Quando CVetrano (prima del punteruolo) era la Palmosa Civitas. E intanto lo sterminio silenzioso continua
di: Vito Marino - del 2018-12-01
Lo stemma di Castelvetrano è una palma sormontata da una corona e con la didascalia sotto, di Palmosa Civitas; uno stemma simile apparteneva all’antica Selinunte, che Virgilio nel III canto dell’Eneide, la definisce palmosa.
Lo stemma della palma era stato adottato anche dai principi Aragona, che governarono il paese intorno al ‘600; lo troviamo pure nel complesso architettonico della bella statua della Ninfa o “Ninfuzza di li cannola” per come la chiamavano i nostri padri e in tanti edifici pubblici della città. Questo emblema non è stato messo per caso; nel passato questa pianta faceva bella mostra di sé in tutte le tenute dei nobili, ma anche nel verde pubblico e nei cortili.
La varietà da datteri proviene dalle zone tropicali. In Sicilia ed a Castelvetrano in particolare, dove ha trovato un clima ideale, anche se il frutto non sempre arriva a completa maturazione, è molto coltivata come pianta ornamentale. Purtroppo, anche se si tratta di una pianta vigorosa che resiste alle intemperie, un piccolo coleottero curculionide, il punteruolo ha messo a rischio la sua esistenza, sia nelle zone d’origini che in tutti i territori dove il clima permette la sua crescita .
Nel nostro territorio sono scomparse tutte le palme che esistevano lungo il litorale che va da Marsala a Selinunte. Questo animaletto apparentemente insignificante spostandosi dalla Malesia, ha infestato tutte le zone attraversate ed ha raggiunto anche l’Europa; in Italia è arrivato nel 2005. Del punteruolo se ne è già parlato moltissimo quando ha fatto la sua comparsa devastatrice, quindi non se ne è parlato più. La rassegnazione è prevalsa sulla lotta per contenere la sua furia devastatrice.
Per quanto riguarda Castelvetrano, in particolare bisogna dare merito e lode all’ultima Amministrazione Comunale, poiché in quel periodo tutte le palme facenti parte del verde pubblico restarono vive e vegete. Ogni mese, infatti, una squadra d’operai con il camion attrezzato di sollevatore, passava in rassegna tutte le palme comunali, irrorandole con insetticida.
In questo modo le palme erano state salvate, in barba al punteruolo, e lo stemma glorioso della Palmosa Civitas poteva restare al suo posto.
Dal 2009 ad oggi ho già scritto tre articoli su questo animaletto e sul danno che arreca alle palme e a tutto il territorio. Sembrava che il problema fosse stato risolto. Purtroppo scomparsa l’amministrazione comunale, col subentrare dei commissari, questo problema è passato in secondo ordine: c’era il bilancio che piangeva e l’immondezza che ammorbava l’aria della città. Le palme non sono state più irrorate e l’effetto devastante si sta vedendo da qualche mese a questa parte. Infatti ad una ad una stanno morendo.
Un vero disastro, se consideriamo che queste piante sono state messe a dimora, ancora piccolissime, circa 50 anni fa. A questo punto, tra una riflessione ed un’altra sorge la rabbia dei cittadini contro questi amministratori, che oltre a non avere risolto i vari problemi amministrativi, non sono cittadini di Castelvetrano e non conoscono e non vogliono conoscere la nostra cultura, le nostre tradizioni e le bellezze del nostro territorio. Inoltre, non ci possiamo dimenticare che ci hanno considerati tutti come mafiosi, che non vogliamo pagare le tasse.
Per Castelvetrano la perdita delle palme ha provocato un danno immateriale inestimabile: la città ha perso cinquant’anni di cure verso queste piante e l’amore che aveva acquisito, vedendole crescere giorno dopo giorno.
Forse ricominciando a irrorarle con l’insetticida qualcuna si potrebbe salvare; ma cosa ne pensano i nostri commissari inquisitori?