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Dal palcoscenico smontabile al Cinema Marconi. Storia del teatro e del cinema a CVetrano

del 2016-12-10

Immagine articolo: Dal palcoscenico smontabile al Cinema Marconi. Storia del teatro e del cinema a CVetrano

Il cinema e il teatro non rappresentano solo svago e divertimento, ma esercitano una grande influenza sulla cultura di un popolo. Il suo edificio è il tempio della cultura, scuola di educazione. Nelle rappresentazioni teatrali e nella sana cinematografia si assiste alla riproduzione della vita reale, con drammi umani o scene comiche. 

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  • Nel 1800 fra il popolo castelvetranese esisteva una grande passione per il teatro, con raffigurazioni sceniche ereditate da Greci e Romani adattate ai tempi presenti; la prima rappresentazione di filodrammatica avvenne nella prima metà del 1600 ad opera degli stessi cittadini.

    Spesso il palcoscenico era di legno smontabile e trasportabile da un luogo ad un altro. A volte si costruivano tanti palchi per quanti erano i luoghi di rappresentazione. Gli spettatori assistevano in piedi nelle vie o nelle piazze. I punti stabiliti erano a S. Francesco di Paola (P. Matteotti), a S. Francesco d’Assisi (P. Dante), in Piazza del Duomo (P. Garibaldi), ma anche nella attuale piazza Ruggero Settimo per permettere alla suore di clausura del monastero dell’Annunziata di assistere allo spettacolo. Le scene furono rappresentate dal 1838 al 1848, quando la rivoluzione fece scomparire questa consuetudine.   

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  • Nel 1868 sorse il teatro “Caracci”, un vecchio magazzino adibito per la conservazione del grano pubblico (Rabbica), situato nella “Strata di lu Badduni” (Via del Pallone, oggi Via Bartolomeo Amari), al suo posto oggi esiste un posteggio comunale. Qui vennero eseguiti 40 rappresentazioni teatrali da parte della Compagnia Drammatica Lombardo Sicula. Per rendere più decoroso il locale, le pareti furono rivestite con drappi, si sistemarono due fanali a petrolio nella via di accesso e si sistemò la strada che era piena di buche e di fango. 

    Su Helios n.3-4 del 1895 è riportata la notizia della recita della compagnia Montesano con l’operetta “Il Santarello” del maestro Caravaglios, mentre Sul n.1 del “Risveglio del 24 aprile del 1904 si annuncia il debutto al Teatro Caracci della compagnia Rizzotto Marrone con “Spiritismo, Zazà, Maternità, Come le foglie, Romanticismo, Diritto di vivere, ecc.”.       

    Agli inizi del 1900, nell’atrio del convento di San Francesco di Paola sorse una struttura all’aperto, di breve vita, che, a quanto asserisce il Ferrigno, fu denominata “Arena” e in tempi successivi: venne chiamata, “Arena Castelvetrano e Arena Garibaldi”. Qui vennero a recitare compagnie di operette e di varietà.    

    Il cinema Edison sorse in Via Bartolomeo Amari, e durò soltanto tre anni dal 1912 al 1915 nei magazzini dei signori Caracci. Oltre a proiezioni cinematografiche si tennero delle conferenze.   

    In Via Arciprete Paolo Pappalardo nel 1909 sorse il piccolo ma grazioso cinema teatro Eden dove si tennero discorsi commemorativi e di propaganda, dibattiti, conferenze e recite di poesie dialettali, facendo scoprire la duttilità del teatro polivalente.   

    In Via Bonsignore, in un locale sottostante l’ex hotel Selinus (oggi condotta agraria), il giorno 25 aprile 1920 si aprì una elegante sala cinematografica che, dal nome del suo proprietario venne denominato “Cinema Leone”.   

    Come sale cinematografiche, negli anni ’50, c’erano pure: il “Pirocchino”, un locale che fungeva da dopolavoro ferroviario e il teatro Selinus, che, sorto nel 1920 era caduto in bassa fortuna e ridotto in cinema di pessima categoria. In seguito, in pieno boom economico italiano, erano sorti: il Capitol ed il Cinema Teatro Palme.   

    Ma il locale più ricco di storia e di anni è l’attuale cinema teatro “Marconi” i cui proprietari sono tutt’ora Antonio Vaccarino e la moglie Gisella D’Anna.  Nel 1895 i fratelli Auguste e Luis Lumière inventarono la pellicola cinematografica. La prima proiezione avvenne il 19 marzo 1895.

    A mio giudizio fu una invenzione senza pari; il potere registrare le vicende umane e poterle rappresentare nel futuro significava per certi versi fermare il tempo; una vittoria della vita sulla morte, un sogno millenario dell’umanità.

    Il prof. Marco Rossano nella sua gioventù era molto noto, perché fu campione internazionale di fioretto; insegnante di ginnastica, per come si diceva allora, conseguì il titolo di studio nella prima facoltà di educazione fisica che era sorta nella Napoli Borbonica.  I genitori erano dei ricchi commercianti di tessuti a Napoli e possedevano tre piroscafi per il loro commercio internazionale.

    Nel 1898 Rossano, in un convegno sportivo internazionale assiste ad una proiezione cinematografica dimostrativa, che lo spinge a costruire nello stesso anno il primo cinematografo siciliano in via dei Vespri a Castelvetrano sua città natale, in un’area all’aperto che allora apparteneva al Collegio di Maria.

    Successivamente costruì un locale coperto, in legno, che,  purtroppo, nel 1927 fu distrutto da un incendio; ma il proprietario lo ricostruì subito in muratura. Il locale, denominato  “Cinema Rossano”  il 26 agosto del 1911 divenne “Cinema Marconi”. Nel 1890, tornando da un altro convegno all’estero ha apportato come novità l’illuminazione ad acetilene. Da quella data fino al 1915 Castelvetrano fu illuminata ad acetilene.  

    Dal 1898 e fino agli anni’40 c’era ancora il “cinema muto” poiché le pellicole cinematografiche non avevano ancora la colonna sonora. I dialoghi fra gli attori comparivano scritti su una striscia sotto le immagini. Per non fare addormentare il pubblico per l’eccessivo silenzio, un pianista suonava dei motivi d’occasione.

    Allora gli attori più in voga erano Charlie Chaplin, Tom Mix (pseudonimo di Thomas Hezikiah Mix), Larry Semon (conosciuto in Italia come Ridolini), i fratelli Marx (Marx Brothers, il gruppo comico formato dai cinque fratelli Marx), ma anche Buster Keaton, Douglas Fairbanks ed altri.     

    Negli anni ’50 le pellicole che si proiettavano, e seguite dai ragazzi, erano film western, di Tarzan, Olio e Stalio. Per gli adulti, oltre ai film di cappa e spada, c’era tutta una serie di melodrammi italiani strappalacrime come: “Catene, tormento, i figli di nessuno, torna, l’angelo bianco, noi peccatori, malinconico autunno”, tutti girati dal 1949 al 1958. Gli attori principali erano generalmente Amedeo Nazzari e Yvonnne Sanson, con la regia di Raffaele Matarazzo. La trama di detti film era di solito simile, con l’adulterio vero o presunto, una donna che per la sua bellezza e ingenuità cade vittima di un tranello e s’allontana dal suo amore.   

    Il cinema teatro Marconi rappresenta anche un tassello della storia antica di Castelvetrano, una ricca storia che continua ai giorni nostri. Ristrutturato nel 1970 dagli attuali coniugi Vaccarino, è il superstite unico delle 26 sale cinematografiche che negli anni 60 esistevano in tutta la Valle del Belìce.

    Il cinema teatro continua a funzionare con successo per la caparbietà dei proprietari, che, malgrado le varie crisi riscontrate nel corso dei decenni, orgogliosamente gestiscono come servizio culturale per la collettività di tutta la Valle del Belìce. L’ultima rappresentazione teatrale è stata: “Donne di mafia e donne contro la mafia” scritta da Francesca Incandela e regia di Piero Indelicato. 

    La via dei Vespri, zona pedonale, dove si affaccia la sala è stata trasformata dal prof. Vaccarino in un salottino accogliente che a Natale risplende di luci ed addobbi natalizi.     I

    miei coetanei ricorderanno il cinema - teatro Marconi degli anni ’50 con molta nostalgia, perché li riporta alla loro lontana giovinezza, quando si dovevano fare sacrifici per accumulare quelle poche lire necessarie per l’acquisto del biglietto d’ingresso. A me è capitato di entrare qualche volta “a scavallu” approfittando della distrazione del guardiano; per noi ragazzi, avere evaso la sorveglianza del custode era un segno d’audacia, che procurava  ammirazione dai coetanei.

    Di quegli anni ricordo il prof. Rossano, che con amici si sedeva davanti la sala, “lu mutu di lu marconi” che era il factotum del locale, e “lu immurutu di lu Marconi”, il bigliettaio. In una città post bellica come Castelvetrano, per trascorrere una giornata festiva, oltre al passeggio, l’economia di allora poteva offrire ai più agiati soltanto passatempi voluttuari come: cinema, caramelle, gelato,  “calia”, “simenza” e “nuciddi atturrati” (semi torrefatti). 

    In quegli anni negli intervalli della proiezione passava il caramellaio con la sua caratteristica  “abbanniava”: <>. Fu in quegli anni che comparve “la cciunca” (gomma da masticare = vocabolo americano chewing-gum storpiato).

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