La Selinunte dei primati e dall’immenso patrimonio archeologico
di: Vincenzo Napoli - del 2022-08-17
L’antica città greca di Selinunte, fondata dai Megaresi nel VII scolo a,C., nonostante sia uno dei più straordinari musei a cielo aperto, che tutto il mondo ci invidia, solo di rado si pone sulle cronache culturali dei giornali e delle televisioni nazionali per le sensazionali scoperte che studiosi appartenenti alle più prestigiose scuole archeologiche del mondo, presenti da decenni nei cantieri di scavo, realizzano continuamente nell’area archeologica.
Solo di recente i media hanno dato notizia del rinvenimento dell’Agorà, ossia la piazza principale della città antica giudicata per le sue dimensioni (33.000 mq.) la più grande piazza del mondo greco, non accennando che le stesse ricerche hanno evidenziato l’intero impianto urbanistico della città arcaico-classica che come ha affermato lo scopritore Dieter Mertens, durante il convegno “Selinunte la città e i suoi templi” nell’Aprile del 2014 a palazzo Branciforti di Palermo, “Né Atene né Corinto hanno una fisicità urbana cosi definita come Selinunte, in quanto possiamo delineare perfettamente, in maniera pressoché unica, l’Agorà con le case arcaiche, le botteghe operanti attorno, le ampie arterie stradali lastricate provviste di canalizzazioni, un sepolcro e persino una zona industriale”.
La pubblicazione della notizia ci induce a pensare che la stampa nazionale non ha mai seguito l’evolversi degli scavi nell’area archeologica che ha anche il primato di essere il Parco Archeologico più vasto, nella sua interezza, di tutto il bacino Mediterraneo.
- Primo fra tutti non dobbiamo dimenticare che Selinunte possiede il Tempio G, il più grande tempio dorico dell’antichità ellenica, che, malgrado sia un’immane congerie di rovine, suscita il fascino della potenza e dell’opulenza raggiunta dalla città, diverso dal poco più grande tempio di Zeus Olimpico di Agrigento, che non può essere considerato un vero e proprio esempio di tempio dorico ma un edifico complesso che si avvaleva di semicolonne e telamoni per sostenere la trabeazione.
- Possiede, inoltre, i resti del Ceramico dell’antichità classica, un’area artigianale di 1.250 mq, dedita alla produzione di ceramiche, costituita da 70 fornaci, considerata la più grande area artigianale-industriale del mondo greco, che pare rifornisse le città puniche e indigene della Sicilia Occidentale.
- Altro primato da iscrivere a Selinunte è l’abbondanza di reperti archeologici rinvenuti nei santuari urbani ed extra urbani e nelle vaste necropoli: Galera Bagliazzo, Buffa, Pipio Bresciana, Manicalunga e Timpone Nero, confluiti nei musei archeologici “A. Salinas” e “Fondazione Mormino” di Palermo e nel museo civico di Castelvetrano. Senza tenere conto del materiale involato clandestinamente, oggi disperso nei musei di mezzo mondo.
- Selinunte, per di più, fu l’unica città siceliota che adornò i suoi templi sin dall’età arcaica, con Mètope figurate, restituendoci cicli scultorei di grande maestria. Testimonianza della geniale creatività artistica della città. Sculture arcaiche e classiche scolpite nel tufo, oggi vanto del Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo dove fanno bella mostra, che culminano nel ciclo scultoreo pertinente al tempio E realizzato in pietra calcarea, con le parti scoperte delle figure femminili in marmo che, per il rigore formale e l’opulenza dei contenuti, si rivela il più importante ciclo plastico in stile severo dell’arte figurativa greca d’Occidente.
- Per finire questa breve carrellata di primati, che speriamo diventino prima o poi gli scoop dei giornalisti del futuro, ricordiamo che Selinunte possiede nel suo territorio una serie di banchi rocciosi che i nostri laboriosi ed ingegnosi progenitori utilizzarono per l’estrazione del materiale lapideo per la costruzione della città, dei santuari, e dei maestosi templi. Mi riferisco alle cave attualmente conosciute della città, una delle quali porta il significativo nome di Latomie, dal vocabolo greco latomiai, composto da las, cioè pietra e dalla radice di témno, cioè tagliare, e soprattutto le Cave di Cusa, in territorio di Campobello di Mazara, la più grande delle cave di Selinunte: un unicum al mondo in cui si possono, ancora oggi, osservare, in un lungo banco di calcare tufaceo a grossa grana, tutti gli stadi di lavorazione, di quei blocchi lapidei divenuti architravi, frontoni, colonne o capitelli per innalzare i templi più belli del mondo greco.
Foto a cura di Vincenzo Napoli