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Quando il carnevale castelvetranese era organizzato dagli universitari tra ricordi e goliardia

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-02-27

Immagine articolo: Quando il carnevale castelvetranese era organizzato dagli universitari tra ricordi e goliardia

Viviamo in un contesto di grandi difficoltà: la pandemia, possibili guerre, restrizioni e l'abbandono totale dei riti popolari tradizionali stanno modificando il senso d'appartenenza della nostra comunità. Da alcuni anni, la città si è dimostrata abbastanza distaccata dal rito carnevalesco. Le vicissitudini socio-economiche hanno messo in disparte un breve seppur intenso periodo vissuto con enfasi e partecipazione di massa.

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  • Col trascorrere dei decenni, il carnevale ha modificato il suo stile perfezionandosi in alcune caratteristiche e perdendo la sua centralità. Tanti personaggi hanno reso quei giorni fantastici ed alcuni, annualmente riuscivano ad organizzare degli eventi abbastanza interessanti.

    Tra questi, i primi anni Cinquanta furono vissuti con enfasi, aggregazione e passione dagli organizzatori e semplici partecipanti. Si raggiunsero picchi di notevole caratura a tal punto che, i paesi limitrofi iniziarono a invidiarci ogni piccola forma d'organizzazione. Gli usi e costumi, la massiccia presenza nei tre grandi saloni, la vicinanza degli amministratori e ogni piccolo particolare assumeva un'importanza tale da, vivere quelle serate dimenticando la quotidianità fatta di sacrifici e impegni lavorativi.

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  • Gli universitari emarginavano i libri e lo studio per dedicarsi, in gruppi, al principio del sano divertimento nelle sue forme rispettose. Dal giovedì grasso sino al martedì (ultimo giorno di festeggiamenti), le strade si riempivano di bimbi e adulti tra lo scoppio di piccoli petardi, fischi, grida e giochi spontanei. Il suono degli zufoli accompagnate dalle orchestre che intonavano dolci melodie durante il passaggio di numerose maschere e famiglie sorridenti.

    Un contesto realizzato grazie alla goliardia di quei ragazzi che amavano la propria città e disinteressati dal resto, davano forma a una spassionata e irrefrenabile allegria vissuta nelle sue semplicità. I vari Iraci, Blandeburgo, Gandolfo e Gargano spopolavano con le loro “macchiette” e divennero gli idoli del popolo castelvetranese. Il motto era lo stesso di sempre e ogni singolo cittadino non esimeva a gridarlo ai passanti “Perché a carnevale ogni scherzo vale!”.

    Improvvisamente l'unione era condita dall'armonia sociale, ove non esistevano appartenenze né mansioni svolte all'interno del paese. Si  ballava fino al mattino tra la folla e musica incessante e all'interno dei locali era possibile incontrare le figure dirigenziali della nostra città.

    Il commissario prefettizio dott. Li Gotti (menzionato durante un articolo sull'autofinanziamento della Folgore) con la moglie, il Procuratore della Repubblica, il Pretore, il Ten. della Polizia e altre cariche istituzionali che s'imbattevano nelle piste da ballo e scatenavano le ire funeste canore.

    Una cittadina chiamata a dimenticare ogni vicenda tempestosa e pronta a gioire comunemente. Castelvetrano metteva da parte quel leggero scricchiolio dettato da una lenta e farraginosa ripresa dal dopoguerra e silenziosamente tentava una scalata verso la normalità.

    Il carnevale era l'atto “quasi“ dovuto per stemperare i toni e ogni colore rappresentava una trama da consolidare. Tra maschere e burloni, dolcetti e proverbi, la vicinanza acquisiva le giuste proporzioni. Leggerezza e canti popolari, balli di gruppo e coppia caratterizzati da un dispendio di energie fisiche cercate da tutti.

    Gli universitari curavano ogni piccolo aspetto da tramandare alle future generazioni e mettere in risalto le qualità di un paese speciale nelle sue essenze. Il tricolore sbandierato ovunque e figlio di un patriottismo celato da una profonda cultura manifestata dietro all'attivismo delle vecchie generazioni.

    Si bloccava l'orologio che scandiva la monotonia per sferrare il colpo della sinfonia, allontanando le intemperie e scorie del suo corso storico.

    Pongo spesso un dubbio che ricalca l'onta del cambiamento. Perché il carnevale e i riti tradizionali di paese stanno cedendo il passo alla totale e insulsa idea del cambiamento? Adulti e giovani, amministratori e singoli professionisti, possiamo ritrovare quel passo perduto nel tempo e alzare la china per ridare fosforo e credibilità a questo paese.

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