Nel ricordo del castelvetranese Giuseppe Palazzotto Tagliavia, il musicista e filosofo precursore del cambiamento
di: Salvatore Di Chiara - del 2022-04-07
Il genio unito alla sregolatezza sono caratteristiche di cui pochi possono fregiarsi. Un talento smisurato in grado di sconvolgere un sistema musicale ben definito e d'alta qualità. Il castelvetranese Giuseppe Palazzotto Tagliavia ha rappresentato l'arte del cambiamento, unendo alla forma una lirica sinuosa e dall'interpretazione stilisticamente perfetta e anacronistica.
La storia del musicista castelvetranese è misteriosa sin dalla sua nascita. Le testimonianze scritte dallo storico G.B. Ferrigno affermano che la data potrebbe essere il 1597. Purtroppo, essa è errata per ragioni storiche e di natura religiosa e conferma invece il 1583 circa. Il cognome induce a un'appartenenza ( presumibilmente materna) con la storica famiglia dei Tagliavia.
Un percorso di formazione diviso tra religione e musica. Dai primi passi mossi presso la Congregazione dell'Oratorio dei Padri Cappuccini di Palermo come chierico sino alla ricezione degli ordini sacerdotali. Divenuto membro degli Oratiani, lasciò lo stesso ordine quattro anni dopo per passare al clero secolare. La religione fu un passaggio dovuto che lo rese maturo e crebbe in lui l'alto valore umano.
Una simbiosi perfetta con la musica che, nel tempo e sin dal 1603 aveva preso strada nella sua giovane vita. Grazie al maestro Antonio II Verso, iniziò un percorso completo che gli permise di pubblicare alcune opere musicali dette “ madrigali”. I suddetti sono composizioni musicali a 3 o 5 voci, diffuse nel periodo rinascimentale e barocco in Italia.
La prima composizione del maestro fu l' “Almarilli mia bella”. Non dimenticò le sue origini, la sua città, il passato e l'ambiente castelvetranese a tal punto che, dedicò un'opera a due voci intitolata “Castelvetrano” e inserita tra le opere composte da G.B. Calì.
Come scritto precedentemente, la sua conversione alla religione rivestì un'importanza tale da, dedicare il suo primo libro “ de mottetti a una, due e tre voci, con uno a quattro variato nel fine” al duca Antonio D'Aragona e Moncada.
La scelta di destinare al nobile una raccolta musicale e non di madrigali, ebbe un motivo ben preciso. Infatti, dieci anni dopo, il duca e la moglie abbracciarono la vita religiosa e si ritirarono in un convento. Una spiritualità figlia di un concetto che incarnava le gesta del musicista. Un connubio che l'accompagnava nelle sue opere, quasi a intimare la strada da seguire.
L'affermazione avviene in quel di Napoli ove finalmente consegue una fisionomia stilistica radicata. Le sue produzioni artistiche sono copiose e cromatiche. Attingono passaggi di forte sonorità languida ad altre pungenti e rabbiose. Opere che vengono inserite ne “ I Madrigali” del 1617. Alcuni motivetti toccano le sinfonie rinascimentali e si frappongono ai nuovi contenuti in barocco drammatico. Una fusione che cede il passo al cambiamento e colloca il musicista in una posizione di gran fermento nello scenario internazionale.
Perso l'appoggio di Don Pedro Tellez Giron duca di Osuna, fece ritorno in Sicilia e scrisse il secondo volume de " I Madrigali a 5 voci". Ormai prese campo una forma melodica e armonica organicamente compatta, sostituendo la forma classica e manieristica.
Vengono scritti e pubblicati altri libri durante i suoi viaggi a Venezia e Messina che rappresentano gradualmente una ricerca della monofonia all'interno della polifonia. Secondo il maestro Palizzotto-Tagliavia, le parti dovevano cantare tutte bene affinché "godano della sua che canta".
Nonostante una sospensione quasi decennale dell'attività, il musicista ritornò con altri capolavori e pubblicò anche il terzo volume dei madrigali insieme alle Messe brevi concertate a otto voci.. opera decima. Si delineano profondamente quei ritmi scanditi negli ultimi anni e raggiungono la massima espressione.
Grazie a un intenso lavoro di rinnovamento, la perizia contrappuntistica, l'audacia del cromatismo gesualdiano, l'uso efficace della dissonanza e, l'adozione del sacro concerto di tipo gabrieliano nella musica sacra celebrano l'autore. Viene considerato insieme a Sigismondo d'India tra i migliori interpreti regionali del XVII secolo e figurare tra gli innovatori in ambito nazionale.
Un capolavoro eccitante da ascoltare e vivere nella sua interezza dei 2 minuti e 53 secondi tutti d'un fiato senza interruzione alcuna è " Ancidetemi cruda". Riassume un percorso formativo durato anni. Un'opera scolpita nella mente diabolicamente geniale del noto castelvetranese, in grado di fronteggiare in un periodo di profonda bellezza sotto ogni punto di vista. Uno stile angelico che crea un'atmosfera percettiva intensa, lasciandosi pervadere completamente.
È impossibile stilare una graduatoria tra i "grandi" musicisti castelvetranesi Giuseppe Palazzotto Tagliavia e Raffaele Caravaglios. Entrambi hanno ottenuto dei successi personali in periodi diversi. Hanno vissuto la musica con grande senso dell'appartenenza e virato verso obiettivi di crescita esponenziale. Due personaggi intelligenti e maniaci della perfezione. Possiamo ritenerci fortunati ad avere dato i natali a due uomini di spessore.
Dobbiamo imparare ad apprezzare i contenuti socio-storici e credere nei valori espressi. Abbiamo il dovere morale di provarci.
Per ascoltare la sua opera massima " Ancidetemi cruda" a 5 voci clicca qui.