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Ricordi di un cronista: "Ricordando il Dott. Paola. Esempio di vita e professionalità"

di: Pietro Errante - del 2016-08-30

Immagine articolo: Ricordi di un cronista: "Ricordando il Dott. Paola. Esempio di vita e professionalità"

Cominciai ad avvertire i primi dolori verso i 25 anni: ora ne ho 65 dunque da quaranta anni combatto contro una malattia chiamata spondilite anchilosante. Non si muore ma si soffre. Le prime avvisaglie, acuto dolore diffuso dalla schiena fino al tallone sinistro con relativa evidente zoppia, mi indussero a consultare quello che era considerato il miglior medico internista della città: il dottor Lillo Paola.

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  • Il suo “studio” che era anche la sua abitazione si trovava in via Milazzo: da un vecchio portone di ingresso si scendeva in un cortile fino alla vetrata che immetteva nella camera d’attesa. I pazienti, sempre moltissimi, alcuni erano seduti, altri in piedi aspettando con pazienza il proprio turno.

    Nella sala d’attesa c’erano anziani, donne, uomini ma anche bambini, insomma un’umanità variegata di entrambi i sessi e di tutte le età. Ogni visita durava mediamente una quindicina di minuti, chi usciva sembrava visibilmente rinfrancato rispetto alla perplessità dell’ingresso.                

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  • Arrivò il mio turno. Entrai. Il dottor Paola mi accolse col suo solito sorriso:Assettati “ e mi indicò una sedia posta al centro della stanza. “Chi ti senti, chi bo di mia?”

    Da alcuni giorni avverto una fitta lungo la gamba sinistra e nelle spalle lungo la colonna vertebrale”. Mi fece togliere maglietta e pantaloni, mi auscultò, mi palpeggiò, mi rivoltò letteralmente come un calzino. Poi sentenziò:Niente di grave solo un po' di artrosi in fase evolutiva”. “Cosa posso fare dottore?Gli chiesi un po' preoccupato. 

    Miraculi un ni pozzu fari, ora ti scrivu na scatula di pinnuli, ti n’ha pigghiari una dopo mangiatu. Viri chi un sunnu feddi di carni. Setti jorna di cura, una al giorno dopo pranzo e poi eventualmente  al bisogno”.                  

    La visita era stata accurata e minuziosa, trascorsi oltre venti minuti. “Dottore quanto le debbo?”  “Dimmi na cosa. Quanti anni hai? Lavori? “

    Purtroppo sono ancora in cerca di una prima occupazione. Mi sono appena laureato ed ho concluso il servizio militare proprio in questi giorni”. “E allura ni viremu quannu ti metti a travagghiari, pi ora tinni po iri”.

    “Dottore non so come ringraziarla, ma ho qui i soldi che mi hanno dato i miei genitori”.

    Riportateli a casa e salutami to patri e to matri, e ora vattini chi haiu la casa china”. Per la cronaca le pillole del dottor Paola fecero il ”miracolo” di farmi star bene per un certo periodo anche se poi col passare degli anni tutti i nodi vennero al pettine e la sospetta artrosi divenne una brutta spondilite anchilosante per la quale occorsero ben altri specialisti e cure appropriate.

    Il ricordo di quella visita dal dott. Paola resta tuttavia scolpito nella mia memoria nutrendo in me l’affetto e la stima per un grande professionista nel cui studio di via Milazzo passò quasi tutta la popolazione di Castelvetrano. 

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