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Emergenza rifiuti in Sicilia. Un passo indietro alla scoperta di inefficienze e politica. A pagare sempre i cittadini

del 2017-12-04

Immagine articolo: Emergenza rifiuti in Sicilia. Un passo indietro alla scoperta di inefficienze e politica. A pagare sempre i cittadini

Metri di monnezza ai bordi delle nostre strade in prossimità dei cassonetti, sacchetti aperti e rifiuti dispersi in mezzo all’asfalto a causa del vento o di qualche bestiolina, vere e proprie discariche a cielo aperto: questo è lo scenario che appare ai nostri occhi dopo il divieto di conferire rifiuti diramato dal Commissario Caccamo, vista l’emergenza rifiuti in atto.

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  • Ieri sera anche l’amministrazione del comune di Partanna ha diramato un avviso in merito alla mancata raccolta dell’indifferenziato per la chiusura della discarica di Trapani. Il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi parla di più di 400 tonnellate di rifiuti per le strade. Molti siciliani si stanno chiedendo se a breve diventeremo la Campania di qualche anno fa, mentre si accendono gli animi sulle condizioni igienico sanitarie e le ripercussioni che ne derivano.

    Ma, facciamo un passo indietro: cosa ha causato l’emergenza?

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  • L’emergenza rifiuti al momento è dovuta alla saturazione delle discariche in cui venivano conferiti i nostri rifiuti, però la problematica è tutta siciliana. Infatti, il neo governo regionale si è trovato a far i conti come primo compito con tale emergenza, ricevendo da Roma l’ennesima proroga a conferire in discarica, per soli altri 3 mesi: questione annosa rimandata a febbraio. Il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti ha autorizzato la regione a firmare una nuova ordinanza per gestire l'emergenza rifiuti andando in deroga "ai limiti ambientali e alle potenzialità degli impianti".

    Inoltre, sembrerebbe che sia stato imposto l’obbligo di portare i rifiuti fuori dalla regione. Proposta che è stata male accolta dagli ambientalisti. In particolare, il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, la definisce una soluzione transitoria: “L’unica soluzione resta la raccolta differenziata, senza di essa tutto il resto è solo chiacchiera. Questo avrebbe l’immediato risultato di portare meno rifiuti in discarica. E non solo, occorre puntare soprattutto sull’organico che rappresenta oltre il 50 per cento dei rifiuti che produciamo.” Organico, da cui si potrebbero ricavare con impianti di digestione anaerobica gas metano e compost da utilizzare come fertilizzante, come avviene in altre regioni d’Italia. In Sicilia mancano le infrastrutture per il riciclo e i termovalorizzatori al di la della vocazione ambientale (o ambientalista) o meno di essi.

    Per capire il sistema rifiuti siciliano occorre fare un ulteriore passo indietro.

    Avviata la raccolta differenziata porta a porta, successivamente non è stata istituita una vera e propria filiera, e pertanto si è continuato a conferire in discarica, vista la carenza di impianti industriali di riciclo e riuso. Secondo i dati statistici del 2015 dell’Ispra e altri organismi del settore, per esempio, i 22 impianti adibiti alla carta, ogni anno raccolgono solo 10% del quantitativo potenziale che potrebbero trattare. Le discariche sono quasi interamente in mano ai privati, e la politica non ha condotto la questione rifiuti in modo competente per anni: oggi ci viene presentato il conto.

    Diverse sono state le indagini condotte su affidamenti diretti, infiltrazioni e pressioni per gli appalti riguardanti questo grande business, che è divenuto un bluff per i cittadini ‘virtuosi’, che si attengono scrupolosamente alla differenziata dentro le mura casalinghe. I rifiuti differenziati finiscono spessissimo ammassati indistintamente nella stessa discarica, mentre le tasse comunali sono sempre più salate.

    Non solo, secondo la commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che lo scorso anno ha messo in evidenza inefficienze dei governi Cuffaro, Lombardo e Crocetta, la Sicilia rischia di diventare la nuova terra dei fuochi a causa di “scelte scellerate”.

    Nel 2002 per esempio, il governo Cuffaro avviava gli Ato: 27 in Sicilia a fronte di un numero massimo di 5 per regione nel resto d’Italia, con un accumulo di debiti enorme per i comuni. E così via, passando dalle gare per gli inceneritori ai termovalorizzatori del governo Lombardo, al passaggio alle srr, e la liquidazione degli Ato sotto Crocetta.

    Il quadro finale, così definitosi, è poco valido sotto il profilo ambientale, senza tener conto che si è cagionato un ingente danno a queste e alle prossime generazioni, oltre che a questa povera terra.

    Ardua la prima sfida del governatore Musumeci, che come presidente di tutti i siciliani, dovrà far di tutto affinché questa terrà diventi davvero “bellissima”, come da suo slogan elettorale.

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