“Le signorine che 'vendono' l’amore in strada tra Selinunte, Triscina e CVetrano”. Troppi che guardano senza vedere
di: Simonetta Schillaci - del 2020-03-04
“Le signorine che vendono l’amore”, così le chiamano. La loro pelle è color cioccolato, i capelli stretti in mille treccine variopinte, sempre sorridenti, sono belle, bellissime nei loro abiti succinti. Sono appena maggiorenni. Le vedi sbucare negli angoli delle strade di campagna o stare accovacciate in sedie traballanti che ascoltano musica o stringono una bambola forse nel tentativo di vivere l’infanzia rubata.
Sembrano far parte del paesaggio, certe volte quella sedia è vuota e se passi da li fai i conti con la realtà: di sicuro sono salite in una macchina per “vendere” l’amore. Così per pochi Euro, per pochi interminabili minuti quel corpo meraviglioso diventa merce di scambio di giovani, anziani, professionisti o uomini di campagna.
Tra quelli troppe volte ho riconosciuto i volti di chi la domenica va in chiesa con la propria moglie, di chi chiudendo la cerniera dei pantaloni meschinamente torna a passeggiare con la famiglia a Selinunte, di chi mi critica perché spesso mi fermo con queste ragazze per portare degli abiti che non uso più o per regalare un sorriso.
Troppe volte guardiamo senza vedere perché questa realtà è assurda e incomprensibile, troppe volte ci giriamo dall’altra parte. Ma come si fa a non vedere, a non aiutare queste anime insudiciate dai nostri compaesani. Di sicuro l’offerta corrisponde ad una domanda e non si può ignorare tale violenza.
Certo il loro, si dice, essere il mestiere più antico del mondo e con ciò la coscienza viene ripulita ma sarebbe ora di cambiare e additare chi sfrutta e fa prostituire queste ragazze, perché siamo tutti colpevoli di ciò che quotidianamente accade nel nostro paese colpevoli tanto noi che le ignoriamo quanto chi le fa salire nelle loro macchine e le fa prostituire.