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Maria Carolina d'Asburgo esiliata a CVetrano nel 1813 e il suo amore per Lady Emma Hamilton

del 2018-06-20

Immagine articolo: Maria Carolina d'Asburgo esiliata a CVetrano nel 1813 e il suo amore per Lady Emma Hamilton

Maria Carolina d’Asburgo (Vienna, 13 agosto 1752 – Vienna, 8 settembre 1814), figlia dell’imperatore Francesco I e di Maria Teresa d’Austria, nel 1767 sposò Ferdinando IV di Borbone, re delle Due Sicilie.

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  • La notte del 21 dicembre 1798,  i sovrani di Napoli Ferdinando di Borbone e la moglie Maria Carolina, scappano verso Palermo per sfuggire alla rivolta popolare; con il seguito reale c’era anche lady Emma Hamilton, moglie dell’ambasciatore inglese. Il gruppo era protetto dalla marina inglese comandata dall’ammiraglio Orazio Nelson.

     Emily Lyon Neston, (26 aprile 1765 – Calais, 16 gennaio 1815),  quando aveva appena due mesi restò orfana del padre, il fabbro Henry Lyon. Fu cresciuta, pertanto, dalla madre, Mary Kidd, in condizioni di estrema povertà e non ricevette alcuna regolare istruzione almeno fino all'età di diciassette anni. EmIy era una ragazza piuttosto spregiudicata e nel 1780, all'età di quindici anni, ebbe una figlia da un suo amante, sir Harry Featherstonhaugh. Nel 1781, Emily Lyon si trasferì a Londra e cambiò il suo nome in Emma Hart. Nel 1782, la diciassettenne Emma era già ben nota a Londra, essendo stata tolta dal bordello di una tale Madame Kelly, ad Arlington Street, per diventare la mantenuta di molti uomini dell'alta società, e per aver posato come "Dea della Salute" nello studio di James Graham.

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  • A diciannove anni divenne l'amante di Charles Francis Greville (1749-1809), figlio di Francis Greville primo conte di Warwick. Greville era profondamente innamorato di lei, e la fece posare più volte per un suo amico, il pittore George Romney.

    Durante questa relazione, Emma cominciò a ricevere un'istruzione adeguata e a frequentare l'alta società londinese del tempo. Da questo rapporto nacquero tre figli . Lo zio di Greville,     sir William Hamilton, ambasciatore inglese nella capitale del Regno partenopeo, s’invaghì di Emma, e la sposò il 6 settembre del 1791; da quel momento la sua vita si collega alle sorti del Regno di Napoli, diventando un anello di congiungimento fra la potente Inghilterra e il regno di Napoli.

    Emma creò quelle che lei chiamava attitudes, cioè delle esibizioni che erano un misto di prosa, danza e recitazione, e che ebbero enorme successo in Europa. Usando alcuni scialli, ella posava evocando personaggi femminili dell'antichità come Medea o Cleopatra, diventando protagonista indiscussa di tutte le serate mondane del regno. Tali esibizioni affascinarono aristocratici, artisti, scrittori, tra cui il grande Johann Wolfgang von Goethe, ed anche re e regine, lanciando nuove tendenze nella danza in tutta Europa, nonché la moda di un abbigliamento drappeggiato in stile greco.

    Come ambasciatrice, frequentando la corte borbonica diventa sostenitrice e amante ufficiale dell’ammiraglio Orazio Nelson, nonché amica e consigliera Dell’autoritaria  Maria Carolina di Borbone regina di Napoli e di Sicilia.

    Horatio Nelson, il celebre ammiraglio britannico, nel 1793, quando venne a Napoli a chiedere rinforzi contro i francesi; Emma usò la sua influenza sulla regina per ottenere che il re concedesse i rinforzi a Nelson. Questi tornò a Napoli cinque anni dopo, quando era ormai diventato una leggenda vivente, per la sua vittoria nella “Battaglia del Nilo” del 1798 e la “Battaglia di Trafalgar” (Stretto di Gibilterra) contro Napoleone.

    La sua bellezza ipnotica, il suo sorriso e il suo sguardo indimenticabili, il suo corpo sinuoso, sprigionava una sensualità prorompente, che non lascia indifferente nemmeno la regina Maria Carolina d’Austria, con la quale allaccia un rapporto amoroso.

    Il 21 dicembre 1799, Emma ricevette la prestigiosissima onorificenza di Dama di Devozione dell'Ordine di Malta, con lettera firmata di persona dallo zar Paolo I, decorazione assai raramente concessa ad una donna, soprattutto se non di nascita nobile.

    Nel 1799 la regina si servì della Hamilton per convincere Nelson a non rispettare il trattato di capitolazione  che il cardinale Fabrizio Ruffo aveva concluso  con i patrioti repubblicani del 1799, garantendo loro  la libertà in Francia. Nelson arrivato a Napoli con la flotta inglese, occupò la città e fece subito impiccare il Caracciolo. A seguito di questa decisione 124 nobili ed intellettuali napoletani che avevano ricoperto incarichi di governo nella effimera repubblica vennero giustiziati. Tra questi Domenico Cirillo, lo scienziato medico, entomologo e botanico che pure sembra avesse scritto una lettera a lady Hamilton per ottenere la grazia.

    Orazio Nelson, per tali “alti meriti”, ebbe  da Ferdinando di Borbone, come dono, tra l’altro, il Ducato di Bronte. In pratica Nelson rimase al servizio di Ferdinando IV di Borbone dal settembre 1798 all’agosto del 1799.

    Nelson ritornato a Londra, si separò dalla moglie e andò a vivere con sir William e Lady Hamilton in Grosvenor Square; sembra che la loro relazione sia stata tollerata, e persino incoraggiata, dall'anziano William, il quale manifestava e riceveva ammirazione e rispetto per Nelson.

    Nel 1801, a Londra, Emma diede alla luce una bambina, figlia di Nelson, cui venne dato nome Horatia. Nello stesso anno, Emma, Nelson e William andarono ad abitare a Wimbledon. Lì vissero apertamente insieme, in un triangolo che affascinò il pubblico. Insieme a loro viveva anche la madre di Emma. I giornali dell’epoca riferivano le scelte di Emma nel lanciare nuove mode in fatto di vestiario, arredamento e perfino di menù per i pranzi; ma i giornali riportavano anche tutto ciò che tutti e tre facevano.

    William morì nel 1803 e Nelson ritornò quasi subito in mare, lasciando Emma incinta del suo secondo figlio. Il bambino, una femmina, morì poche settimane dopo la nascita. Per distrarsi dai suoi dispiaceri Emma cominciò a giocare d'azzardo e a spendere eccessivamente, dilapidando i suoi averi e indebitandosi eccessivamente.

    Nel 1813 Emma andò in prigione per debiti, e vi rimase per un anno. Un certo Alderman Smith l'aiutò ad uscirne, e lei andò in Francia per sfuggire ai suoi creditori. Datasi al bere, morì in miseria, di insufficienza epatica, a Calais, nel gennaio del 1815.

    Per la sua personalità complessa e per l’influenza raggiunta sugli affari di stato (una scalata sociale senza precedenti), tanti scrittori si sono interessati più di lei che della stessa regina Carolina.

    Lo storico Pietro Colletta la descrisse ritraendola  sempre al fianco di Carolina nella reggia, nei teatri, al pubblico passaggio, e spesso nei penetrali della casa, nel  bagno e nel letto che si godevano  comuni.

    La scrittrice Leda Melluso ha dedicato a lei un buon romanzo storico dal titolo eloquente “ L’amante inglese” del 2011. Si può  inoltre affermare che, considerando  le testimonianze di Colletta e di Ciro Raia (quest’ultimo scrive apertamente di amore “ omosessuale”) e di altri storici, l’amore gay non scandalizzava troppo Napoli in quel periodo e nessuno, a partire da Ferdinando IV, si era scandalizzato del triangolo di Emma Hamilton-William Hamilton- Lord Nelson, né se Lady Hamilton fosse l'amante della regina.

    Alexandre Dumas padre le dedicò due opere, La San-Felice del 1863 e soprattutto Le confessioni di una favorita (1865), da cui lady Hamilton si erge con un sembiante quanto mai contiguo a quello di Moll Flanders, indimenticabile eroina di Daniel Defoe.

    Ma non finisce qui: Susan Sontag scrisse il romanzo “L'amante del vulcano” (1992), costruito sul triangolo amoroso formato da Emma, il marito e Horazio Nelson. Inoltre hanno scritto di lei:

    Giovanni Semerano: Lady Hamilton (1942) - Frank Wilson Kenyon: Emma  (1955) - Gilbert Sinouè: Lady Hamilton (2005) - Kate Williams The Infamous Life of Emma Hamilton (2006)

    Nel 1806 i Francesi invasero il regno di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, con la  famiglia e il seguito reale si rifugiò in Sicilia alla corte di Palermo, con l’appoggio della marina inglese e vi rimase fino al 1815 sotto la loro protezione; una protezione che divenne una occupazione militare della Sicilia, dove la casa reale era diventata soltanto una figura simbolica.

    La regina Maria Carolina si interessava degli affari di stato sostituendosi al marito che aveva un carattere debole. Per liberarsi dal giogo inglese, essa tramava con i Francesi. Per questo motivo gli Inglesi vollero il suo allontanamento dagli affari di stato, mandandola in esilio in Austria.

    La regina Maria Carolina d’Asburgo venne nel 1813 a Castelvetrano, dove restò relegata per 84 giorni,  in attesa di partire per l’Austria. 

    Qui ufficialmente trascorse quei giorni in maniera di perfetta cristiana partecipando alla vita sociale della città.

    Tutte le sere la regina recitava il rosario assieme al figliolo Leopoldo, che rientrava a due ore di notte, (corrispondente alle ore 22), dopo avere frequentato la casa del sig. Francesco Consiglio. Ormai sembrava rassegnata al suo destino assumendo l’aspetto della martire incompresa, ma anche a Castelvetrano continuava a tramare, a tenere segrete corrispondenze tentando fino all’ultimo una sollevazione delle truppe di Trapani e Corleone, contro gli inglesi. Per questo motivo rinviava la partenza il più possibile.  

    La sovrana lasciò molto denaro in elemosine, addirittura una volta fece buttare nella piazza dal balcone del palazzo, fra la folla che la osannava, un tumulo di piccole monete d’argento da uno o due tarì. Il Ferrigno riporta un documento scritto dall’arciprete Maurici, dove elenca tutti i regali donati alle varie chiese e preti e alle persone che le furono più vicine, nonché altro denaro lasciato per opere di beneficienza. Sui suoi amori nascosti, anche a Castelvetrano, si è tanto vociferato ma niente di documentato.

    Il Didier uno scrittore francese parla di fantomatiche gite della regina da Castelvetrano a Catania a Selinunte e alle Cave di Cusa.

    Sulla sua permanenza a Castelvetrano la regina così scrive testualmente: <>.

    Quindi tutte le accoglienze, le benevolenze del popolo non valsero a nulla e la sua figura di generosa e molto religiosa era tutta una falsità. D’altronde cosa ci si poteva aspettare da una regina che considerava i suoi sudditi siciliani come dei: “selvaggi leccapiedi come i cani di sua maestà”?

    A conferma delle spie che la circondavano, forse con l’intenzione di ucciderla, ne ho avuto una conferma parlando con il sig. Giovanni Modica ex orologiaio, molto conosciuto a Castelvetrano, novantaquattro alla data di oggi (febbraio 2018) e ancora vivente; egli aveva avuto raccontato dai suoi antenati di certe ospitalità misteriose che la regina richiese ed ottenne, per restare nascosta, in casa di un certo Polito in via Milazzo e in seguito in casa di Modica Francesco, suo antenato. Il sig. Modica mi ha raccontato dei regali che la regina lasciò in quella occasione dei quali ancora conserva un ventaglio e un bocchino per fumare, in avorio tutto lavorato, che mi ha fatto vedere.    

    Sarà nella stessa Vienna presso il castello di Hetzendorf che Maria Carolina morirà nel 1814 senza rivedere il marito assistita da alcuni membri della corte borbonica tra cui il suo medico personale.

    Qui, prima di morire scrisse le sue “confessioni” dai quali hanno trovato spunto i numerosi scrittori nel descrivere gli intrighi di corte e le sue avventure amorose anche omosessuali. 

    Vito Marino

     

     

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