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Speciale Carnevale: storia di una festa pagana ricordando "Farse" e "danza degli schiavi"

di: Vito Marino - del 2017-02-24

Immagine articolo: Speciale Carnevale: storia di una festa pagana ricordando "Farse" e "danza degli schiavi"

(ph. www.meteoweb.eu)

La globalizzazione sta livellando la cultura di tutti i popoli della Terra, annullando a poco a poco tutte la tradizioni popolari locali, dove si trova la sintesi della storia, della lingua e della civiltà millenaria di un popolo. Consapevoli che su questi valori affondano le radici della nostra civiltà, dobbiamo cercare di recuperare e valorizzare queste tradizioni.

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  • E’ quello che da anni cerco di attuare attraverso la ricerca e la raccolta di materiale che riguardano le nostre tradizioni e diffondendoli attraverso i mezzi di diffusione di massa. Carnevale è una festa di origine pagana; i Greci iniziarono con le feste Dionisiache e Baccanali e, successivamente continuarono i Romani con i saturnali e baccanali. Nel corso dei saturnali romani veniva sovvertito l'ordine sociale, per cui gli schiavi diventavano uomini liberi e potevano comportarsi come tali. Giusto per un breve periodo però, perché poi tutto tornava alla normalità ed il povero schiavo tornava a subire ancora le angherie e le prepotenze dei loro aguzzini.

    Nel periodo che va dal 250 d.C. al 500, il Cristianesimo istituì la Quaresima. Così, dopo quei tre attesi giorni di divertimento e di svago, con le Ceneri ebbe inizio il periodo quaresimale, con “carnem levare”, cioè la festa che ci infligge quaranta giorni di penitenza ed astinenza dalla carne, ricordandoci  che siamo destinati a morire e a  tornare polvere.

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  • Nel nostro dialetto siciliano la parola carnevale conserva interamente la sua origine latina, infatti “carnem levare” diventò “carnelevare” e, successivamente, carnelevaru. Famosi in tutto il mondo è il Carnevale di Rio in Brasile, di Colonia in Germania, Nizza in Francia e Québec in Canada.  L'Italia ha una grande ricchezza di maschere di Carnevale a carattere regionale: sono nate dal teatro dei burattini, dalla Commedia dell'arte, da tradizioni arcaiche, oppure sono state ideate appositamente come simboli dei festeggiamenti carnevaleschi di varie città.

    La maschera siciliana per eccellenza è Peppe Nappa, della Commedia dell'arte, solennemente celebrata durante il carnevale di Sciacca. Molto rinomato è il carnevale di Venezia dove vengono premiate le maschere più belle, vestite in costumi dell’epoca e a Misterbianco (CT), dove sfilano oltre 700 maschere di pregevole fattura, che richiedono una lunga lavorazione e materiale pregiato.

    L'usanza dei carri allegorici, durante il Carnevale è attiva in molte città italiane, come Viareggio, Acireale, Putignano, Massafra, Melilli, Sciacca, ecc. dove nei tre giorni di baldoria carnevalesca  vengono fatti sfilare carri sovrastati da figure allegoriche costruite in cartapesta, che in genere rappresentano in maniera ironica alcuni eventi o personaggi di attualità.

    Le prime notizie storiche certe sul Carnevale siciliano risalgono al 1600 e riguardano la città di Palermo; col passare degli anni, la manifestazione diventa sempre più sfarzosa negli addobbi, nei costumi e nelle maschere.

    Anticamente in Sicilia si poteva assistere a delle danze particolari, come quella "degli schiavi" durante la quale i partecipanti, travestiti appunto da schiavi, ballavano per le strade pubbliche al suono di antichi strumenti turchi come i tamburi, o la così chiamata "Balla-Virticchi", per la quale i partecipanti si travestivano da pigmei e facevano divertire il popolo.

    Le "Farse" di Carnevale sono delle storielle burlesche, scritte e recitate in vernacolo, che mescolando la tradizione popolare a quella pagana, i cicli della vita con quelli della morte e criticando le classi sociali facevano divertire un pubblico, che spesso si identificava nei protagonisti.

    “La Vastasata”, un tipo di farsa popolare, in cui erano protagonisti i “vastasi”, cioè i facchini scaricatori di porto, sorse a Palermo, nella seconda metà del 18° sec. Le rappresentazioni avvenivano dentro una baracca di legno, detto “casotto”, adattata per l’occasione in teatrino. Il popolo ne era attore e spettatore. I temi erano semplici, a volte venivano inserite delle cantate. Il loro protagonista principale era “Nofriu” (Onofrio) che incarna le precedenti maschere siciliane di servi.

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