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Il gigolò da Rodolfo Valentino ai tempi moderni. Un mestiere che non conosce crisi

del 2017-09-15

Immagine articolo: Il gigolò da Rodolfo Valentino ai tempi moderni. Un mestiere che non conosce crisi

In un periodo di crisi prolungata come quello che stiamo vivendo, ci s’inventa di tutto pur di riuscire a garantirsi il necessario per vivere. Da qualche anno certi mestieri, se vogliamo ritenerli tali, sono stati riconsiderati e opportunamente rivalutati.

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  • Mi riferisco a quello che al femminile è stato considerato da sempre il mestiere più antico del mondo, la prostituta, ma che al maschile non ha solitamente la stessa eco.

    Il gigolò, o prostituto come qualcuno potrebbe definirlo forse sbagliando, è una figura che stereotipamente raffigura un uomo giovane e aitante che si concede, sessualmente parlando, a delle donne non più giovani che cercano in un bel corpo maschile dell’emozioni che le vicissitudini della vita non hanno più concesso loro.

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  • Questo stereotipo non trova, però, fondamento nell’etimologia della parola gigolò che originariamente indicava la figura d’un ballerino, il giguer.

    Il più famoso è stato Rodolfo Valentino, almeno agli inizi della sua carriera. Se vogliamo, però, definire con esattezza il termine gigolò, possiamo dire che è un uomo giovane che ha fatto dell’ars amatoria il suo principale scopo di vita accompagnandosi a donne mature, cougar o workaholic, in cambio di denaro.

    Altri termini esotici per definirlo sono: toy boy (ragazzo giocattolo), escort (al maschile), women's life coach, personal shopper. Un gigolò è, quindi, un uomo a pagamento che vende alle donne il proprio tempo e la propria esperienza d’amante, confidente e amico.

    Egli, novello cicisbeo, rappresenta per la donna moderna ed emancipata una scelta sicura e priva di rischi che: offre la possibilità d’accompagnarla in ogni contesto sociale; se ne prende cura in un particolare momento della sua vita nella quale ha bisogno d’un uomo al suo fianco; sparisce nel momento stesso in cui la donna non ha più bisogno di lui.

    Bella la definizione di Roberto: “Il mio lavoro è traghettare le donne verso una nuova vita e una nuova consapevolezza, sono solo un marinaio che guida la chiatta che serve ad attraversare il guado e il mio compito prevede di tornare ogni volta da dove sono partito per recuperare altre donne”.

    Il gigolò professionista non disdegna incontri anche con altri uomini. La sua prestazione, sessuale o soltanto accompagnatoria, è ricompensata proporzionalmente alle ore d’impegno profuse e varia dai cento ai mille euro.

    Un aneddoto racconta che un giorno una cliente francese lasciò nella tasca del suo gigolò di turno un assegno con una cifra a più zeri e un bigliettino sul quale aveva scritto “Mon petit cadeau” a significare che, se la prestazione è stata soddisfacente, anche una grossa somma può rappresentare soltanto un piccolo regalo.

    Nick racconta: “Molti vogliono un rapporto semplice, diciamo normale. Gli uomini sono più legati al rapporto materiale, fisico; le donne invece cercano qualcosa di più: attenzione, dolcezza, complicità. Vogliono sentirsi importanti, cercano qualcuno che le comprenda”.

    Paolo dice: “Mi ricordo di Mara, una donna del centro Italia; per un lungo periodo mi ha presentato ai suoi genitori come il fidanzato. La sua famiglia era preoccupata perché all’alba dei quarant’anni non aveva ancora trovato l’amore e allora lei, per calmare gli animi e le ansie genitoriali, ha pensato bene di “crearsi” un compagno. Tra di noi non c’è mai stato sesso, ma solo complicità, tante chiacchiere e moltissimi momenti conviviali con tutta la sua famiglia”.

    Ogni donna, nobile dama o semplice cortigiana, diventa per il gigolò una principessa da trattare, anche se per una sola sera, come il più raro e delicato dei fiori. Per entrare nel giro bisogna rivolgersi a delle agenzie specializzate, oppure inserire il proprio curriculum nei siti creati apposta o iniziare in qualche modo e, poi, col passaparola aspettare che la macchina si metta in moto da sola.

    Risulta utile, oltre ad avere un bel corpo muscoloso e appetibile, un buon livello culturale e la conoscenza delle lingue straniere per soddisfare delle clienti che, trovandosi a passare dall’Italia, si rivolgono a un gigolò per garantirsi (comprarsi) un po’ di compagnia.

    Personalmente, pur lungi dal volere formulare stupidi e bigotti moralismi, ritengo che vendere il proprio corpo, uomo o donna che sia, non è certo il modo migliore per sbarcare il lunario. Questa mercificazione è un atto ripugnante che offende la morale sia di chi si offre sia di chi ne fa esplicita richiesta.

    Certo, quando non si riesce a trovare un lavoro e non si ha nessuno che possa aiutarti in qualche modo “A male estremo, estremo rimedio”, se c’è una necessità più grande il minor sacrificio può anche essere giustificato.

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