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La tangenziale a Castelvetrano. La visione del futuro di Nino Ferracane e quel progetto mai realizzato

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-01-12

Tra i maggiori problemi presenti all'interno delle città, senza ombra di dubbio uno dei principali rimane il traffico. Oggetto di discussione e spesso disorganizzazione, anche la nostra città ha dovuto fare i conti con l'assenza di alternative.

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  • Durante l'amministrazione Lo Sciuto (1983-87) a Castelvetrano era in atto un percorso di crescita edilizia e l'espansione del centro abitato aveva raggiunto anche le zone periferiche. L'ultimo quarantennio aveva messo in risalto l'inesperienza e impreparazione del nostro paese di fronte alla crescita urbanistica.

    Sorsero i primi dubbi sull'efficienza della rete stradale, passando dall'importanza strategica della rete interna sino alle possibili “collocazioni” esterne da prendere in considerazione, evitando che il traffico andasse in tilt e la città cadesse sotto i colpi dello sviluppo.

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  • Purtroppo, le difficoltà di viabilità nascevano dalla mancanza di coesione tra gli enti pubblici preposti e Castelvetrano pagava dazio di fronte al cambiamento. Le uniche vie di penetrazione verso il nostro comune erano costituite dalle SS. 115 e 119 e si dimostravano insufficienti per il deflusso automobilistico. Oltre al lento scorrimento interno, anche quello esterno evidenziava notevoli dubbi.

    L'unica soluzione possibile era dettata dalla costruzione di una tangenziale che riuscisse ad agganciare i due poli estremi (nord e sud), divincolandosi dal centro abitato.

    Oggi, sentiamo parlare di “grandi strade” solamente nei grossi centri urbani e quella bozza di progetto poteva apportare alcune migliorie economiche e strutturali.

    L'esperto Nino Ferracane iniziò uno studio abbastanza approfondito delle mancanze e tra le alternative possibili progettò un'opera interessante e valida. La strada doveva articolarsi alla perfezione nei punti strategici e partendo dalla via Campobello (SS. 115 all'altezza del km 71) raggiungeva la SS. 119 (all'altezza del km 56) distribuendosi in questo modo: superare con un cavalcavia la strada ferrata Castelvetrano - Palermo, lasciando invariati i collegamenti con le vie interne (Giallonghi, Pace, Paceco, Trinità , Fontanelle e Bruca).

    Un raddoppio era previsto alla via nr. 12 di servizio del mercato ortofrutticolo  (oggi via Sapegno) che in quel periodo era di notevole intralcio alle operazioni lavorative e un altro eventuale cavalcavia sulla via Tagliata in modo che, non incrociasse il passaggio a livello ricadente sulla strada per Palermo.

    Il disegno presentato dallo stesso Ferracane mostrava ampiamente una “veduta” futuristica, contrassegnata dalle esigenze di rinnovamento. Il sostegno era dettato dagli impedimenti  per non rimanere incanalati nei dettami tradizionali e scanditi dall'assenza di idee.

    Una città che poteva cambiare gerarchia infrastrutturale, lasciandosi alle spalle un cinquantennio abbastanza rigido e complicato sotto quest'aspetto. Rimase un sogno irrealizzato e mai sostenuto ampiamente dalla politica locale.

    Ad essa, posso aggiungere una considerazione prettamente personale e di natura ambientale. La variante poteva rappresentare la conoscenza di alcune zone nascoste e tenute segrete nel tempo, lontane dal quotidiano passaggio dell'essere umano.

    Oggi rimane impresso il lavoro programmatico e idealistico di Nino Ferracane, avendo provato a contribuire con ferme volontà allo stravolgimento parziale dell'intero tessuto sociale castelvetranese. 

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