Nel ricordo di Giuseppe Monti detto "Zupè", radiologo con la passione per l'arte famoso anche fuori dalla Sicilia
del 2022-02-02
Un uomo dalla doppia identità. Di giorno, la sua vita era concentrata nella professione di radiologo tra lastre e lettura di responsi. La sera e nel tempo libero, un percorso concentrato nei pennelli, acquerelli, misure, sculture e letture. Un personaggio colto, fine e dai modi lineari. Un campobellese che dedicò l'intera vita alla nostra città. Il suo nome era Giuseppe Monti.
Una passione manifestata sin dalla giovinezza e portata avanti con interesse e notevoli capacità. Una forza motrice in grado di svariare in più campi e dedicarsi a molte attività senza paura di sbagliare.
L'arte rappresentava un'emozione di pura libertà e durante il componimento poetico posto a commento di una sua scultura - Ubi tu Calus ego Caia ( dove tu Gaio io Gaia ). – Frase che faceva parte del cerimoniale del matrimonio romano, esternò un pensiero abbastanza eloquente, evidenziando in poche parole la sua forte personalità. “ ...Ti guiderò oltre lo spazio e il tempo/ Verso l'essenza dell'essere / Dove sensi e anima si fondono".
Cos'hanno in comune Giuseppe Monti e Canzio Zupè? In alcune riviste pubblicate nel lontano 1974, uscì alla ribalta lo pseudonimo di Zupè e alcuni attenti lettori e critici d'arte iniziarono a seguire i lavori svolti da questo insaziabile scultore.
Le sue opere fecero il giro della nostra regione ricevendo attestati di grande stima. Figure longilinee, verticali, che slanciavano verso il cielo le loro cuspidi, quello stile secco sintetico essenziale, quella luce frammentale non potevano che appartenere a Giuseppe Monti.
Opere interessanti come il busto bronzeo dedicato all'ex politico Nunzio Nasi, collocata e inaugurata nella via Garibaldi a Trapani nel lontano 1979 davanti a una gran folla. I suoi capolavori erano disegnati e prodotti nel “ retrobottega” di radiologo, sfilando il camice e svestendosi della sua carica lavorativa per cimentarsi nella pura e volontaria ricerca del silenzio. La sua ispirazione verso l'amore nel senso compiuto dettava con fermezza la linea da seguire.
Usava dei colori forti come il rosso -sangue che sembrava volesse divorare e distruggere, sfumando nel racconto cromatico. Una sensualità soffusa che aggiungeva lirismo all'assunto primigenio dell'autore, esprimendo la vampa d'amore che Monti uomo si portava dentro. Per gli uomini, le cose e il Creato. Nei suoi dipinti colorati e pieni di vita la presenza di fiori, animali, coppie , paesaggi e figure lasciavano intuire a un senso d'appartenenza alla vita terrena.
Rappresentazioni di anime pie, buone, sensibili e allo stesso tempo, quella determinazione di vivere la quotidianità con abnegazione senza lasciarsi andare a lamentele e infelicità. Un connubio con la pittura iniziato negli anni Cinquanta e proseguito nel 1969 con la scultura, imponendo con freddezza e determinazione l'istinto artistico. Un periodo florido che diede la spinta all'artista di fondare il circolo “ Pirandello” ed essere insignito come primo presidente.
Come descritto in precedenza con Giovanni Asaro e altri personaggi importanti colpiti da vicissitudini drammatiche, anche Giuseppe Monti cadde sotto i colpi della sofferenza personale. In lui si spalancò il senso della colpa e il distacco dalla vita. Gli ultimi capolavori vennero eseguiti con estrema lentezza e durante un colloquio con Ferruccio Centonze espresse il suo malumore.
“Preparo i pennelli, la tela e i colori. Appena inizio ad abbozzare la figura, questa si ribella, scappando dai canoni imposti. Come se, una volta ricevuto l'afflato vitale dell'arte, i personaggi diventassero autonomi e tentassero di rompere ogni barriera , ogni confine predeterminato”.
Il pittore aveva smarrito il senso delle misure, la concentrazione e perso quella lucidità che l'aveva contraddistinto nel tempo, non riuscendo a realizzare le sue opere con quella libertà espressiva che l'avevano accompagnato nei suoi anni migliori.
I fantasmi per la vicenda accaduta lo tormentavano, togliendogli respiro, certezze e così subentrò in Monti una fase di cambiamento e rinnovamento: il lavoro e la produzione di opere in creta. Poteva giocare con l'allungamento delle forme, lavorando con disinvoltura e liberando quei personaggi che lo tormentavano. I volumi perdevano rigidità e si alleggerivano le forme.
Così si riscattò creando tre capolavori come “L'Attesa”, “La Bagnanate” e “Amanti”. Finalmente si riaccese quella luce svanita negli ultimi anni e poté ritrovare il filo conduttore di una vita vissuta con armonia e semplicità.
La morte avvenuta nel maggio del 1985 ha lasciato un segno indelebile nella famiglia e nel mondo artistico.
Un uomo mite e di gran spessore emotivo, senza perdersi un attimo della sua intensa esistenza. Il contesto attuale non lascia spazio a un profondo riconoscimento dell'uomo, mancando di rispetto all'artista e le sue opere di notevole importanza. Monti ha operato con costanza e fermezza non risparmiandosi per la collettività.
Busto bronzeo dedicato all'ex politico Nunzio Nasi