teresi, recentemente, ho seguito una sconvolgente inchiesta televisiva de “Le Iene”, sull’operato dell’amministratore giudiziario Elio Collovà. Personaggio, di cui, si dà il caso, abbia personalmente avuto modo di constatare la perversa maniera di amministrare i patrimoni affidatigli.  Un servizio, quindi, altamente apprezzabile per aver messo inaspettatamente in luce l’attitudine del detto amministratore ad abusare di cariche ed incarichi nel mondo delle misure di prevenzione, dallo stesso troppo spesso considerati funzionali ai suoi interessi personali e a quelli, ancor più meschini, di bottega.  

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  • Nulla di nuovo sotto il sole, si direbbe, se consideriamo che del malvezzo di incamerare beni altrui, abusando di posizioni dominanti, ne troviamo abbondanti riprove nella storia di tutti i tempi.   Una condotta, quella del nostro ‘amministratore’, di una torbidezza più che inquietante, in totale contraddizione con le finalità di un’antimafia nata dall’eroico sacrificio di un lungo elenco di servitori fedeli alla legalità, dei quali nessuno dovrebbe potersi permettere di svilire i grandi meriti.  E, ancor meno, di squalificare l’operato di coloro che nell’antimafia ci credono e continuano a profondervi il massimo impegno. E non escluderei, per certi versi, quegli imprenditori incolpevoli che, obtorto collo, sopportano la perdita dei loro beni senza neanche la consolazione di assistere al traghettamento della propria terra, che da troppo tempo brancola nel buio del compromesso morale, verso un’alba radiosa di legalità non più differibile; giammai ad avvicendamenti nell’eterno sistema – sin troppo facile da caratterizzare criminalmente –  di cui si dovrebbe perdere la memoria, piuttosto che - parafrasando il presidente della Suprema Corte  Davigo - perpetuarlo senza nemmeno vergognarsi.        

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  • Non voglio farla lunga, signor Procuratore, ma nella storia portata alla luce da “Le Iene”, oltre agli innumerevoli pastrocchi, si evince l’esistenza di un importante incarico professionale a suo fratello, lautamente remunerato, relativo a perizie e progettazioni su beni sotto sequestro.  

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  • Per tutti questi giorni sono rimasto nella vana attesa di leggere o ascoltare un suo intervento; una sua presa di posizione su quanto emerso nell’intervista; una smentita o precisazioni ‘tout court’. Non fosse che per non far pensare a favoritismi indotti dalla sua carica istituzionale.                                            Non voglio, signor procuratore, fare lo storico di fatti e vicende, dei quali si parlerà in seguito - e se ne parlerà -  quando emergerà pienamente la melma più stagionata dal profondo letamaio nel quale affonda l’Antimafia della banda Saguto, Seminara e - scopriamo adesso - Collovà e soci, con l’immancabile copertura istituzionale: giudici di merito compresi, che di superficialità non sembra abbiano mostrato di saper fare economia, considerato che è a loro che compete l’ultima parola.

     In ogni caso, quello che principalmente va chiarito, è il suo apparente coinvolgimento (a sua insaputa?), attraverso il ruolo di suo fratello, in una faccenda organizzata dall’amministratore giudiziario allo scopo evidente di trarre indebito profitto personale, attraverso le più che discutibili iniziative nell’amministrare beni per conto del sistema giudiziario antimafia.  

    Le faccio grazia dell’insieme dei pastrocchi legati alla compravendita dei terreni, e alle relative opinabili valutazioni degli stessi – anche in termini dei futuri ricavi - nonché all’utilizzo dei capitali di una delle due aziende sequestrate a favore dell’altra, giusto per non incorrere in una ripetizione pedissequa di quanto è stato magistralmente trattato da “Le Iene”.                  

     È, mi ripeto, egregio procuratore, principalmente il ruolo di suo fratello – molto più significativo di tutto il resto dell’imbroglio - che va chiarito. Di suo fratello, dunque, architetto di professione, oggetto di incarichi professionali per conto del Collovà.                                                                                      

    “Che c’è di male?” dice con una invidiabile faccia di bronzo l’imperterrito amministratore nel corso dell’intervista. Il lmale c’è, ed è grave e grosso, signor procuratore Teresi. Stiamo parlando di suo fratello, remunerato ad abundantiam per prestazioni ad aziende in amministrazione giudiziaria per fatti di Mafia! Si rende conto, o glielo devo spiegare io, della gravità del fatto?  Lei è consapevole, oppure no, del suo ruolo di procuratore antimafia?

    E, il giudice di merito che ha liquidato a suo fratello un compenso vicino al milione di euro, era al corrente di quello che stava facendo? È plausibile che nessuno abbia percepito l’anomalia di un simile azzardo operativo?  È inammissibile, in nome dell’antimafia, dare licenza a ogni sorta di equivoci personaggi, materializzatisi improvvisamente dall’eterno sottobosco in agguato, di dilaniare tutto e tutti in perfetta coerenza con i sistemi del male che si pretende di combattere; attenti solamente al conseguimento di profitti che definire sporchi rappresenta il più pietoso degli eufemismi.  Per non dire – e mi ripeto - di quanto questa realtà adombri l’impegno eroico di quella magistratura - di ieri e di oggi – che generosamente ha lottato, e lotta, contro quel coacervo di mali che mostra di persistere dove non dovrebbe.                                                        

    Siamo sempre lì, signor procuratore: l’architetto è suo fratello! E, purtroppo, lei non può ignorare che non poteva esserci spazio alcuno, nel modo più categorico, per consentire una così palese situazione che di dubbi ne alimenta più del necessario.  Se c’è una tesi al riguardo, va sviscerata senza indugio alcuno. Tocca a lei farlo, interrompendo il suo eloquente silenzio sul servizio andato in onda. Ancor prima di trarre le dovute conseguenze del suo coinvolgimento – involontario per quanto possa essere stato – in tanta cupa vicenda. Intanto che l’operato di ognuno dei protagonisti verrà passato al pettine fine!      

    Mi chiedo quanto questa orribile storia possa differenziarsi da quella della sua collega Saguto, che, forte della inaspettata stampella, potrà (terribile!) opportunamente dire: “lo facevamo in tanti!”.                

    Un’ultima cosa: l’inqualificabile personaggio Collovà è uso amministrare trasferendo le liquidità delle aziende cadute sotto la sua rapacità a quelle prive di mezzi finanziari, ottenendo con questa tipologia di allegra gestione la possibilità di assegnarsi emolumenti multipli finché dura la pacchia allargata. Non facendosi scrupolo, quando non c’è più nulla da sfruttare, di consegnare all’oblio della storia aziende importanti e meritevoli di sopravvivere a patto di una gestione oculata.

    E so di cosa parlo, e anche lei dovrebbe saperlo, signor procuratore, considerato che un caso simile a quello trattato da “Le Iene” mi ha visto soccombere all’arrogante arbitrio del Collovà. Ma questa è un’altra storia che verrà dopo.                               

     P.S. Forse, è il caso che io le ricordi una sua inconciliabile dichiarazione con gli assunti di cui sopra, da lei rilasciata il 4 maggio 2016 al quotidiano “la Repubblica”,  e che qui di seguito le trascrivo: “Non ci serve l’antimafia del signor Pino Maniaci –noi facciamo antimafia ogni giorno. A noi piace l’antimafia pulita, sociale, che si occupa di contrasto a Cosa Nostra senza interessi personali”.              

     Eppure, non è passato molto tempo da tante lodevoli enunciazioni di principio. Non si impara mai … a riflettere, prima di parlare!  Soprattutto in considerazione del fatto che le vicende narrate da “Le Iene”, sono ben anteriori alla sua dichiarazione.   

    Per chi volesse vedere il servizio basta collegarsi al sito delle Iene: http://www.iene.mediaset.it/puntate/2017/04/03/pecoraro-quando-l%E2%80%99antimafia-cerca-di-fare-affari%E2%80%A6_11050.shtml                

    Gianfranco Becchina                    

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