Accusati di omicidio colposo. Assolti due ginecologi castelvetranesi
di: Elio Indelicato - del 2017-07-16
Sono stati assolti dal Giudice monocratico di Marsala “perché il fatto non sussiste” i due ginecologi di Castelvetrano che, in concorso con altri medici, erano stati accusati della morte di una donna di Castelvetrano Girolama Leone.
Una sentenza che in questa fase del giudizio spazza via le accuse e che soddisfa i due medici sicuramente che hanno vissuto con sofferenza le fasi del processo.
Per l’avvocato Celestino Cardinale ,che difende i parenti della donna deceduta: “Siamo di fronte ad una sentenza ,che si basa sulle perizie di parte e del Ctu che sono in buona sostanza contraddittorie:della serie operazione riuscita, paziente morta”.Attendiamo di leggere le motivazioni per proporre l’appello”
Anzalone e Cuttone erano stati accusati di avere sbagliato diagnosi, per “negligenza, imprudenza e imperizia”, dopo avere visitato la 32enne Girolama Leone.
A portare la donna in ospedale, il 10 maggio 2011, era stato il marito, Giuseppe Leone. La morte avvenne, per emorragia cerebrale, il 13 maggio 2011 al Policlinico di Palermo, dove la donna era stata trasferita in seguito alle complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo eseguito, l’11 maggio, all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Girolama Leone, che era al settimo mese di gravidanza, morì dopo avere dato alla luce una bambina, che ora ha tre anni. Inizialmente i medi-ci indagati furono otto.
Poi, però, per sei di loro ci fu l’archiviazione. Dalle indagini, condotte dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura e coordinate dal procuratore Alberto Di Pisa, era emerso che alla base della tragedia vi sarebbe stata l’errata dia-gnosi iniziale di Anzalone e Cuttone, che non seppero redigere, secondo l’accusa, l’esatto quadro clinico, non comprendendo il reale motivo dei forti dolori addominali accusati dalla donna, che solo all’indomani del ricovero fu trasferita d’urgenza all’ospedale di Trapani. Nel frattempo, però, le con-dizioni della partoriente si erano irrimediabilmente aggravate.
Ad Anzalone si rimproverava di non avere predisposto il ricovero, rimandando a casa la donna in-torno alle 19.30 del 10 maggio. A Cottone, invece, di non avere effettuato gli esami ematochimici urgenti, non procedendo al taglio cesareo, quando, dopo le 23 dello stesso giorno, il marito la riac-compagnava in ospedale con dolori sempre più forti. Il marito e i genitori di Mimma Leone si erano costituiti parte civile con l'assistenza dell'Avv.Celestino Cardinale.