Mario e Vittorio, i forestieri in tempo di guerra amici dei castelvetranesi
di: Salvatore Di Chiara - del 2022-09-28
La guerra è una lotta tra potenti che si servono dei poveri. Uomini che combattono per salvare un territorio, una regione, una patria, rischiando la propria vita. Messi al servizio dei capi per raggiungere un obiettivo mai comune. Il secondo conflitto mondiale è stato uno dei peggiori avvenimenti che il XX secolo ha prodotto nella sua ricchissima collezione storica.
Durata tantissimi anni - fin troppi - con la perdita innumerevole di militari. Uomini rispettosi, gioiosi della vita e pronti a tutto. Un periodo in cui l’aeroporto di Castelvetrano divenne improvvisamente uno sbocco militare importante, dove partivano continuamente dei cacciabombardieri a combattere nei cieli del Mediterraneo.
Un paese messo alla dura prova da un conflitto senza senso. Gente proveniente da tutto il territorio italiano, consci del pericolo a cui andavano incontro. Durante le giornate meno impegnative, si consolidarono i rapporti tra i castelvetranesi e parte della truppa dell’Aviazione Italiana. Scene comuni che divennero brevi momenti di serenità, fatti di sorrisi e dialoghi. Erano cenni diretti ma intensi, di una comunicazione che mancava a tutti in un periodo cupo e privo di soddisfazioni.
Il castelvetranese F. Ingrasciotta visse da ragazzo i traumi della guerra ed ebbe l’occasione di conoscere due uomini valorosi e gentili. Dai suoi racconti veri, la storia interessante di Mario Mancusi e Vittorio l’aviatore. Storie di vita quotidiana (seppur la guerra non dovrebbe testimoniare) che rimasero impresse nella sua mente.
Mancusi (di Sarno) era un marconista. Un membro dell’equipaggio aeromobile addetto alle radiocomunicazioni. Un uomo colto, gentile, con cui era possibile scambiare due paroline. Improvvisamente divenne l’arma vincente dell’aviazione italiana. Nella tragica notte tra il 14 e 15 giugno del 1942 combatté nel durissimo scontro aereo-navale che si tenne a Pantelleria.
Lui era stato aggregato provvisoriamente alla 53esima squadriglia bombardieri tattica, dislocata proprio a Castelvetrano. Gli venne conferita una Croce al valore militare presso il palazzo Pignatelli. Rinunciò alla licenza matrimoniale per combattere a Malta. Nonostante la vittoria ottenuta, perse la vita con l’intero equipaggio di ritorno dall’aeroporto di Mikabba.
Fatale fu uno scontro con un altro aereo. Mario rappresentò un appoggio per il nostro concittadino, un punto di riferimento a non mollare mai nonostante le paure. Tanti timori di non farcela e crearsi una corazza forte, potente di fronte al male che imperversava. I militari dovevano erigere un muro, invalicabile e fatto di coraggio.
Una testimonianza forte che diede la spinta anche al giovane castelvetranese nel corso della sua vita. Vittorio (lombardo o veneto) era un ragazzo giovane, fin troppo. Fu trasferito presso la base militare di Castelvetrano. Era un pilota di un trimotore bombardiere italiano contro il nemico inglese. Ogni giorno si metteva in volo per raggiungere l’Africa e sganciava il suo carico contro le navi nemiche.
Una mattina avvenne l’incontro tra il nostro concittadino e il militare. Le parole di Vittorio liberavano quella frenesia dettata dalla guerra, sprigionando un’energia fuori dal comune. Da lassù era possibile assistere ad un mondo diverso, un altro panorama e, insieme al suo aeroplano, riusciva a viaggiare velocemente.
Quando ritornava dalle missioni, Vittorio rimaneva seduto accanto al suo SM79, fermandosi spesso a parlare con il giovane castelvetranese. Tante domande, piccole curiosità chieste al ragazzo. Aveva promesso che dai cieli avrebbe descritto un cerchio nell’aria col suo bombardiere e avrebbe rappresentato un omaggio gentile ed affettuoso.
Poi, l’indomani mattina, una volta ricevuto il pane dal ragazzo (il padre aveva un forno e consegnava quotidianamente la razione ai militari), avrebbe chiesto se fosse stato insieme ai suoi amici lì ad attendere il suo passaggio. Purtroppo, quelle furono le ultime parole pronunciate da Vittorio, perché di lui e del suo aereo non vi furono più tracce.
Due uomini, due personaggi rimasti nei ricordi indelebili del piccolo Francesco. I resti del corpo di Mario Mancusi furono seppelliti il 21 ottobre del 1942 presso il nostro cimitero comunale. Di Vittorio rimasero solo le parole, ultime, pronunciate ad un ragazzino pieno di speranza e felice di salire un giorno, chissà, nel suo aereo, come promesso dal pilota.
Castelvetrano, un luogo dalle mille contraddizioni, dalle mille storie, dai mille concetti senza soluzioni. Un finale spesso con un triste epilogo. Rimangono i racconti e gli studi a regalarci momenti della nostra storia criticata.