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Partanna, storia della Chiesa di San Nicola. Un "gioiello" dimenticato che necessita di interventi

di: Matteo Rametta - del 2017-03-08

Se non fosse per i due cartelli esplicativi che ne segnalano la presenza, quel triste cubo anonimo nel centro storico di Partanna, presso la Piazza Umberto I°, sembrerebbe nient’altro che un risalente magazzino di campagna.

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  • Si tratta, in realtà, di quanto rimane della Chiesa di San Nicola da Tolentino, fondata nel 1646 per volere di Don Mario III Grifeo, quale voto per essere scampato ad una rivolta popolare.

    Una Chiesa, un tempo tanto importante per i partannesi da dar comunemente un secondo nome all’ampia piazza antistante.

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  • E’ curiosa la nonchalance con cui entrambi i cartelli ammettono che la chiesa versi “in precario stato di conservazione e priva di coperture”, “in stato di abbandono”.

    Quasi come se questa candida ammissione di colpa valesse, almeno in parte, a rendere meno riprovevole  e più accettabile lo stato di degrado.

    Ancora, nel pannello più recente si legge di un piccolo cancello che permetterebbe  “di vedere all’interno”. Tuttavia da qualche anno, un pannello di legno ostruisce del tutto la vista, come a dirci "occhio che non vede, cuore che non duole".

    Eppure la Chiesa, pur abbandonata silenziosamente a sé stessa, conserva al suo interno - come ci ricordano bene non già uno, bensì due pannelli - una pregevole testimonianza di decorazione barocca eseguita a stucco: una cornice al dipinto raffigurante San Tommaso da Villanova, in cui sono riprodotti “in originali teatrini, episodi della vita del Santo.”  

    La decorazione è un esempio della maestria di Silvestre Ratto, prolifico  scultore mazarese, attivo nella seconda metà del Seicento a Partanna e nel trapanese.  

    Abbiamo utilizzato fino ad ora il presente, forse sarebbe stato più consono il condizionale: rimane ancora qualcosa di questa opera del Ratto, definita in pannello come “singolare” e abbandonata da almeno un ventennio, all’azione continua degli agenti atmosferici?  

    Evidentemente, non è sufficiente aggiungere nuovi pannelli illustrativi, dal contenuto peraltro analogo, per  tutelare e valorizzare il patrimonio storico-artistico cittadino e neppure la schiettezza nell’ammettere questo deplorevole stato di abbandono.

    Occorrerebbe, piuttosto provvedere a coperture a protezione degli stucchi, considerata la materia assai delicata e friabile.

    La forma, cioè il pannello illustrativo (anzi i pannelli), conserva la sua importanza, quando si bada anche alla sostanza. Altrimenti  resta un inutile orpello, fine a sè stesso. 

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