Nel ricordo dello sciopero generale del 4 giugno 1984 a Castelvetrano. Una svolta politica auspicata ai giorni d'oggi
del 2022-07-14
Il popolo castelvetranese è stato spesso accusato di immobilismo e di non saper vivere le vicissitudini quotidiane della propria città. Una cittadinanza assente, ferma su alcuni concetti base e chiusa in un servilismo, lontana dal cambiamento.
Eppure, nonostante i corsi e ricorsi, la storia popolare inganna fedelmente il pensiero evidenziato. Grazie ad alcuni avvenimenti importanti, possiamo constatare la partecipazione di massa ed il ruolo fondamentale rivestito per un miglioramento sociale.
Da otto mesi si era insediata l’Amministrazione del Sindaco Francesco Sciuto e le difficoltà incontrate erano tante. Tra queste, anche l’approvazione del bilancio del 1984. In città si mormorava parecchio per una situazione socio-strutturale fatiscente e dalle scolaresche sino agli anziani il motto di critica era il solito “Siamo fermi da 25 anni” e “Urge un profondo rinnovamento, altrimenti rischiamo di saltare un’intera generazione a cui non verrà offerto un programma organizzativo”.
Si faceva largo tra i sindacati l’idea di uno sciopero di massa, che desse un segnale forte all’Amministrazione Comunale e, allo stesso tempo, rinvigorisse le menti dei castelvetranesi a non abbandonare il sogno del cambiamento.
Si giunse all’organizzazione da parte della Cgil e Cisl di uno sciopero generale. Inizialmente, si pensava al coinvolgimento dell’intera provincia e poi, divenne un affare territoriale castelvetranese. I settori maggiormente colpiti erano quelli dell’edilizia e agricolo, che riversavano in un periodo drammatico e, dopo pochi anni, avrebbero subito dei forti danni, i quali paghiamo attualmente (vedasi aumento significativo del ripiego idrico).
Nel giro di alcuni giorni, venne pubblicizzato il corteo e trovò ampio consenso in diverse categorie: autonomi, professionisti, dipendenti edili, agricoltori, scolaresche, delegazioni dei commercianti, la Confesercenti e la C.N.A.
Venne stilato un programma di 15 punti, dove vennero inseriti gli argomenti urgenti e di primissimo intervento amministrativo. I seguenti punti si dividevano in:
Piani particolareggiati di Triscina Selinunte.
Rilascio concessioni edilizie dei progetti in sanatoria.
Ultimazione del nuovo ospedale.
Appalto immediato delle opere finanziate con i fondi della legge Bucalossi (strade-fognature).
Piano di zona per l’edilizia economica e popolare.
Assegnazione case popolari.
Apertura nuovi cantieri di lavoro.
Manutenzione straordinaria nelle scuole.
Concorsi interni per assumere 100 lavoratori al Comune.
Progetto aree artigianali.
Piano commerciale.
Applicazione delle leggi regionali per la tutela dell’anziano.
Rilancio dell’agricoltura.
Approvazione bilancio 1984.
Spesa immediata dei 10 mila miliardi (lire) giacenti nelle casse della Regione Sicilia.
Le stime evidenziarono una percentuale di partecipanti, che superò le più rosee aspettative, dando un segnale forte agli enti istituzionali: Castelvetrano non abbassava la guardia, replicando un’assenza ingiustificata.
I mesi successivi furono fruttuosi, nei quali si videro i primi risultati di una contestazione pacifica. Le manutenzioni ordinarie e straordinarie presero corpo, unite all’apertura di alcuni cantieri, rimasti chiusi per la burocrazia lenta.
Venne subito approvato il Bilancio di previsione dell’anno 1984 e presi dei provvedimenti sulla metanizzazione del territorio. Inoltre, il Sindaco intervenne, elogiando la presenza della cittadinanza all’attività sociale, promettendo un impegno massimo e tempi ristretti. Una sinergia nata per caso, che affermò dei buoni propositi.
Quella giornata segnò e scosse per sempre le coscienze “chiuse” (per alcuni) dei cittadini, aprendo le porte ad una critica costruttiva. Fu scattata una foto che rappresenta il simbolo di quella giornata e subito saltò all’occhio il paragone con i Fasci Siciliani del 30 dicembre del 1893. Stesso luogo e popolo in fermento.
Sono passati 38 anni da quell’avvenimento che caratterizzò e cambiò le sorti della città. Le condizioni sono diverse e oggi, forse, non abbiamo la convinzione di agire, discutento dietro ad una tastiera. Siamo figli di un’evoluzione mancata, manifestando il disappunto con frenesia e poco tatto conoscitivo.