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Riina: libero si, libero no? Un pò di chiarezza dopo le polemiche dei giorni scorsi

di: Dott. Francesco Marino - del 2017-06-09

Immagine articolo: Riina: libero si, libero no? Un pò di chiarezza dopo le polemiche dei giorni scorsi

Nella foto, pubblicata dal “Secolo d’Italia” l’11 giugno 2016, è riprodotta un’immagine di Totò Riina relativamente recente. Presentare ai lettori Totò Riina appare del tutto superfluo. Da alcuni giorni, in particolare sui social, si dibatte sul tema “Riina: libero si, libero no”.

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  • Ad alimentare la disputa è stata una sentenza dalla Corte di Cassazione, da poco pubblicata, poi ripresa dai media con l’aggiunta dei più variegati commenti. Senza pretesa alcuna e ricorrendo, per quanto possibile, ad espressioni compatibili ad una larga cerchia di lettori, proveremo a sintetizzare i fatti rinviando per ulteriore approfondimenti alla lettura della stessa sentenza, facilmente reperibile sul web.

    Con ordinanza del 20 maggio 2016 il Tribunale di Sorveglianza di Bologna rigettava la richiesta presentata nell'interesse di Salvatore Riina, di differimento dell'esecuzione della sua pena per gravi motivi di salute o, in subordine, di esecuzione della pena nelle forme della detenzione domiciliare.

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  • Si legge, nel successivo provvedimento della Cassazione, che il detenuto non possiede più autonome capacità motorie e la sua condizione di salute lo obbligherebbe ad usufruire di un letto speciale di cui la struttura carceraria non dispone.

    Sembra, dalla lettura dell’anzidetto atto, che lo stesso recluso sia tuttora ricoverato in una struttura ospedaliera. L’organo giudiziario di Bologna, pur considerando gravi le condizioni di salute del carcerato, si era convinto che la trattabilità delle patologie del detenuto poteva essere attuata in ambiente carcerario.

    Lo stesso Tribunale poneva in evidenza che nonostante la ristrettezza della libertà personale, a Riina gli era stata comunque concessa la possibilità del ricovero presso l'Azienda Ospedaliera dell’universitaria di Parma. Inoltre, per sostenere la decisione presa, il tribunale bilanciava le gravi condizioni di salute del detenuto con la sua enorme pericolosità sociale.

    L’organo bolognese teneva anche in considerazione il ruolo apicale ricoperto da Riina nell’organizzazione criminali e non si sentiva di escludere possibili reiterazioni di reati pur riconoscendogli le ridotte capacità fisiche.

    Avverso il provvedimento del Tribunale ha proposto ricorso per Cassazione Salvatore Riina. Egli, a mezzo del suo difensore, avrebbe denunciato violazioni di legge commesse dal Tribunale durante le rituali procedure nonché evidenziato le contraddittorietà e le manifeste illogicità contenute nella motivazione dell’ordinanza.

    In particolare nel provvedimento del Tribunale, per Riina,si rileverebbe una valutazione parziale dei profili afferenti al  suo "grave stato di infermità fisica". Il 22 marzo di quest’anno, nell’udienza della suprema Corte di Cassazione n.27766, la presidente Maria Stefania Di Tommassi ha pronunciato sentenza di accoglimento dell’istanza presentata per conto di Riina, considerando carente e per alcuni versi contraddittoria la motivazione dell’Ordinanza del Tribunale di Bologna.

    Secondo la suprema Corte, in sintesi il Tribunale non avrebbe ben considerato sia l’età avanzata del carcerato come elemento aggravante della sua condizione di salute sia i precetti in tema di detenzione imposti dalla Costituzione e dalla convenzione Europea dei diritti dell’uomo.

    Ora che succederà? La Cassazione ha intanto annullato l’ordinanza rinviandola ai giudici del Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame. In altre parole: “Vuol dire che i giudici bolognesi dovranno solo riscriverla meglio”.

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