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Castelvetrano, le influenze fenicie nel suo territorio e i loculi rettilinei scoperti sotto il Sistema delle Piazze

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-07-12

Immagine articolo: Castelvetrano, le influenze fenicie nel suo territorio e i loculi rettilinei scoperti sotto il Sistema delle Piazze

Negli ultimi giorni, si sono susseguiti una serie di comunicati che hanno evidenziato l’abbandono (totale) della necropoli sita nel Sistema delle Piazze ex Piazza Umberto I. Una polemica (giusta), volta al richiamo degli enti istituzionali alla visione e posizione dei beni di natura archeologica presenti nel nostro territorio.

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  • La necropoli, sita al centro storico, rappresenta un passaggio importante, descritto minuziosamente in una relazione del 25 dicembre del 1929 dallo storico G.B.Ferrigno.

    Grazie alla collaborazione del podestà Riccardo Tondi, lo storico riuscì a dare seguito agli studi effettuati in precedenza da alcuni esperti. I primi rinvenimenti sono datati nel 1782, dove furono trovati quattro loculi durante lo scavo per la preparazione del terreno da utilizzare per il gioco del toro. Si presume che, oltre a queste tombe, siano stati scoperti altri loculi non registrati negli scritti degli storici del periodo.

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  • Le sorprese non terminarono con la prima tornata di scavi e, anzi, novant’anni dopo quell’eccezionale ritrovamento, durante i lavori per piantare alcuni alberi nella piazza, si trovarono, cavati nel tufo a poca profondità dal suolo, moltissimi loculi.

    Erano presenti anche dei teschi e frammenti di ossa umane, che in parte erano conservati presso il museo comunale. Da quel momento, iniziarono una serie di tesi per descrivere l’entità del sito e il periodo storico, cercando di trovare un filo conduttore con la vicina Selinunte.

    I ripetuti tentativi portarono ad una serie di bozze archeologiche in contrasto tra loro. Il castelvetranese Giacomo-Giovanni Ingoglia, ritenne trattarsi di sepolcri appartenenti alla sicana Lego, descritta da Tolomeo ed esistita nei pressi di Castelvetrano.

    Antonino Salinas e Giuseppe Polizzi sostenevano la tesi fenicia, mentre lo storico Frosina Cannella credette all’epoca bizantina. Oltre a quel sito, altri scavi furono effettuati presso il Castello dei Duchi di Monteleone, principi di Castelvetrano a pochi metri dal sito esistente.

    Altri ancora, in via Paolo Pappalardo e nell’abitazione poi demolita per la costruzione del teatro Eden. Cavando ad una profondità di mt. 1,40 dal piano stradale, si trovarono, incavati nel tufo, alcuni loculi disposti simmetricamente sulla stessa linea, di forma curvilinea (a guisa di fagiolo), con inclinazione a sud, a pareti strette nel fondo senza copertura e, perciò, ripieni di terriccio, con la presenza di teschi e ossa umane rivolte ad oriente.

    Si certificò con esattezza la veridicità di una necropoli esistente e, successivamente, si trovarono altri loculi. Negli anni Venti, precisamente nel 1925 e 1927, vennero scoperte altre tombe nella cantonata Messina dopo il bar Italia, sottostante al Collegio di Maria.

    Anche nel 1929, durante la pavimentazione dei marciapiedi attorno al Palazzo Municipale, furono trovati alcuni loculi rettilinei, simili a quelli datati nel 1872. Erano pieni di terriccio, con ossa umane appartenenti a persone di diversa età. Due furono trovate insieme, di grossezza non comune e corporatura straordinaria, addirittura erculea.

    Grazie agli studi portati avanti dallo storico Salinas, trovò delle similitudini con le sagome rinvenute presso La Cannita a Palermo, nel 1695 e 1725. Erano di tipo orientale, introdotti nel sito archeologico di Solunto dai colonizzatori fenici.

    Un altro fatto che avvalora la tesi del Salinas, che potrebbe tornare utile allo studio etnografico, è dettato dalla presenza di sepolcri simili nella città catalana di Olerdola. Una terza caratteristica è il genere di sepoltura che s’incontra nei suoi dintorni.

    Loculi scavati profondamente nella roccia, ciascuno molto grande per contenere un cadavere, conservando la forma del corpo, della testa, dei calcagni e delle spalle.

    “Assume un significato importante - aggiunge il Salinas - e la nostra città fu abitata in epoca antica, perché l’antichità dei sepolcri è provata dal fatto che nei tempi vicini a noi non ci sarebbe stata una necropoli nel centro stesso dell'abitato.”

    Lo stesso Ferrigno pone subito l’accento su come non appartengano al periodo selinuntino, perché totalmente diverse dalle tombe greco-sicule, romane, bizantine e arabe, avendo caratteristiche differenti sia nelle forme che nelle misure.

    “Per quale motivo trattasi di tombe fenicie? I fenici furono un popolo di commercianti che non avevano un’arte stilisticamente “personale” e, nelle loro intenzioni, oltre all’arricchimento proveniente dagli scambi, sentirono l’influenza egizia e caldeo-assira. Così, nelle loro tombe si vedono le imitazioni delle casse da mummie egiziane. E’ una testimonianza che attesta la natura d’appartenenza dei loculi castelvetranesi e, dopo i nuovi ritrovamenti fatti a Cartagine,afferma il Ferrigno - la provenienza fenicia è la tesi esatta.” 

    Dell’ingente necropoli, sita nel centro storico, rimane quasi nulla (anche per via dei lavori effettuati nel 2006). Alcuni teschi ed ossa (risalenti ai primissimi scavi), erano conservati nel vecchio museo civico, di cui non abbiamo fonti certe circa la loro esistenza attuale. Oltre alla perdita del capitale archeologico, si corre il rischio di cancellare, per scarsa manutenzione, l’unico sito ancora visibile. Un danno enorme di natura storica. Dobbiamo ringraziare gli studiosi passati se, oggi, possiamo scalare le fasi del tempo e proporre una nuova tesi: Castelvetrano è stata la quarta colonia fenicia siciliana? 

    Una fiammella di speranza è tenuta ancora in vita, grazie allo spazio fotografico concesso dallo storico Vincenzo Napoli. Lui rappresenta un concetto utile per il cambiamento di questa città.

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