• A3 dottor Gianni catalanotto
  • A3 Conad
  • Farmacia Rotolo Castelvetrano
  • A3bis Farmacia Rotolo
  • Pavia Car r2 omaggio fino al 31 dicembre

Dalla Scandinavia a Gibellina. Alla scoperta del’"Arca dei semi” tra natura e arte. Intervista a Egle Oddo

di: Alessandro Indelicato - del 2019-02-22

Immagine articolo: Dalla Scandinavia a Gibellina. Alla scoperta del’"Arca dei semi” tra natura e arte. Intervista a Egle Oddo

Gibellina è un museo en plein air nato dall’intuizione del sindaco Corrao, che dopo il sisma del ’68, si adoperò affinché la rinascita dalle macerie avvenisse con l’arte e la cultura. L’impegno delle amministrazioni susseguitesi non si è esaurito. Lo scorso 23 gennaio, veniva approvata una delibera di giunta per l’affido di una porzione dell’orto botanico all’artista di fama internazionale, Egle Oddo, che andrà a realizzare il progetto “L’Arca dei semi”.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Le foto di “L’Arca dei semi” realizzata in Scandinavia hanno conquistato la nostra redazione, che l’ha contattata per una intervista.

    Descriva brevemente chi è l’artista Egle Oddo.

    Sono nata a Palermo, dopo un percorso di studi classici ho frequentato il Politecnico di Belle Arti di Valencia, e ho completato il mio diplomata all'Accadema di belle Arti di Palermo. Ho cominciato a viaggiare presto, con l'obiettivo di conoscere culture e modi di vivere diversi. Il mio interesse principale é la narrazione come forma d'arte.

    Dal 2005 vivo e lavoro a Helsinki dove faccio parte del comitato direttivo di divese organizzazioni e gallerie d'arte. Sono un’artista interessata al realismo operativo inteso come la presentazione della sfera funzionale sotto una veste estetica, e le sue inter-relazioni. Nei miei lavori la produzione industriale si accosta a delicate pratiche artigianali, forme di vita compaiono ed emergono da sculture e oggetti, la fotografia analogica si appropria di immagini digitali, materiali di risulta si mescolano con l’haute couture, ricette antiche portano in tavola minerali preziosi e cibi dimenticati come parte di pasti rituali.

    Il mio lavoro é presente sia presso istituzioni e musei statali che in spazi ed eventi indipendenti. Alcune tra le partecipazioni piú importanti: 54 Biennale di Venezia, Biennale del Baltico, La bás Biennale, Triennale Agrikultura, Manifesta 12 programma 5x5x5, CrossSections.

    Come nasce il progetto L’Arca dei Semi?

    La prima scintilla del progetto è iniziata nel 2007, quando stavo progettando una scultura pubblica a Helsinki e ho riflettuto sul fatto che un monumento inerte potesse essere un modo tutto sommato noioso e antiquato di occupare terreno pubblico nel contesto urbano. Ho pensato allora di creare un contenitore-scultura o un'azione-scultura, qualcosa che ciclicamente interagisse o si comportasse in modo significativo con l'ambiente e la comunità locale.

    Più tardi ho avuto una conversazione con mio padre, un ingegnere in pensione, un esperto di eno-gastronomia che amava abitare in una zona rurale; mi disse con semplicità quanto fosse stupito dall'incredibile assortimento di timo che trovava vicino casa, i minuscoli fiori che brillavano tra le pietre, il suo profumo persistente e il suo gusto robusto. Aveva scoperto che era una varietà molto antica utilizzata nella cucina romana. "Puoi salvare il timo nella tua scultura, il cibo è il patrimonio culturale per eccellenza", suggerì. Una connessione imprevista inizió a diventare chiara.

    Il cuore del contenitore-scultura avrebbe preservato i semi viventi delle piante, e l'azione-scultura avrebbe creato occasioni e rituali pubblici per condividerli.

    Dove e come nasce la scelta per l'ambientazione a Gibellina?

    Alla fine del 2015, con la mente piena di pensieri romantici sulle mie radici culturali, sognando la biodiversità floreale della Sicilia, ho contattato diversi esponenti di enti pubblici per condividere il mio progetto: l'Universitá di Palermo, l'Assessore alla Cultura Andrea Cusumano, il Direttore dell'Accademia di Belle Arti Mario Zito e lo staff dell'Orto Botanico di Palermo, inviando loro dettagliati testi e documentazione che descrivevano il mio lavoro con l'Arca dei Semi.

    Nel 2017, durante una residenza artistica a Palermo ho incontrato il Direttore della Fondazione Orestiadi, Enzo Fiammetta che dopo aver assistito a una presentazione del mio lavoro mi ha invitato per una residenza artistica presso la Fondazione.

    Nel corso di questa residenza si é accresciuto il mio interesse per ambientare il lavoro a Gibellina e in altre zone sia in Sicilia che nel Mediterraneo, come un'insieme interconnesso di punti dove la biodiversitá vegetale si esprime in maniera artistica.

    Altre sue opere di cui va fiera?

    Un'altra opera su cui ho lavorato per anni e continuo tutt'ora é SCREEN (Schermo) una serie fotografica che ho presentato a diverse Biennali. Iniziata nel 2005 con l'avvento di Skype, Youtube e Facebook, si tratta di una produzione in film 35mm che esplora le interconnessioni tra tecnologia e identitá, tra la pelle umana e il suo colore per come appare sugli schemi digitali, tra la maniera di produrre e di archiviare immagini che sentiamo familiari.

    Il Mediterraneo è luogo di interculturalità tipico, quindi luogo naturale per un’Arca. Ma perchè è stata scelta proprio Gibellina per il progetto L’Arca dei Semi?

    Si tratta di una serie di felici coincidenze e del palesarsi delle condizioni ideali per la realizzazione dell'opera. Come nella mitologia, l'individuo da solo non può realizzare il compito di costruire l'Arca, di riunire le varie specie e trovare luoghi in cui la vita possa espandersi; e dunque il coinvolgimento e la partecipazione attiva di enti pubblici e privati, della comunità locale, delle nuove generazioni, degli esperti di botanica e biodiversitá vegetale, sono tutti fattori determinanti. E sono tutti fattori che si sono palesati a Gibellina.

    Pensa che sarà facile interagire con la gente del posto e far comprendere il Suo messaggio?

    Io credo che avró molto di piú da imparare e comprendere grazie allo scambio con i Gibellinesi, di quanto io non sia in grado di dare. Mi sento accolta e compresa in maniera naturale quando lavoro lí. Non c'é alcuna fatica, né alcuna traccia di incomprensione. Questo non vuol dire che non ci possano essere eventualmente delle difficoltá. Vuol dire soltanto che sembra esserci un linguaggio comune che condividiamo.

    In cosa consisterà la sua opera?

    L'Arca dei Semi (o nel suo titolo originale Ark of Seeds - AOS) è un progetto transdisciplinare. Si compone di una serie di piccole aree seminate dove cultivars e piante spontanee convivono, dove la linea di demarcazione tra sito agricolo, parco urbano e natura selvatica si sfuma grazie ad una pratica che ho denominato di 'non-giardinaggio'. Grazie a questa pratica, le piante creano assemblaggi inaspettati, e il sito, o nicchia se vogliamo, si distingue visibilmente dall'ambiente circostante grazie alla sua differenziazione biotica, segnata a lungo termine da imprevedibili assemblaggi di specie e nuove formazioni estetiche.

    Oltre a creare questi piccoli siti incontaminati, creo alcuni oggetti scultorei di varie dimensioni che uso per offrire i semi durante performances pubbliche, canalizzano la gestione collettiva delle risorse naturali sotto forma di una pratica artistica partecipativa.

    Quanto tempo servirà per realizzarla?

    Con le piante non si puó andare di corsa, e questo a mio avviso é belissimo. Per poter assistere all'evoluzione naturale di questi siti e all'interazione delle piante le une con le altre, e delle piante con la popolazione umana locale, é necessario un periodo minimo di sette anni.

    Essendo un'opera d'arte relazionale, e cioé che si interessa principalmente delle relazioni che si creano grazie alla pratica artistica, sará posibile apprezzarla solo vivendo con essa, e non tanto attraverso le immagini che la rappresentano. In questo senso é un opera insieme lenta e monumentale, che vive solo nel luogo dove cresce. Se si considerano questi fattori é un opera senza tempo e in continuo divenire.

    Cosa prova a sapere che avrà un orto botanico a Sua disposizione, e che questo comunque negli anni non era stato utilizzato, sebbene l’arch. Burzotta che lo progettò aveva identificato in questa struttura un segno della rinascita di un paese distrutto?

    In realtá non avró l'Orto Botanico a mia disposizione, ma solo un triangolino di circa 90 metri quadri al suo interno, e un'aiuola di circa 200 metri quadri che si trova su Viale Santa Ninfa. Sono felicissima che il Comune di Gibellina mi abbia assegnato la cura temporanea di questi spazi verdi, e sono grata a tutti coloro che si sono adoperati per facilitare l'inizio di questo progetto.

    Certamente un Orto Botanico é giá in sé un simbolo che si presta all'idea di conservazione, di nascita e di evoluzione. Gibellina non piú un paese distrutto, ma come tanti piccoli centri in Sicilia rischia lo spopolamento. Per fortuna sia le iniziative indipendenti come il MAG, che gli enti privati come le Cantine Orestiadi, la Fondazione Orestiadi, congiuntamente agli enti pubblici come il Comune, si impegnano a creare ogni anno iniziative interessanti che aiutano a mantenere l'economia e la vita sociale del paese vivi.

    La Sua arte è molto particolare ai miei occhi da neofita. Sfogliando Sue foto, mi sono resa conto che l’arte per Lei è anche una forma di indagine e riflessione sociale, no?

    Simile a una costellazione di macchie di leopardo, diverse installazioni di Ark of Seeds sono apparse a diverse latitudini in Finlandia, Spagna, Italia, Gambia, Messico, Svezia, Germania e Marocco, e presto in Tunisia. In ogni versione specifica, i semi viventi costituiscono il cuore dell'Arca, nel loro complesso e armonioso insieme.

    Quando vengono offerti, scambiati e piantati, i semi diventano un simbolo di reciprocità nelle relazioni inter-culturali e inter- specie, diventando anche parte di una popolazione nomade che non esiste in una forma continua, sempre uguale, centralizzata come in una banca, ma è diffusa, vive e agisce nelle mani di varie comunità. Continuo ad affidare varie collezioni di semi a persone e comunità selezionate, per rivitalizzare la flora locale e a proteggere le specie vulnerabili.

    Il lavoro viene svolto seguendo un'attenta osservazione del modo in cui le persone toccano, trattano e condividono i semi in culture diverse.

    La sensibilità nel trattare temi importanti come la sorte dei semi nel futuro, quindi la nutrizione, la salute ma anche l’equa distribuzione delle risorse naturali. Lei ha ottenuto riscontro dalle Sue performances artistiche? o è utopia? Possiamo sperare che l’Arca possa contagiare il mondo su queste problematiche?

    A tal proposito posso solo dire che chi ha inventato la pubblicitá nell'800 lo ha fatto perché ha osservato che l'arte ha una grande influenza sulla societá e i comportamenti. Queste influenze sono spesso sottili, al principio invisibili e poi all'improvviso si palesano. Quando cominciai a lavorare con i semi e le piante nella mia pratica artistica, giá negli anni '90, c'erano ancora pochissimi che lo facevano, adesso é una pratica che sta prendendo piede come una scuola di pensiero.

    Nel mio lavoro collaboro sempre con scienziati e ricercatori, esperti di semi, professori di biologia vegetale. Nel caso di Gibellina la scelta per le popolazioni di semi verrá fatta congiuntamente con la Professoressa Anna Scialabba del Dipartimento STEBICEF dell'Universitá di Palermo e con Eva Polare, iniziatrice di SemiNativi, un progetto nato con l'obiettivo di creare una catena chiusa che continui a riprodurre e preservare i semi dell'antica biodiversità siciliana.

    Collaboro con scienziati e attivisti propro perché sento la necessitá di veicolare la conoscenza attraverso alcune pratiche artistiche. Non si tratta di un'arte didattica, ma di un'arte che contiene conoscenza, cosí come i semi contengono giá tutto il dna dell'albero intero cho puó crescere.

    Lei ha viaggiato molto e vive all’estero. Cosa pensa della Sicilia dal punto di vista artistico e culturale? E’ possibile una rinascita come quella prospettata dal sindaco Corrao ai suoi cittadini dopo il terribile terremoto del ‘68?

    La rinascita é possibile quando ci sono sforzi congiunti, corali, qui come altrove. E dunque mi auguro di partecipare e di dare il mio modesto contributo. Ma in realtá questa rinascita non é forse diventata un mito? Una parola retorica per divagare e procrastinare a dopo gli sforzi? Meglio parlare di vita, di presente, di urgenza, di desiderio, di condivisione.

    Una curiosità personale: cosa prova quando dona agli altri i semi dalla scultura che ha creato per contenerli? La Sua espressione nel volto è radiosa. Che significato attribuisce a questo gesto, e non solo come artista?

    Per me si tratta di un messaggio segreto che condivido con molta intensitá, e che so che verrá compreso all'improvviso molto dopo. Come molte persone che hanno partecipato alle mie performances mi hanno raccontato, quando dopo anni hanno guardato le mie piccole sculture o i semi che erano giá cresciuti, all'improvviso quel simbolo si é connesso con la loro vita presente come per magia, creando nuovi significati reconditi.

    Pensa che la sua opera ambientata a gibellina possa rappresentare il “seme” per una nuova stagione artistica che segue i fasti del periodo di Corrao?

    A questa domanda posso solo darle una risposta sibillina. Lo spettatore é un partecipante che ha momentaneamente scelto la contemplazione.

    Ringraziamo Egle Oddo per l’intervista gentilmente concessaci.

    Vuoi essere aggiornato in tempo reale sulle notizie dalla Valle del Belìce? Clicca “Mi piace” su Castelvetranonews.it o seguici su Twitter