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Il Cretto di Burri e il "legame" nascosto con 196 Stati. Proposte e idee per l'opera d'arte di Alberto Burri

di: Comunicato Stampa - del 2018-01-15

In foto: Foto dall'alto del Cretto di Burri, con sezioni numerate aggiunte da Gaspare Falcetta

Visto dall’alto può sembrare la lottizzazione di un nuovo centro urbano appena urbanizzato ma arrivati nelle vicinanze si rimane affascinati da quest’opera d’arte inusuale difficilmente inquadrabile in quell’arte già conosciuta (anche se catalogata come land art) a causa della sua geniale novità. Anche se il maestro Alberto Burri iniziò la produzione dei “Cretti” negli anni 70 del secolo scorso sotto forma di opere pittoriche, nel 1981 diede inizio alla colossale opera del Cretto di Gibellina, trasformando in opera d’arte un’intero centro abitato straziato dal terremoto del 1968.

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  • La novità sta anche nelle conseguenze che succederanno alla costruzione dell’opera. Infatti nonostante i cretti solitamente danno “immagini suggestive di terre spaccate da arsure, diventano queste le ultime rappresentazioni di materie quasi condannate ad apocalittici destini (fonte)”, in questo caso oltre a simboleggiare un sudario in memoria delle vittime del tragico evento sismico, dà i natali ad un luogo di rinascita e di speranza che sarà in seguito teatro di eventi sociali, culturali e sportivi, fonte di aggregazione tra persone provenienti non solo da Gibellina.

    Inoltre nella mia visione un po più tecnica che artistica del cretto stesso, ho trovato un collegamento di quest’ultimo con il mondo intero. Infatti osservando dall’alto tramite una foto satellitare, l’opera da poco completata, alla ricerca di qualcosa di speciale che sentivo presente nell’opera stessa, ho iniziato a numerare i blocchi in cemento e non conoscendo il progetto, ho notato che corrispondono a 122 (ho in seguito avuto conferma del numero da un documento trovato in internet).

    Questo numero non ha soddisfatto la mia curiosità e la mia ricerca di quel qualcosa di speciale anzidetto, così ho cominciato a contare le spaccature o strade cominciando dall’alto verso il basso e tracciando così con diversi colori tutte le strade verticali che in totale sono 37. Ancora nulla secondo me di speciale. Comincio a questo punto, anche per completezza di osservazione, a tracciare le strade orizzontali partendo da sinistra verso destra, anche queste sono 37. Il coincidere degli ultimi due numeri mi da segno della vicinanza a qualcosa di “strano” ma ancora non capisco cosa. Infine decido di sommare il numero dei blocchi al numero delle strade che ho contato: 122+37+37= 196.

    Che a prima vista può sembrare un numero privo di significato ma che coincide al numero di Stati del Mondo generalmente riconosciuti e sovrani a livello internazionale (secondo "Atlante Geografico De Agostini", De Agostini, Novara; "Dizionario enciclopedico geografico", Dorling Kindersley, Londra), ecco la straordinarietà del Cretto di Burri che lo lega al mondo intero e che può a mio avviso dare forza alla richiesta di riconoscimento come sito UNESCO.

    Come già scritto, non essendo a conoscenza del progetto originario di Burri, non so se questi numeri da me citati sono studiati o assolutamente casuali, in ogni caso penso siano degni di essere presi in considerazione al fine per esempio di nominare ogni blocco ed ogni via ad uno stato, creando un legame invisibile e diretto tra il Cretto e tutte le nazioni e magari installando (se artisticamente possibile) una bandiera dello stato di appartenenza, rendendo così l’opera, visibilmente patrimonio dell’umanità.

    ​Gaspare Falcetta
    Associazione Corrente Positiva

     

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