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Nel ricordo di Antonello Benevides, il pittore spagnolo che mise la sua arte al servizio di Castelvetrano

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-03-08

Immagine articolo: Nel ricordo di Antonello Benevides, il pittore spagnolo che mise la sua arte al servizio di Castelvetrano

Lo storico Giovan Battista Ferrigno ha rappresentato quella fervida e sapiente intelligenza fuori dal comune. Ogni suo piccolo appunto riesce a trasformarsi in una ricca ricerca (quando è possibile), cogliendo ogni singolo particolare dei suoi scritti. Un'analisi mista di perfezione e genialità a tal punto che, il tempo impiegato afferra garbatamente l'attento appassionato.

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  • Tra i tanti personaggi menzionati nei suoi testi grazie alla lettura di alcuni documenti di notevole importanza, riuscì a ripercorrere brevemente la vita castelvetranese di un artista dalle indubbie capacità come pittore e doratore.

    Il suo nome era Antonello Benevides (Benavides come riportato da alcuni). Un pittore spagnolo che visse a Castelvetrano tra il 1524 e il 1530. Inizialmente dimorò nella vicina Trapani e venne considerato cittadino trapanese e successivamente, grazie agli studi prodotti dal Ferrigno, venne stabilita la sua permanenza nella nostra città.

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  • Da una mia ricerca personale degli artisti spagnoli del XVI secolo vissuti in Spagna o trasferiti in Italia non figura in nessun elenco, lasciando aperta la porta di un mistero celato dietro la bellezza dei suoi capolavori e delle opere compiute nelle chiese più importanti del paese.

    Un pittore sconosciuto in grado di comunicare con i colori, i dipinti, le tonalità e quel senso velato d'appartenenza per l'arte come unico mezzo di vita. Chiamato in causa a compiere dei capolavori d'immane e profusa importanza, in un periodo (rinascimentale) tra i più belli dell'epopea storico-artistico.

    Alloggiava nell'attuale via Ruggero Settimo (ex via San Gandolfo e successivamente via Monastero). Quei sei anni rappresentarono un profondo cambiamento personale e seppur la maggior parte delle opere furono perdute, i documenti certificano l'impegno quotidiano per realizzare le stesse e soddisfare le esigenze dei committenti.

    Il 23 novembre del 1523, si dedicò a favore del sacerdote Antonio Prigulla, dei signori Luppino, Palagonia e Abitale ( giurati dell'Università di Castelvetrano) a dipingere e dorare il tabernacolo del Santissimo Crocifisso della chiesa Madre. Doveva realizzare due figure su un impianto in legno già finito. Le figure rappresentavano la Beata Vergine e quella di San Giovanni Evangelista con due immagini di angeli.

    Il 29 maggio del 1524, si obbligò a favore dei signori Giglio, Coppola e Sutera (rettori della Confraternita di San Giovan Battista) a dipingere e dorare la cappella dell'immagine del Santo con dover toccare le porte della cappella medesima d'oro e d'altri colori in simbiosi col luogo e usando un oro simile a quello con cui era taccata la cappa del Santo.

    Nelle porte, il pittore spagnolo doveva dipingere otto figure a scelta dei rettori, con fregi e cornici toccati in oro e obbligato a dipingere un quadro dietro le spalle del Santo. Una delle ultime opere concesse da Antonello Benevides alla nostra città fu la realizzazione dei dipinti del “Confalone”.

    Il 27 maggio del 1527, con rogito notar Carlo La Gatta, si obbligò al compimento dell'opera a favore del sacerdote Carnivalari, dei maestri Scaturro, Giglio, Canale e Pasanella entro la Quaresima successiva.

    Negli atti furono evidenziati i compensi ottenuti dall'artista con due date di riferimento (18 dicembre 1529 e 14 luglio 1530) che confermavano la sua presenza a Castelvetrano sino a quella data. Secondo lo storico Scudieri, il quadro dedito a San Vincenzo Firreri che si trova collocato presso la chiesa di San Domenico, potrebbe essere attribuito al pittore spagnolo perché compiuto nel periodo della sua permanenza nella nostra città.

    Da uno studio approfondito dallo Scudieri e ripreso dagli storici Napoli e Giardina, si evincono alcuni particolari in tre quadri (S. Francesco da Paola, S. Girolamo collocato nella chiesa di S. Michele a Sciacca e quello raffigurante S. Vincenzo).

    Essi rispecchiano alcune caratteristiche simili. Sono degli accorgimenti fatti che, seppur in mancanza di certezze, potrebbero essere stati compiuti dallo stesso artista. Nonostante le date sembrano distanti tra esse ( si passa dalla seconda metà del Quattrocento alla seconda metà del Cinquecento), percorrono un unico stile. In mancanza di elementi confutanti , non è possibile una descrizione precisa e rimangono solamente dei pareri personali.

    Le scarne informazioni possono mettere in difficoltà qualsiasi studioso ma, dai mezzi linguistici espressi dallo storico Ferrigno, il pittore rappresentava una nicchia di riferimento del periodo e di spessore per il valore ( in onze ) dei compensi ricevuti. Andrebbe valorizzato maggiormente il personaggio nel suo campo d'appartenenza e magari, proporre il suo percorso artistico. Castelvetrano è stata una tappa abbastanza importante per il tempo trascorso e la qualità dimostrata. 

    Ringrazio personalmente lo storico Napoli per avermi concesso le foto del dipinto dedicato a S.Vincenzo Firreri.

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