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I preti castelvetranesi rinunciano ai soldi del Comune per feste patronali: "Dateli ai poveri"

Lettera al Sindaco

del 2014-04-16

Immagine articolo: I preti castelvetranesi rinunciano ai soldi del Comune per feste patronali: "Dateli ai poveri"

Stimatissimo Sindaco, nella prossimità delle festività pasquali vogliamo farLe giungere i nostri voti augurali, estensibili alla Sua amministrazione ed all’intera Città di Castelvetrano della quale abbiamo la cura pastorale. Intendiamo ringraziarLa per la sensibilità e la premura con le quali ha sempre corrisposto alle richieste delle nostre Comunità parrocchiali specie nei momenti celebrativi delle feste patronali, sia zonali che cittadine, e per l’incremento della solidarietà sociale cui noi cerchiamo di corrispondere con le risorse non floride delle nostre Parrocchie e la generosità del volontariato cattolico. 

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  • La ringraziamo, inoltre, per aver voluto ascoltare le nostra proposte in proposito, nel clima del dialogo sereno e proficuo durante l’incontro che ci ha concesso; proposte condivise che proprio in prossimità della Pasqua riteniamo doveroso far conoscere all’intera Città.            

    La nostra interlocuzione è stata la conseguenza di riflessioni e propositi che tutti noi preti di Castelvetrano abbiamo elaborato a partire dalla constatazione dell’aumento di richieste caritative di cittadini ed extracomunitari, residenti e non, alle nostre Caritas parrocchiali.

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  • L’aumento delle povertà è ormai un dato sociologico incontrovertibile, né possiamo illuderci di risolvere il problema con la sola elargizione di generi alimentari. Il problema è politico e va risolto nelle sedi idonee che allo stato attuale sono in annoso ritardo. Anche questo non dobbiamo dimostrarlo.            

    Come uomini di Chiesa e pastori non possiamo però restare indifferenti. Le nostre Parrocchie sono centri di ascolto di povertà di ogni tipo e la gente chiede a noi ciò che dovrebbe ottenere per diritto, dal lavoro all’ordinaria sussistenza. Sono richieste alle quali non possiamo assolutamente corrispondere, non solo per via dell’esiguità delle risorse ma soprattutto per la natura stessa della nostra missione che non è di ordine sociologico ma spirituale e morale.

    In adempienza ai precetti evangelici è nostro dovere denunciare il male ovunque esso spunti come gramigna infestante; aprire gli occhi a quanti non vedono o fingono di non vedere i mali di questo mondo; operare, opportunamente ed anche importunamente per la restituzione della dignità ad ogni persona che ne viene privata da qualsiasi forma di prepotenza e di ingiustizia. Questo stile ecclesiale, ed è molto consolante, il nostro Papa Francesco sta tentando, senza non qualche difficoltà, di renderlo ordinario: una Chiesa povera che si prende cura dei poveri. Noi intendiamo pertanto aderire pienamente al suo magistero autorevole.            

    Da parte nostra possiamo dare solo dei segni, piccoli ma significativi. La distribuzione del pane o di altri viveri, non allevia più di tanto le difficoltà che tantissime famiglie patiscono; è solo il segno che tutti hanno diritto al pane quotidiano, un diritto che si acquisisce unicamente per l’opera della giustizia che noi dobbiamo invocare a voce alta e con fermezza. Abbiamo riflettuto sul fatto che questo non è tempo di sprechi e che bisogna essere avveduti nell’utilizzo delle poche risorse, sia delle Parrocchie che del Comune.

    Per questo Le abbiamo dichiarato che intendiamo rinunciare ai contributi che Lei ha benevolmente elargito per le nostre feste patronali, proponendoLe lo storno di tali somme a vantaggio della solidarietà sociale, nei modi  che Lei riterrà più opportuni; riteniamo però significativo cominciare a dare segnali di sobrietà. Le nostre associazioni caritative saranno a sua completa disposizione per operare in favore dei poveri. Può contare sul nostro appoggio.            

    Le abbiamo anche comunicato che abbiamo condiviso questi nostri intendimenti col Vescovo che, naturalmente, non ha avuto nulla da obiettare e ci ha dato la sua benedizione vista la coerenza di tali propositi con il Piano Pastorale Diocesano e con i canoni del Sinodo Diocesano.            

    Abbiamo anche accolto i suoi intendimenti di sostegno ad alcune manifestazioni religiose di taglio popolare che non possono essere azzerate senza ingiuria a inveterate tradizioni: la festa del Santo patrono, l’Aurora, il Venerdì santo. Concorderemo con Lei le forme che consentiranno lo svolgimento di tali manifestazioni nelle modalità più sobrie possibili, senza sprechi né inutili enfasi.            

    Che quella ventura sia una Pasqua di novità e cambiamento per le nostre comunità cristiane e per questa Città tutta. Questo, d’altronde, è il significato vero della Pasqua: la vita che spunta inattesa dal sepolcro che racchiude la morte. La vita che vince la morte!            

    Voglia accogliere pertanto i nostri migliori auguri.  

    D. Leo Di Simone D. Baldassare Meli D. Alfredo Culoma D. Gioacchino Arena D. Gaspare Bonfiglio D. Onesimo Kamau F. Salvatore Zagone e Comunità dei Cappuccini

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