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Far parte dell'Ue? Ecco i vantaggi da conoscere per aspirare alla nascita di uno spirito europeista

di: Salvatore Pernice - del 2019-05-16

Immagine articolo: Far parte dell'Ue? Ecco i vantaggi da conoscere per aspirare alla nascita di uno spirito europeista

Ce lo chiede l'Ue? Grazie!  Sempre più spesso, in virtù della recente ascesa dei nuovi movimenti dagli spiriti sovranisti, si è fatta largo la narrazione secondo la quale le origini dell'esistenza di numerose problematiche strutturali ed inefficienze nel nostro Paese, soprattutto a livello economico-sociale, sono da attribuire al fatto che l'Italia sia uno dei 28 Stati membri dell'Ue.

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  • La soluzione, a loro detta, sarebbe quella di smettere di farne parte, questo dovrebbe, magicamente, risolvere tutte le criticità sollevate.

    In questo approfondimento cercherò di spiegare quali menzogne, fake news, omissioni e demagogie si celano spesso dietro queste affermazioni, prive di fondamento alcuno, che hanno come unico scopo quello di trarre consensi in modo facile, approfittando dell'ingenuità e dello scarso livello di istruzione specifica popolare, senza curarsi delle conseguenze, dei rischi e delle responsabilità che queste producono.

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  • Rilanciare la competenza per sviluppare una barriera contro la propaganda e la disinformazione è, dunque, essenziale al fine di avere maggiore contezza sulla rappresentazione chiara della realtà fattuale, spesso, fin troppo filtrata da interessi privatistici di tornaconto. 

    Senza inutili giri di parole, occorre capire che fare parte dell'Ue ha portato, per il nostro Paese in particolare, innumerevoli benefici al netto dei "costi" sopportati. Abbiamo un enorme bisogno di farne parte e dobbiamo stare molto attenti nel rimettere in discussione la sua importanza strategica e la sua ragione di esistenza perché, specie in questo delicato momento storico, potrebbe costarci caro sotto molteplici aspetti. 

    Provate anche solo ad immaginare cosa potrebbe accadere al nostro Paese nel momento in cui venisse annunciata un'ipotetica uscita.

    L'Italia non avrebbe più un peso così rilevante nel giuoco geo-politico, rivestirebbe un solo ruolo passivo e marginale e saremmo condannati a subire le decisioni altrui senza, verosimilmente, potervi partecipare.

    Ci sarebbe, poi, l'immediata erosione del potere contrattuale e negoziale tra gli accordi commerciali internazionali, danneggiando così capacità del Paese di stipulare accordi vantaggiosi e, considerata l'insufficienza strutturale di produzione nazionale su molteplici settori, da quello energetico a quello alimentare, da quello chimico e farmaceutico a quello industriale, questo è chiaramente un grosso problema.

    Ci sarebbe un aggravamento del rischio di fallimento, senza avere la possibilità di ripartire tale rischio su una organizzazione di Stati che collaborano al fine di garantire la stabilità economico-finanziaria comune. Inoltre, si rischierebbe di perdere la moneta unica, lo scudo monetario che garantisce la stabilità dei prezzi e che ci protegge dalla spirale inflazionistica, una paura che terrorizza chi l'ha vissuta a suo tempo, che rende ulteriormente più complicato ripagare l'elevato debito pubblico, a fronte di una svalutazione monetaria, detenuto per oltre il 30% del totale in valuta estera. 

    Si crea, dunque, in un pericoloso paradosso: partendo da un ideale indipendentista mosso dal desiderio di acquistare sovranità attraverso la separazione dall'Ue, si ottiene come risultato, invece, quello di perderla, accettando la possibilità di compromettere il presente ed il futuro degli stessi cittadini, esponendo il paese ad una serie di rischi di natura particolarmente complessa. 

    Occorre, tuttavia, avere contezza di quale sia il prezzo da pagare per essere parte di questa grande famiglia europea e per aver accesso alla serie di vantaggi di cui godiamo, che altrimenti ci sarebbero preclusi. 

    Partiamo dai principali vantaggi:

    - Garantisce pace e sicurezza, il più grande traguardo raggiunto. Mai nella storia dell'Europa vi era stato un periodo così lungo di pace, che dura ormai da più di 70 anni. Chi oggi parla contro l'Ue, spesso, dimentica che strizzare l'occhio al nazionalismo, in passato, è stata la causa delle due guerre più devastanti e disastrose della storia. 

    - Grazie all'Ue sono stati introdotti i marchi di protezione agroalimentare (DOP, IGP, STG), che hanno lo scopo di identificare e proteggere i prodotti tipici e tradizionali provenienti dai territori all'interno dei suoi confini, di tutelare le eccellenze dalla contraffazione, di aumentare la tracciabilità e di garantire gli standard di sanità, igiene, produzione e conservazione dei prodotti immessi nel mercato. 

    - Aumenta l'influenza politica dei singoli Stati. Che, da soli, non avrebbero la possibilità di competere con le superpotenze, quali ad esempio USA, Russia e Cina. Spesso, queste, hanno tentato di indebolire i rapporti e la coesione tra i singoli Stati membri per ovvie ragioni strategiche.

    - L'Ue promuove la crescita economica, gli scambi commerciali equi, l'occupazione e la prosperità attraverso il libero mercato, gli incentivi, le regole europee. I 28 Stati membri, assieme, formano la seconda potenza economica mondiale, divenendo meta ambita di importanti aziende e di grosse multinazionali.

    - L'Ue promuove l'istruzione, la ricerca, l'integrazione e lo scambio culturale. Attraverso il progetto ERASMUS, grazie al quale i giovani possono studiare e formarsi liberamente in tutto il territorio europeo, al servizio di volontariato europeo (il Corpo europeo di solidarietà), ai fondi destinati alla ricerca, al cloud europeo per la scienza. Preserva, inoltre, la diversità culturale e designa le capitali europee della cultura.

    - L'Ue garantisce la concorrenza e controlla le grandi imprese attraverso la vigilanza, che opera attraverso provvedimenti e grosse sanzioni in caso di violazione degli accordi. Sono vietati i cartelli commerciali e la vigilanza bancaria è garantita da organizzazioni indipendenti.

    - L'Ue si impegna per un ambiente più pulito, garantisce la qualità dell'acqua potabile e delle acque di balneazione, assicura la qualità dell'aria ed è leader mondiale nell'azione per il clima, promuove il riciclo dei rifiuti, in particolare quello relativo alle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

    - È garantita la libera circolazione dei cittadini, delle merci, dei capitali e dei servizi all'interno dei confini europei.

    - Vengono riconosciuti una serie di diritti fondamentali, attraverso l'emanazione di principi che tutelano i diritti e gli interessi umani. Viene, inoltre, istituita la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU), impugnabile anche direttamente dai singoli cittadini degli stati membri.

    - Introdotte delle misure di protezione dei consumatori introducendo normative specifiche, che mirano a tutelare la salute, la sicurezza, gli interessi economici e giuridici dei consumatori europei, ovunque essi vivano, si rechino o facciano acquisti nell'Ue. Garantisce i diritti di chi viaggia in treno ed in aereo, degli acquisti online, nelle vendite porta a porta, degli acquirenti in caso di prodotti difettosi, dei risparmiatori. - Introdotte delle misure in materia di protezione dei dati personali (GDPR) e il rispetto della vita privata (diritto alla privacy), riconoscendoli come diritti fondamentali importanti.

    - L'Ue garantisce la sicurezza interna, combatte il terrorismo, la criminalità organizzata e protegge donne e bambini dalla tratta e dagli abusi.

    - Gli Stati membri mantengono la loro indipendenza nazionale nonostante si cedano gli strumenti di politica monetaria, se facenti parte dell'Unione Monetaria Europea, che diventa competenza della BCE. Ma le politiche fiscali rimangono di competenza nazionale. 

    I principali costi sopportati sono, invece, i seguenti: - L'Italia è l'ottavo contributore netto dell'Ue, cioè versa più di quanto ha ricevuto in termini finanziari, per circa 4,5 miliardi, cioè lo 0,27% del Pil calcolato in un anno, questi sono i valori calcolati nel periodo 2014-2017. Mentre, gli altri principali paesi contributori netti sono la Germania (0,51%), la Francia (0,33%), il Regno Unito (0,39%).

    - È motivo di creazione di ulteriore burocrazia, derivante dai trattati internazionali che i singoli stati membri hanno l'obbligo di rispettare.

    - I paesi europei sono tra i paesi più tassati che altrove, questo è dovuto principalmente dalle inefficienze nazionali ed è necessario al mantenimento del welfare. Uniformare il fisco rimane un obiettivo europeo non ancora raggiunto.

    - C'è molto distacco da parte dei cittadini nel riconoscersi con i leader europei, nonostante la modifica delle istituzioni attraverso il trattato di Lisbona.

    - Sono ancora forti gli egoismi nazionali che minano alla coesione ed integrazione tra tutti gli stati europei, nonostante il progetto europeo si sviluppa proprio sulla base di una crescita comune e più equa.  A questo punto risulta più chiaro cosa "ci chiede l'Ue".

    Ci chiede di raggiungere determinati obiettivi senza indebitarci eccessivamente, ma non come raggiungerli! La libertà di scelta delle politiche è, infatti, rimandata alla competenza degli Stati nazionali. Ci chiede una sanità funzionante, una giustizia rapida ed efficiente, un'istruzione solida, un sistema energetico autosufficiente, una qualità dell'ambiente e della vita migliore, delle regole per il rispetto dei diritti umani, un'economia sostenibile, un debito sopportabile e molto altro.

    Ci chiediamo come è possibile che tali obiettivi abbiano origine europea ancor prima di essere prerogativa ed esigenza di una nazione seria e responsabile, che guarda al futuro in modo sostenibile.  Necessita sicuramente una maggiore cooperazione ed integrazione tra gli Stati membri, ma è impossibile fare passi avanti se prevalgono quelle forze politiche e le ideologie che non vogliono lo sviluppo della stessa Ue. È fondamentale, dunque, uno sforzo comune, mirato ad aumentare (non ridurre!) le materie di competenza Europea, al fine di ridurre gli egoismi nazionali che producono inefficienze e tensioni sotto il profilo della collaborazione tra gli Stati membri.

    È, inoltre, necessaria una maggiore partecipazione e frequenza dei rappresentanti Italiani presso gli organi di decisione Europea al fine di strappare accordi più vantaggiosi per il nostro Paese, spesso invece assenti e disinteressati, ma abili e specializzati nella capacità di usare l'Ue come capro espiatorio, per coprire le proprie irresponsabilità, alimentando, tragicamente, il distacco e l'ostilità dell'opinione pubblica nei confronti dell'ambizioso progetto Europeo.

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