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Il sito archeologico di Roccazzo. Alla scoperta di una meraviglia a cielo aperto

di: Salvatore Di Chiara - del 2021-10-07

Immagine articolo: Il sito archeologico di Roccazzo. Alla scoperta di una meraviglia a cielo aperto

L'affermazione archeologica siciliana pone l'accento sulla moltitudine di siti presenti nel nostro territorio. Lo studio approfondito e la conoscenza dei luoghi, riescono a divulgare un pensiero concorde ed evidente a tutti: Castelvetrano ed i suoi dintorni deliziano continuamente di nuove attrazioni, spesso abbandonate ed inaccessibili.

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  • Lungo il percorso di Delia e proseguendo verso Berlingeri ed il nido delle cicogne (menzionato in un precedente articolo pubblicato dalla nostra redazione), si percorre una strada storica che permette di osservare le distese coltivate e raggiungere il sito archeologico di Roccazzo (raggiungibile anche da altre strade).

    Su un pianoro che assume leggere forme collinari (altezza massima pari a mt.150), è presente uno scenario ambientale di gran partecipazione visiva. Ad est lambisce la valle del Mazaro, fronteggiando l'antistante altopiano della Meta e creando una gola tra i due rilievi in cui trova spazio l'attuale strada che collega Mazara con Salemi e ricalca uno dei percorsi più antichi di collegamento tra il mare e l'entroterra.

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  • Un'estesa e vasta porzione territoriale (di 20 ettari circa), riscuote nell'attento osservatore un passaggio a ritroso e si ritrova catapultato in un periodo molto lontano. I primi scavi furono effettuati nel lontano 1985 e da quel momento, una serie di spedizioni archeologiche portarono alla luce dei rinvenimenti importanti.

    Grazie ai lavori diretti da Sebastiano Tusa nel 2008, si diede forma all'intero sito. Dalla presenza dell'uomo sin dal periodo del rame (eneolitico III millennio a.C.) fino al ritrovamento di alcune ceramiche e corredo funebre risalenti al periodo neolitico e dell'età del bronzo. Mentre nella parte più occidentale si trova un complesso edificio greco, probabilmente datato alla prima fase di colonizzazione del territorio di Selinunte.

    La bellezza della zona evidenzia la presenza di 47 tombe ( numerate) a grotticella e pozzetto utilizzate per la singola sepoltura supina o rannicchiata, tranne la numero 29 che, nella sua grandezza e totale differenza accoglieva ben 14 corpi. Una caratteristica interessante e dai contorni strutturali definiti ed ampiamente sublimi, è rappresentato da alcune tombe scavate e prodotte su un sopralzo di roccia calcarea detta “ Magaggiara”, ricca di vegetazione spontanea a giunco e palma nana.

    Oltre alle tombe, sono presenti anche quattro capanne rettangolari a forma di barca (7x16) orientate verso il mare. Probabilmente erano costruite in legno, con una palizzata continua piantata saldamente in una trincea  scavata nella roccia e dotate di siloi e conchette di contenimento o funzionali alle principali attività degli abitanti.

    La totale mancanza di ravvedimenti ed interventi degli organi competenti, ha reso questo luogo “ quasi” introvabile e lontano da qualsiasi visita. Attualmente, il forte desiderio personale induce il curioso a voler scandire il primo passo e provare a riscoprire un ambiente dalle indubbie bellezze archeologiche e naturali. La mancanza di segnaletica, indicazioni e progettualità, potrebbe deludere ed allontanare ogni tipo di visitatore.

    Questi luoghi rappresentano quell' invidiabile e potenziale vittoria per una provincia distaccata dal resto della regione ed allo stesso tempo, una “presunta” sconfitta delle istituzioni, in grado di non sostenere l'enorme peso storico-culturale presente. 

    La redazione di Castelvetranonews è portavoce continua e determinata di un lungo percorso, affinché ci siano le condizioni normali per procedere ad un sostanziale cambiamento. Inoltre, non manchino la cura e salvaguardia del patrimonio archeologico.

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