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“Le funzioni dell'Aurora” il giorno di Pasqua a Castelvetrano nei miei ricordi"

del 2018-03-29

Immagine articolo: “Le funzioni dell'Aurora” il giorno di Pasqua a Castelvetrano nei miei ricordi"

“Il sabato santo a mezzanotte, al cader della tela ed al meccanico alzarsi del Cristo risorto, le campane di tutte le chiese suonano a festa e la gente, dovunque si trovi, si butta giù a baciar la terra, in segno di ringraziamento al Creatore per averla preservata fino a quel giorno.”

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  • Il nonno leggeva a noi bambine le parole del Ferrigno sulle funzioni dell’Aurora nel paese, leggeva della volta in cui per un errore di scampanio che spettava alla Matrice, ma che per una sbadataggine un garzone del Convento di S. Giuseppe aveva fatto risuonare prima, aveva rischiato di far perdere il diritto di festeggiare la festa dell’Aurora... Quella festa era rimasta nel tempo seppur con poche variazioni, conservata con gelosia dagli abitanti che temevano che la celebrazione potesse essere trasferita nel capoluogo di provincia.

    Era la festa più bella dell’anno quando la mattina di Pasqua tra scoppi e scampanii si svolgeva l’incontro tra la Madonna ammantata di nero e il Cristo avvolto nel suo mantello rosso e splendente.

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  • Le immagini di una giornata di Pasqua si affacciano nitide alla mia mente

    La famiglia in fermento, le bambine agghindate con i loro vestiti migliori si preparano ad uscire col nonno che le avrebbe portate ad assistere allo spettacolo sacro, dove un Angelo grande e bellissimo faceva da messaggero tra Gesù e l’Addolorata.

    “La piazza del Duomo e le strade dove sarebbe passata la processione sono cosparse di foglie verdi e di fiori. Fin dalle otto del mattino la piazza è gremita, tutta la gente guarda dalle finestre, dai balconi e sui tetti, l’ansia è al colmo. Un Cristo risorto, in veste rossa fiammante, portante nella destra una bandiera dello stesso colore aspetta, all’imboccatura della piazza, una Madonna coperta da lungo manto nero, invece nella parte opposta, all’imboccatura della strada che sbocca nella piazza, l’angelo con le ali spiegate, portato a spalle da quattro agili e forti giovanotti, di corsa, va dall’uno all’altra annunziando la resurrezione. Ogni corsa dell’Angelo è preavvisata dallo sparo di due mortaretti ai due capi della piazza, perché la gente si metta in guardia e lasci libero il campo di battistrada, che correndo innanzi all’Angelo, col rotear dei randelli, tengono a rispettosa distanza gli astanti e formano il vuoto necessario al passaggio. La Madonna, dapprima incredula, alla terza ambasciata dell’Angelo si lascia persuadere, e corre presso il figliolo, che premuroso e sollecito si affretta verso di Lei. Appena vicini, la Madonna allarga le braccia per abbracciare il figliolo: a questo atto cade il manto nero, uno stormo di uccelli, nascosto sotto di esso, prende il volo, la Madonna appare con un ricco manto festivo, la banda musicale intona lieti concerti, e campane suonano a festa. Il popolo, come un sol uomo, emette un sonorosissimo EVVIVA! La funzione ha poi termine colla processione del Cristo e della Madonna, che camminano affiancati, preceduti dall’Angelo”. (Ferrigno)

    Poi il ritorno a casa dove la mamma e la nonna Antonia avevano preparato il sugo con la carne di maiale e gli involtini ripieni di carne tritata e pan grattato amalgamato con uova, spezie e verdurine.

    Giovanna Casapollo

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