Il “Pino di Calviano” tra ricordi, delusione e il sopravvento del business delle pale eoliche sulle bellezze naturali
di: Salvatore Di Chiara,Vincenzo Napoli - del 2021-09-09
Le rappresentazioni della vita sono costellate dalla presenza di immagini particolari. In molti ambiti, familiari, sociali e varie situazioni che viviamo, ci affidiamo simbolicamente ad esse. L'appartenenza agli stessi può accrescere molteplici passioni.
Nella contrada di Calviano, (alcune mappe promuovevano la zona come ex feudo e successivamente regione tra i meno estesi dopo quello di Furone), raggiungibile dalla vecchia strada regia per Palermo (a circa 2,300 km partendo dalla biforcazione lato destro della Chiesa Tagliata), per lunghi decenni, un grande albero di pino ha destato notevole interesse simbolico. Esso non era rivolto solo all' aspetto esteriore, ma alla capacità plurivalente indiretta avuta nel tempo.
Situato in un territorio circoscritto al confine con i feudi di Giallonghi, Torretta, Fartaso e Favara, la presenza di questo albero è stata sinonimo di ammirevole visibilità, poiché stabilito su un crinale proveniente da S.Ninfa, raggiungeva Campobello di Mazara passando per la nostra città ed involontariamente, uscendo dallo svincolo autostradale, destava grande sorpresa.
Situato a due passi dagli ex terreni di Infranca, la sua forza prorompente rendeva minuscole le strutture adiacenti. L'albero era percettibile anche a distanze di circa 15-16 km, grazie alla sua collocazione altimetrica pari a circa mt. 260.
Le dimensioni imponenti ,con un'altezza incantevole (circa 28 metri), l'apertura alberata con folta chioma estesa sino ad un diametro di 34 mt. circa e la sua immensa presenza territoriale (si presume fosse l'albero più alto dell'intera Sicilia Occidentale) sono stati i particolari delineati da questa pianta sublime.
Ha rappresentato per decenni interi quel meticoloso passaggio naturale, mantenendo una pazzesca linearità e reso speciale durante le visite ricevute. Inoltre, due “figli pini” facevano da cornice all'impetuosa presenza dell'enorme albero.
Il “Pino di Calviano” era conosciuto in paese e malgrado tutto, fonte inesauribile di capatine, fotografie e ricordi per chi ha vissuto la Castelvetrano di un tempo, quella del “profumo della terra” con notevole nostalgia e “quasi superato” ai giorni nostri.
Forse, conscio dei cambiamenti, della mancata attenzione, della “ modernità” e dei fattori climatici ed indecorosi ammanchi nella sua cura, grazie ad un'attenta e continua fase di scatti nel tempo da parte dello storico Napoli, è possibile capacitarsi del cambiamento avvenuto dal giugno del 2009 sino ad ottobre del 2010.
In quel breve periodo, il povero pino perse la sua tinta colorita assumendo una forma giallastra-marroncina, malato nel suo animo per la dimenticanza subita, cadendo lentamente verso una morte assurda e poco lusinghiera. Secondo lo studio di un agronomo, si presume l'albero avesse raggiunto la cosiddetta “vecchiaia” e la linfa non sopraggiungesse nella parte superiore, provocando la perdita di fogliame e la conseguente essiccatura e cedendo il passo alla malformazione attuale del mondo contemporaneo.
Purtroppo, l'albero è stato completamente sradicato insieme ai due “figli pini”. Puntualmente, questo paese perde un pezzo della sua solida storia, di natura ambientale e culturale, manifestando un atto di inferiorità verso il miglioramento.
Una cittadina martoriata da mille problemi ed in crescente fase involutiva. In quei luoghi (nei vicini feudi di Favara e Fartaso) sorgeranno due parchi eolici e daranno quel colpo di grazia al passato, dimenticato facilmente dalla società civile e magari, rivitalizzando un territorio mancante. Un simbolo lasciato morire facilmente, di cui non godremo più della sua rara bellezza!
Primi segno di vacchiaia del Pino:
Pino ormai secco:
La differenza sostanziale tra il Pino e l'essere umano:
Il tronco di notevole diametro del Pino: