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Poker-machines, lotto, superenalotto..quando il gioco diventa una droga

di: Desirè Giancana - del 2012-05-15

Immagine articolo: Poker-machines, lotto, superenalotto..quando il gioco diventa una droga

(ph. blog.gamblingportal.net)

Secondo il Ministero dell’Economia, da gennaio a settembre 2011, la raccolta del gioco d’azzardo, è aumentata del 25,4% (cioè 55,2 mld di euro) e nella classifica nazionale la Sicilia è ai primissimi posti con 446 milioni di euro, incassati dalla Stato. Ci sono tutti gli estremi per parlare di una vera e propria patologia sociale. Stiamo parlando del “GIOCO D’AZZARDO”.

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  • Il fenomeno,negli ultimi anni, è stato spaventosamente alimentato dalla massiccia invasione di poker-machines, lotto, superenalotto, gratta e vinci (anche on line) e da un proliferare di spot televisivi che pubblicizzano vergognosamente il “Vincere facile” (anche se col falso deterrente del “gioca il giusto”). Del gioco d’azzardo se ne parla già in testimonianze del 3.000/4.000 A.C. Il termine “azzardo”deriva dal francese “hasard”,a sua volta di origine araba “az-zahr” che significa “dadi”. Le prime lotterie risalgono invece al 1500,la roulette fu inventata dal filosofo Blaise Pascal nel XIV sec. E le slot machines nel 1895 dall’americano Charles Fay.

    La matrice comune di tutti questi giochi è la possibilità di una vincita. Ecco perché è così facile restarne ammaliati e caderne vittime. Il gioco, in questo caso, alimenta le speranze illusorie (il- ludere,entrare nel gioco).

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  • La sostanziale differenza tra l’ attività ludica e la ludopatia vera e propria consiste  nella perdita della caratteristica fondamentale del gioco, cioè il divertimento. L’aspetto ludico lascia inesorabilmente il posto all’impulso a giocare; il piacere cede sempre di più sotto il peso della necessità. La sensazione di costrizione,dunque,è l’indicatore di maggiore importanza per riconoscere il “loop disfunzionale”. Non si è più liberi di giocare,come possibilità di scelta. Il gioco diventa così una sorta di “droga invisibile”, che colpisce tutte le fasce sociali e che, elemento assai inquietante, interessa sempre più gli adolescenti.

    Il gioco d’azzardo patologico(GAP) rientra nell’area dei Disturbi del controllo degli impulsi (a base ossessiva),come risulta dall’organizzazione mondiale della Sanità. Il giocatore compulsivo è solitamente una persona narcisista, dipendente ed impulsiva,ma con una bassa stima di Sé . Purtroppo l’età media dei giocatori si è molto abbassata e il fenomeno è sempre più preoccupante.

    Il giocatore malato non può fare a meno di giocare, ma crede di poter smettere quando vuole (sentimento di onnipotenza che denega una depressione sottostante;tale depressione ricompare appena il giocatore smette di giocare). Si ha un restringimento del campo di coscienza (simile a ciò che si verifica nello stato di trance) ed una perdita dell’esame di realtà. Il gioco diviene un potente analgesico che aiuta a “riempire un vuoto interiore” (funzione protettiva del sintomo). Il suo uso/abuso esprime un bisogno (e non più un desiderio) irrefrenabile e irresistibile di ripetere l’attivazione del comportamento (craving). Proprio la reiterazione del comportamento (come rituale) lo assimila ad un disturbo da dipendenza “senza sostanze”. Si è arrivati al punto, lo dicono le cronache, che mamme hanno lasciato in macchina i bambini piccoli per andare a soddisfare i loro bisogni ludici.

    Già nel 1945 Fenichel parla di “tossicomania senza droga”. L’analogia con la tossicodipendenza da droghe risulta più che mai chiara se si pensa alle forme di assuefazione(bisogno di scommettere cifre sempre più alte) e di astinenza (ansia,tachicardia,sudorazione). Ma se pensiamo al problema del giocatore d’azzardo patologico in analogia alle tossicodipendenze appare evidente che “lo spacciatore” è proprio lo Stato. E’ lo Stato, infatti, a promuovere i giochi, a “vendere illusioni”, in un periodo in cui a causa della crisi generale tentare la fortuna sembra l’unico modo per salvarsi dalle delusioni (etimologicamente : uscire dal gioco). Ma mentre le problematiche della droga e dell’alcol sono più conosciute ed evidenti, quelle del GAP lo sono meno, sebbene la pericolosità sia elevata e le  conseguenze spesso fatali.

    Sono noti casi di suicidio, molte famiglie vengono assorbite e rovinate dai debiti lasciati da queste persone che spesso, per vergogna, non riescono neppure a parlarne e,quindi, a fare una richiesta d’aiuto concreta. La sofferenza taciuta permette a questo triste fenomeno di rimanere culturalmente sommerso. Eppure è innegabile che la responsabilità di tali problematiche è tutto sociale e ricade nel sociale. Bisogna aumentare il livello di consapevolezza della malattia,da parte di chi ne soffre, di chi gli stà accanto e dell’intera società. Bisogna parlarne,affinché il giocatore “ ammalato”, venga conosciuto e ri-conosciuto dalla società e curato nei centri di ascolto alla presenza di una equipe di esperti, sempre che lui lo desideri.

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