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“L’Arco della principessa” tra storia, progetti non realizzati e l’incisione in memoria dei Pignatelli

di: Salvatore Di Chiara,Enzo Napoli - del 2022-05-29

Quante volte abbiamo percorso la statale che conduce a Marinella di Selinunte? Incalcolabili come il numero delle volte in cui, abbiamo superato l'ingresso della principessa o Trenta Salme per raggiungere alcune zone della borgata. Ci siamo mai accorti della sua importanza storica e architettonica? Eppure, nonostante un corso abbastanza interessante, l’entrata rischia di crollare come annunciato da tempo.

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  • Grazie alla segnalazione attenta e accurata di un lettore, è stato possibile sollevare un problema che persiste da molti anni. Come tante opere sofferenti di questa città, la salvaguardia andrebbe preservata con una manutenzione ordinaria che non diventi straordinaria in quei casi in cui l’effettivo danno sia irreparabile.

    Dietro la sua bellezza, ormai deturpata e martoriata, ci sono delle affermazioni storiche che meritano una perfetta valutazione per non dimenticare gli aspetti genuini.

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  • Situata nell’ex feudo di Marinella, esisteva una grande tenuta composta da trenta salme di terreno. Si accedeva grazie a quest’ingresso monumentale chiuso da un cancello e posto sulla strada di Bruca chiamata “la rara di li trenta salmi”.

    E’ decorato da due coppie di lesene, sormontate da capitelli che sorreggono un elegante trabeazione e abbelliti dagli stemmi della famiglia Pignatelli, ex proprietari della tenuta. Nei due fregi sottostanti gli stemmi è riportata la seguente scritta “VILLA PRINCIPE - DIEGO PIGNATELLI ” e la data.  All’interno dell’ex tenuta esiste ancora una struttura che ospitava un grande enopolio.

    L’impianto è stato realizzato alla fine dell’Ottocento ma sono presenti delle tracce più antiche. Il vasto edificio è oggi costituito da un corpo di fabbrica a forma di L, che era adibito a palmento e cantine e da un corpo facente riferimento ad abitazione per l’enologo, operai e contadini. Antistante i fabbricati s’intravede ancora un grande emiciclo semicircolare dal quale si diramano alcune stradine che attraversavano il podere e lo dividevano a scacchiera. L’intero feudo faceva capo a un vasto vigneto impiantato prima del 1887, come testimoniato in una cartina topografica redatta dall’agrimensore Antonino Viviani.

    La mappa è conservata nell’archivio privato del signor Becchina Gianfranco. Inoltre, presso l’Archivio Pignatelli di Napoli si conservano i disegni con la distribuzione dei vigneti nei vari lotti (americani 55207 ed europee 48522) e il progetto per la costruzione del palmento, la cantina e la risistemazione delle abitazioni. I lavori non vennero mai portati a termine e in particolare la cantina, doveva essere molto più ampia. Non venne completata per la mancata costruzione dell’ala sud. Nei dintorni dell’opificio si trovano ancora un ponticello in pietra e un abbeveratoio dove si attingeva dell’acqua. 

    Siamo testimoni della decadenza culturale di questo paese e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Ognuno ha il dovere morale ed etico di apporre un tassello per riportare in vita e trarre conoscenza affinché l’immenso patrimonio non venga completamente smantellato.

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