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"Sognavo la Cina. Poi il virus mentre ero a Wuhan, il ritorno a CVetrano e un futuro da scrivere". Laura Turdo racconta la sua esperienza

del 2020-06-22

Immagine articolo: "Sognavo la Cina. Poi il virus mentre ero a Wuhan, il ritorno a CVetrano e un futuro da scrivere". Laura Turdo racconta la sua esperienza

Sembra che l'emergenza corona virus stia rientrando. Abbiamo trascorso mesi molto difficili e ci siamo ritrovati in quarantena a causa di questo nemico invisibile. Abbiamo seguito in televisione l'evolversi del contagio, che ha avuto inizio a Wuhan. 

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  • Proprio in questa città viveva una giovane studentessa castelvetranese. Ricordiamo tutti la storia di Laura Turdo, che si era trasferita in Cina per approfondire la conoscenza della lingua e che si è trovata bloccata in una città paralizzata dalla quarantena. Agli inizi di febbrario è tornata in Italia con un volo militare e ha dovuto trascorrere una seconda quarantena alla Cecchignola. Finalmente dopo venti giorni ha potuto riabbracciare la sua famiglia e tornare a casa a Castelvetrano. 

    La nostra Redazione qualche giorno fa ha avuto il piacere di intervistare Laura , che ci ha raccontato come è cambiata la sua vita dopo questa esperienza. 

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  • Com'era la tua vita a Wuhan prima dell'emergenza Covid19?  

    "La trascorrevo come una delle tante studentesse fuori sede. Un'esperienza fatta di viaggi, di studio e con la grande possibilità di conoscere culuture diverse. La cultura cinese è molto diversa da quella italiana, piena di tradizioni e con una visione della vita completamente opposta a quella nostra. 

    Un'arricchimento culturale ed umano inestimabile. E' gente molto ospitale e hanno una "venerazione" per il mondo occidentale. Per loro noi siamo un modello di bellezza da imitare, soprattutto nel campo della moda. Putroppo ho saputo di qualche episodio di razzismo nei confronti degli africani o degli asiatici, per cui i cinesi non nutrono particolare simpatia. Per fortuna parliamo di qualche episoldio isolato". 

    Quando ti sei resa conto che la situazione era di vera emergenza, cosa hai pensato? 

    "Ero partita per un viaggio e sono tornata a Wuhan due giorni prima del lockdown. Ricordo che a gennaio c'era questa voce in giro su questo virus ma ancora la situazione era molo tranquilla. Quando sono ritornata in città il 21 gennaio era tutto cambiato, avevano annullato molti eventi universitari per evitare assembramenti. Nei corridoi del dormitorio, dove alloggiavo, c'erano vari cartelloni che spiegavano le norme igieniche da seguire per tutelarsi da questo virus, erano tutti spaesati perché ancora non era chiaro cosa stesse realmente succedendo. 

    Al ritorno dal mio viaggio durato poche settimane, ho trovato una città completamente diversa. Io non ero molto preoccupata all'inizio, perché mi tenevo informata sul numero di contagi e se li mettevo a confronto con il numero di abiatanti di Wuhan , circa 11 milioni, mi sembrava una percentuale molto bassa. 

    Si era creato il panico anche a causa delle cosiddette fake news che giravano su internet. Per esempio era uscita la notizia, ovviamente falsa, che chi era contagiato era portato via dalle autorità in una zona isolata dove vivevano solo chi aveva contratto il virus, una sorta di ghetto. Tutto questo non era assolutamnete vero. Troppi video sui social montati ad arte per creare solo panico e paura tra la gente". 

    Laura Turdo Cina

    Come hanno reagito i tuoi genitori alla situazione che si era venuta a creare? 

    "Ovviamente erano molto preoccupati, e hanno insistito che io tornassi a casa perché la situazione era diventata molto seria. Anche loro erano stati bombardati da tutti questi video e da una serie di notizie errate, ma ormai il coronavirus comunque aveva preso piede e ho preso la decisione di tornare a casa". 

    Come hai trascorso la quarantena a Wuhan?   

    "Uscivo solo per andare a fare la spesa coperta dalla testa ai piedi perché non volevo nessun tipo di contatto. I supermercati erano pieni di gente e rispettare le distanze non era facile, così ho deciso di coprirmi totalmente per essere più tranquilla quando dovevo uscire.

    Solo quando sono partita, il mio dormitorio ha deciso di distrubuire i pasti all'interno della struttura per evitare che i ragazzi uscissero. Ho avuto la fortuna di trascorrere la quarantena in compagnia degli altri studenti del dormitorio, si cenava insieme e si studiava. Solo così il tempo è trascorso abbastanza velocemente. 

    Ogni tanto uscivo per fare una passeggiata nel quartiere e per godermi il grande silenzio della città. Sembrava così diversa da quella che avevo vissuto fino a qualche settimana prima, piena di gente e in continuo movimento. Ho apprezzato la città vuota". 

    Che ricordi hai del ritorno in italia e della quarantena alla Cecchignola? 

    "Se fosse stato per me non sarei tornata in Italia, perché pur vivendo in quei posti, la situazione non mi sembrava così seria. Quello che si vedeva in tv era diverso da quello che vivevo. Sono tornata solo per i miei genitori. La quarantena alla Cecchignola è stata piena di emozioni contrastanti. Sono stati tutti molto gentili e disponibili con tutti noi, parlo sia del personale sanitatario ma anche di quello militare.

    Ho stretto delle belle amicizie in quei 20 gironi di isolamento. Solo lì mi sono resa conto di quello che stava succedendo e della serietà della situazione. E' stata un' esperienza surreale. Sapevo che era giusto tornare a casa ma dentro di me ero arrabbiata perché la mia esperienza in Cina era terminata senza che io lo volessi. Avevo tanti progetti e non ho avuto la possibilità di realizzarli. Sarei dovuta rimanere in quella città per molti anni e avevo già trovato un lavoro. Stavo vivendo a pieno la mia esperienza all'estero e volevo iniziare la mia carriera professionale a Wuhan. Ho dovuto riorganizzare la mia vita qui, dove la situazione lavorativa è molto difficile".

     Cosa ti auguri per il tuo futuro? 

    "Sono in fase di riscrittura del mio futuro. Voglio essere felice di quella che sono e che faccio. Amo gli ambienti stimolanti che mi possano arricchire, e devo dire con mia sorpresa, che qualcosa ho trovato. L'opzione Sicilia non era contemplata per la ricerca del lavoro, ma il destino ha cambiato le carte in tavola, e ora che sono qui voglio creare una mia dimensione che mi faccia stare bene. 

    Io amo la mia terra, ma conosciamo tutti la situazione occupazionale della nostra isola, che purtroppo penalizza moltissimo i giovani. L'aspetto positivo di tutta questa vicenda è che ho riscoperto le piccole cose, ho ristabilito un contatto con la natura che mi ha aiutato a riprendere in mano la mia vita. E' proprio vero che la vita ti sorprende sempre". 

    Ringraziamo Laura Turdo per la splendida intervista che ci ha voluto concedere, raccontando aspetti inediti della sua esperienza. Le auguriamo di poter realizzare in pieno tutti i suoi progetti lavorativi e di vita.

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