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L'Ass. Samonà: "A Siracusa il Parco Archeologico più grande d'Europa". Ma è davvero così? Intervista al Prof. Bonanno

del 2020-06-03

Nei giorni scorsi un video pubblicato dall’Assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Alberto Samonà ha suscitato numerose commenti  e repliche da cittadini e anche da parte di guide turistiche sotto la pagina Facebook dello stesso Assessore. Quest’ultimo avea, infatti, dichiarato come "il Parco archeologico della Neapolis sia il più grande d’Europa”. 

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  • Poco dopo la condivisione del video su Facebook non pochi hanno commentato che sia Selinunte il parco archeologico più grande d’Europa.

    Lo stesso Assessore, ai vari commenti giunti sotto il post, ha replicato via social precisando che: “premesso che il sito di Selinunte è stupendo, il più grande sommando tutte le superfici è Siracusa, perchè oltre alla Neapolis con il Teatro greco e l'orecchio di Dionisio, l'anfiteatro romano e le latomie, il parco comprende anche Eloro, Pantalica, Villa del Tellaro e Thapsos”.

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  • Della questione ne abbiamo parlato con il Prof. Giuseppe Libero Bonanno al quale abbiamo chiesto maggiori chiarimenti per capire chi abbia ragione.

    Prof., davvero Siracusa è il più grande Parco archeologico di Sicilia o il primato spetta a Selinunte?

    "Ho letto qualcosa sulla querelle su Selinunte o Siracusa quale Parco archeologico più grande d'Europa. Premetto che, secondo me, non hanno ragione né i miei concittadini né l'Assessore regionale, che, come è stato scritto, non tiene conto delle differenze giuridiche fra Parco, Area, etc., ma neanche della contiguità territoriale e culturale (col suo criterio, da noi, potremmo sommare insieme Selinunte, Segesta e Mozia). 

    Siracusa, che ha altri primati, bellissima e importantissima, nel passato e nel presente, non è, dunque, il più grande Parco archeologico di Sicilia, ma non lo è neanche Selinunte. L’attuale Parco archeologico ha 270 ettari, ma anche aggiungendo le Cave di Cusa, le zone ancora da espropriare e - ad abundantiam  - la Vasca selinuntina e il Castello della Pietra, arriveremo forse a 500.  Orbene, da quando il Parco di Agrigento (al quale si è dato l’appellativo nobile di Valle dei Templi) ha definito, giuridicamente e territorialmente, i suoi confini, ha un totale di 1300 ettari, che ne fanno sicuramente il Parco archeologico più grande d’Europa e probabilmente del mondo"

    Quindi secondo posto per Selinunte?

    "Esatto. Può dispiacere da un punto di vista affettivo, come può dispiacere dire che il Tempio di Zeus di Agrigento fosse, sia pure di pochissimi metri, più grande dell’omologo Tempio G di Selinunte, ma non è vantandoci di veri o presunti primati che risolviamo alcunché".

    Anche se fosse realmente Selinunte il Parco archeologico più grande d’Europa, cosa ne avremmo in più?

    "Agrigento, unico parco in Sicilia, ha avuto, sin dal 2000, con la legge regionale 20, piena autonomia e un Consiglio del Parco; poi cospicui finanziamenti e l’inserimento nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, la possibilità di scavare e di lasciare visitabile ciò che si trova e, a volte, anche di fare interventi di restauro, hanno fatto la differenza.

    La stessa legge sopra citata istituiva negli altri Parchi dei Comitati tecnico-scientifici, con la presenza dei Sindaci e di esperti, che l’attuale governo non ha mai rinnovato. A Selinunte, quanto dicevamo sopra per Agrigento non è permesso".

    Possiamo chiederci il perché?

    "Selinunte ha comunque grandissime potenzialità. Ricordiamoci della vicenda della ipotetica “ricostruzione” del tempio G. Quanti inutili discorsi filosofici dall’esterno e anche dall’interno del nostro comune, anche da parte di chi non sapeva di cosa si trattasse: in questo caso non della ricostruzione del tempio, ma dell’eventuale rialzamento di alcune colonne delle fronti meridionale e occidentale si trattava.

    Ricordiamoci della ricopertura totale della zona industriale o artigianale che dir si voglia, impedendone la visione ai turisti, invece di creare apposite coperture. 

    Ricordiamo che la stessa acropoli di Selinunte sarebbe ancora in buona parte da scavare. Sarebbero venute migliaia di persone in più; allora si è voluto bloccare, impedire.

    La Regione Siciliana, invece di aumentare i flussi turistici, preferisce indirizzare quelli esistenti verso poche mete privilegiate. Ricordiamoci che Malta ha un decimo della superficie e delle bellezze della Sicilia, ma ha – in maniera inversamente proporzionale – il numero di presenze turistiche siciliane moltiplicato per dieci. Riflettiamoci".

    Aldilà dei primi posti in classifica ritiene che ci siano altre priorità per Selinunte e Castelvetrano?

    "Mi piacerebbe che a Castelvetrano ci si interessasse, allora, piuttosto della valorizzazione della Vasca selinuntina, che rischia il crollo, dell'inserimento di Selinunte nel patrimonio UNESCO dell'Umanità, della ricostituzione del Comitato tecnico-scientifico del Parco, della collaborazione fra Comune e Parco a fini culturali e turistici (creando un evento annuale di rilievo, come a Siracusa e a Segesta), del definitivo esproprio dei terreni a nord del Parco (pratica in corso da 25 anni), dell’acquisizione dei locali dell’ex CAM di Triscina, della valorizzazione del Museo comunale, con eventi e mostre, dell’approvazione all’ARS della denominazione Castelvetrano Selinunte (fatta per Calatafimi Segesta, ma non per noi), etc., tutti argomenti che pare non interessino nessuno.

    Il problema non è il primato di grandezza; è la valorizzazione di quanto si ha, che è comunque molto, moltissimo. La Regione non è interessata (e altro non aggiungo per evitare inutili polemiche); allora devono essere la popolazione e la classe politica locale ad intervenire. 

    A Castelvetrano, l’Ospedale è in via di grande ridimensionamento in peius, abbiamo perduto la sezione staccata del Tribunale, la stazione ferroviaria è ridotta al minimo, se si parla del ripristino o del rifacimento o del treno gommato per Agrigento, invece di valutare il ritorno economico positivo, ci si perde in disgustosi ragionamenti. Lo stesso vale per i problemi culturali e turistici. Insomma, siamo tutti filosofi, ma poco pratici".

    Vuole lanciare un appello?

    "Si. Mi appello all’attuale Amministrazione affinché, fruendo anche della collaborazione delle associazioni culturali locali, e dei deputati all’ARS, voglia provare a cambiare la situazione. Ancora una volta ripeto: lo sviluppo culturale produce sviluppo turistico e quindi economico".

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