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Da CVetrano a luminare di Urologia in Italia e non solo. Intervista al Dott. Palminteri tra docenze e scoperte

del 2017-09-12

Immagine articolo: Da CVetrano a luminare di Urologia in Italia e non solo. Intervista al Dott. Palminteri tra docenze e scoperte

Uno dei più importanti specialisti di urologia italiani e non solo ha origini castelvetranesi. Parliamo del Dr. Enzo Maria Filippo Palminteri che, dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Palermo, si è specializzato in Urologia presso l’Università di Firenze.

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  • Nel 1993 il Dr. Palminteri ha iniziato a collaborare con il Dr. Barbagli ed insieme, nel 1998, hanno fondato il centro della chirurgia dell’uretra e dei genitali: nel Centro vengono eseguiti più di 10 interventi di chirurgia uretro-genitale ogni settimana e vengono svolti corsi di training chirurgici per medici che provengono da varie parti del mondo.

    Presso il Centro vengono ospitati e invitati ad eseguire interventi di chirurgia genito-uretrale gli specialisti internazionali più conosciuti in questo campo e vengono organizzati ogni anno dei Convegni internazionali sulla chirurgia genito-uretrale.

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  • Salve Dr. Palminteri, quanti passi avanti sono stati fatti nella cura delle patologie genito-uretrali?

    "A differenza degli altri settori della medicina che si sono avvalsi delle nuove scoperte tecnologiche (vedi ad esempio il Laser o l'uso del Robot), il mio settore resta una chirurgia “Artigianale”. La novità degli ultimi anni (e questo è un concetto filosofico che si è diffuso in molti settori medici e non) consiste nel fatto che adesso questa materia è considerata una superspecializzazione, quindi chi vi si dedica deve acquisire una competenza particolare: è come un Artigiano cesellatore che impara la sua arte negli anni da vari maestri e poi vi aggiunge il suo stile personale e le sue idee".  

    Come si è specializzato in Urologia?

    "Dopo la laurea a Palermo, per la specializzazione in Urologia mi sono trasferito a Firenze, considerata uno dei migliori centri urologici italiani. Lì, poiché ero l'ultimo arrivato, la casualità ha voluto che venissi affidato per l'apprendistato ad un Chirurgo snobbato dai colleghi ed evitato da tutti gli specializzandi in quanto burbero e dedicato ad un settore allora considerato di serie B: la chirurgia uretrale per l'appunto.

    In quegli anni ho visto crescere il mio Maestro e la sua chirurgia ed io mi sono appassionato sempre di più, rimanendo totalmente coinvolto e contribuendo a fondare con lui un Centro Ultraspecialistico per la Chirurgia Uretrale e Genitale".

    I suoi studi clinici sulle patologie genito-uretrali si sono concretizzati anche nella pubblicazione di vari Libri e Articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali.

    "Si, in questi anni ho scritto vari Libri e Articoli Scientifici. Ho stilato per conto della Società Italiana di Urologia le “Linee guida per il trattamento delle Stenosi Uretrali” e, per conto dell’AURO (Associazione Urologi ospedalieri) i “Consensi informati per le Stenosi uretrali e le Ipospadie complicate”. Ho contribuito anche a redigere le “Linee guida per il trattamento dei traumi uretrali” per conto dell’EAU (associazione Europea di Urologia).

    L'attività scientifica è molto importante per un professionista perché rappresenta innanzitutto un momento di riflessione sui risultati del suo lavoro e fissa nuovi obiettivi. Fermarsi a ragionare su quello che si fa è fondamentale. Inoltre aiuta i pazienti a capire l'attività ed il livello del medico a cui si rivolge".

    Nella sua attività professionale ha frequentato alcuni tra i più importanti centri chirurgici internazionali dove operano rinomati esperti del settore della chirurgia uretrale e genitale. Le esperienze estere (USA e Inghilterra ad esempio) cosa le hanno lasciato?

    "Sono stato tantissime volte all'estero. E' fondamentale in ogni lavoro confrontarsi e apprendere dagli altri.  La prima volta che sono andato all'estero per approfondire le mie conoscenze chirurgiche è stato tardi (all'età di 33 anni): quella prima volta è stata traumatica perché ho vissuto una sensazione di frustrazione immensa nel constatare quanto fossimo arretrati in Italia culturalmente più che tecnicamente. E questo credo che valga per tanti altri settori lavorativi. 

    E’ impegnato anche come docente. Numerose le sue docenze presso diverse Università italiane". Come giudica questa sua esperienza? La preferisce alla sala operatoria?

    "Ho eseguito interventi chirurgici e lezioni in molte città italiane ed all'estero. Insegnare è una esperienza faticosa ma stimolante perché ti costringe ad aggiornarti continuamente. Inoltre, se eviti l'atteggiamento del “salire in cattedra”, spesso sei tu che “impari” dal confronto con altre realtà.

    Un Chirurgo Ricostruttivo non può essere solo tecnica ma deve elaborare filosoficamente quello che fa e scegliere la tecnica giusta a seconda dei casi e dell'esperienza che si è creato".

    Esercita la sua professione anche in Sicilia?

    "Ho tantissimi pazienti siciliani. Per agevolarli da anni ogni mese vengo a svolgere l'ambulatorio in Sicilia. I reparti degli Ospedali dove ho lavorato in questi anni (Arezzo, Verona, Torino, etc) si trasformano in piccole isole di meridionalità, pieni come sono di pazienti (soprattutto Siciliani, Calabresi, Pugliesi etc.) che “porto” al Nord. Proprio per venire incontro a queste esigenze, in passato ho fatto dei tentativi per venire ad operare in Sicilia.

    Purtroppo la dirigenza sanitaria siciliana non ha mostrato interesse. Avrebbe potuto essere un progetto senza costi ma presupponeva solo una lungimiranza “culturale”: questa manca e non si compra da nessuna parte".

    Da anni vive lontano dalla Sicilia. Le capita di tornare nella sua Castelvetrano?

    "Dal 91 vivo lontano dalla Sicilia anche se ritorno periodicamente. Il legame con la mia terra è fortissimo: è un sentimento di grande amore misto a rabbia per quello che questa terra potrebbe essere e non è. Quando sono all'estero, scherzando (ma neanche tanto) mi presento dicendo che sono “Siciliano” anziché Italiano".  

    Pensa di ritornarci magari dopo la pensione?

    Ci penso spesso...

    Quali sono i piatti tipici che non devono mai mancare quando torna a casa?

    Pasta con i Broccoli “a ministredda”

    Selinunte o Triscina? Che emozioni ogni volta che vi fa ritorno?

    Selinunte. E ogni volta l'emozione è grande. Sono i ricordi di quella che chiamo “l'età dell'oro” cioè il periodo dell'infanzia-gioventù in cui si è formata la nostra vita. Tutto quello che sono lo devo ai miei genitori. Loro mi hanno fatto vivere un'infanzia felice. Loro mi hanno inculcato il sacrificio dello studio ed il rispetto degli altri.

    Loro mi hanno formato e poi hanno fatto quello che è il più grande (ma doloroso) gesto di amore che si può fare nei confronti di un figlio: lasciarlo libero di andare lontano. Questo è il dolore che provano molti genitori siciliani che si devono adattare all'idea di veder crescere un figlio e poi non poterlo avere più vicino. Non goderselo nella quotidianità.

    Tutto questo è legato ai tempi moderni, ma la crisi rende sicuramente più frequente questo problema proprio in Sicilia. Noi siamo le nostre radici ed io sono cresciuto in un paese che era come una grande famiglia dove tutti si conoscevano: ti sentivi protetto da questa rete.

    Oggi e nelle grandi città tutto questo non esiste più. Il rapporto con i miei insegnanti (a cui devo molto) era diretto e costruttivo. I rapporti di amicizia che ho stabilito in quegli anni sono rimasti inalterati e inattaccabili nell'affetto: ancora oggi gli “Amici” più cari e sinceri a cui ricorro nei momenti di sconforto sono rimasti quelli di allora".

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