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Alla scoperta della pineta castelvetranese, una meraviglia nascosta tra natura e storia

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-03-20

Nell'aperta campagna castelvetranese immersa tra uliveti e frutteti, una rigogliosa e spumeggiante vegetazione visibile da lontano colpisce l'osservazione attenta e rispettosa. La storia dell'ex feudo di Canalotto - Favata è ricca di particolari: tra bagli, paesaggi, antiche trazzere, mulini e tracce di un passato che fatica a ritrovare una sua collocazione nell'arida e impercettibile comunicazione moderna.

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  • Anche la natura ha trovato terreno fertile nel corso dei secoli e rinvigorito un luogo meritevole di lunghe e intense passeggiate. Si scorge un insieme di pini dall'altezza imponente e una folta vegetazione di colore verde scuro. Un colorito acceso e tagliente che illumina il percorso rendendolo semplice da raggiungere.

    La stessa trazzera è un passaggio dai toni storici marcati, che delinea un tratto antico (la vecchia strada comunale Castelvetrano - Campobello di Mazara) visibile in un'opera topografica dal tedesco Schmettau del 1720. Successivamente, la strada fu denominata del "Palazzillo" e toccava la zona di "Settefurie" per raggiungere la cittadina campobellese.

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  • Oggi, il percorso è nascosto dalle insidie dell'uomo e “quasi” rinnega la modernità distruttrice. Una volta raggiunta la meta, uno scenario fiabesco apre lo spiraglio a una visione astratta lasciandosi trasportare dall'incanto per rimanere ammaliato dalla bellezza naturalistica presente.

    In un ambiente selvaggio (chiuso da una recinzione privata), un suono perpetuo proviene dagli stormi di uccelli di diverse specie. Dall'alto delle chiome “giovani”, un trambusto naturale è l'emblema della libertà. Un preludio alla forza espressa dalla natura che riesce a togliersi delle soddisfazioni nei confronti dell'essere umano.

    Tronchi dalla circonferenza ampia e un'altezza di diversi metri rendono giustizia a questi pini. Si trovano collocati in una distesa a forma quadratica. Sono accompagnati da alcuni uliveti e palme nane che abbelliscono il sentiero interno.

    È quasi disprezzante dovere affrontare una rappresentazione usando quelle parole che possono correttamente spiegare il contenuto ma, non rendere giustizia alla praticità del luogo. È impossibile descrivere la percezione nelle sue forme emotive, perché dettate dalle sensazioni vissute durante il tempo trascorso mentre si respira un'aria pura.

    Il pineto è un caso raro in cui, questa specie racchiude un elevato numero di esemplari concentrato in poco spazio. Una sorpresa spavalda, attonita e manifesta una rivincita contro la catastrofe cementizia che quotidianamente distrugge ettari di boschi in Italia.

    Andrebbe studiato il tipo di pino presente tra le 120 specie esistenti e racchiusi in tre sottogeneri. Uno dei pini “ storici” del territorio castelvetranese è stato quello di “Calviano”. Menzionato in un precedente articolo, cedette sotto il peso della noncuranza e abbandono. Gli ultimi anni hanno riacceso una speranza nel nostro Paese, con un fitto  rimboschimento dettato dalla necessità di un cambiamento già in atto.

    Il nostro pineto è parte sostanziale di una crescita desiderata, valutando l'idea di immettere nuova linfa naturale. Il compito che ci spetta è segnato dal rispetto e condivisione degli spazi verdi, mettendo da parte l'incontrollabile istinto distruttivo. L'area merita una visita silenziosa, generosa e fiduciosa per le caratteristiche favorevoli alla collettività.

    Preservarlo insieme ad altre zone boschive è uno dei massimi obiettivi da raggiungere nei prossimi anni e la campagna di sensibilizzazione delle aree protette è stato un primo passo verso la tutela dell'ambiente in cui viviamo.

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