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Dalla laurea in beni culturali al sacerdozio. Quando la "chiamata" cambia la vita. Storia di Marco Laudicina

di: Mario Butera - del 2018-03-27

Immagine articolo: Dalla laurea in beni culturali al sacerdozio. Quando la "chiamata" cambia la vita. Storia di Marco Laudicina

Dagli studi in archeologia all'ordinazione sacerdotale. Un percorso curioso eppure, a suo dire, inevitabile. "Quando Dio chiama, anche se non ti impone nulla, ci prova e ci riprova finché può". Intervista a Marco Laudicina, marsalese, che il 14 aprile alle 18:30 presso la Cattedrale di Mazara del Vallo verrà ordinato presbitero dal vescovo Mons. Domenico Mogavero.

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  • ​Quando ha sentito per la prima volta la vocazione?

    In queste settimane, durante la missione vocazionale che abbiamo realizzato nella città di Castelvetrano, ho incontrato tanti giovani, specialmente nelle aule scolastiche degli istituti superiori dove ho portato la mia testimonianza, che mi hanno domandato tante curiosità e quella che più frequentemente mi hanno chiesto è stata: “quando hai capito che Dio ti stesse chiamando proprio alla vita sacerdotale?”. La mia risposta è sempre stata preceduta da qualche istante di riflessione, perché non è facile individuare nella mia esperienza un momento preciso in cui tutto si è fatto chiaro e limpido.

    Quando Dio chiama, lo fa nella profondità del nostro cuore e per ascoltarlo occorre fare silenzio, metterci in preghiera, davanti alla Parola di Dio e confrontarci con qualcuno che sappia aiutare in questa introspezione. Tutto ciò può richiedere del tempo, mesi o a volte anni. Non a caso abbiamo intitolato questa nostra missione vocazionale “Dammi un cuore che ascolta”, riprendendo lo slogan nazionale vocazionale della Chiesa italiana, proprio perché l’ascolto è fondamentale in ogni scelta importante della nostra vita, specie se riguarda la realizzazione di quel progetto di amore e felicità che Dio ha per ciascuno di noi. Fin dagli anni delle scuole medie, ho percepito in me questo forte desiderio a diventare sacerdote grazie anche alla bella testimonianza che mi ha trasmesso il parroco di allora, in quanto svolgeva il suo ministero con generosità e carità nei confronti di chi, venendo in parrocchia, cercava aiuto e consolazione.

    Con l’adolescenza, ho messo in discussione tutto e i miei piani erano cambiati. Si sa, è una fase della nostra vita dove costruiamo pian piano la nostra identità e ci domandiamo che posto occupare in questo mondo. Dopo la maturità classica e la laurea in Conservazione dei Beni Culturali, è arrivata la crisi, quella sensazione di essere sempre nel posto sbagliato anche se apparentemente sembra tutto in regola. Quando Dio chiama, anche se non ti impone nulla, ci prova e ci riprova finché può.

    Fu il periodo della mia vita in cui intensificai la mia vita spirituale e contemporaneamente mi confrontai assiduamente con il mio padre spirituale. Al termine di un buon periodo di discernimento, abbiamo fatto richiesta per l’ingresso in seminario, cosa che avvenne nel settembre del 2010. Sono passati otto anni in cui, con l’aiuto dei miei formatori, ho compiuto il mio percorso di preparazione umana, spirituale, culturale e pastorale e non posso non ricordare i tanti momenti belli, ma anche quello meno belli che sono stati comunque utili alla mia crescita.

    ​Ha già svolto funzioni sacerdotali nelle parrocchie?

    Dall’ottobre del 2016, appena ordinato diacono, ho svolto il mio ministero nell’unità pastorale chiesa madre - s. Giovanni in collaborazione con don Giuseppe Undari e di questo sono grato al buon Dio per le belle esperienze vissute in questi mesi e per i tanti volti sorridenti e generosi che mi hanno accompagnato giorno dopo giorno.

    ​E cosa pensa di Castelvetrano?

    Quando mi chiedono: ti piace Castelvetrano? Rispondo: non solo mi piace, ma le voglio bene! Questa città è capace di dare tanto amore, quanto è grande la sua bellezza!

    ​Cosa vuole dire sta leggendo queste ​sue parole?

    Il mio invito è quello di pregare per me, per tutti coloro che in seminario si stanno preparando a fare il mio stesso passo e per i tanti giovani in ricerca che desiderano mettersi in ascolto del loro cuore. Per me è un sogno che si avvera, o meglio, una vocazione che trova risposta e concretezza, nonostante che il dono del sacramento dell’ordine è talmente grande e prezioso che ci si sente sempre inadeguati a riceverlo. Ma il bello è questo: Dio chiama chi vuole e quando vuole e non si basa su criteri di valutazione puramente umani. La felicità non è un’utopia ma è il compimento di ciò a cui Dio ci chiama.
     

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