Ieri la giornata mondiale dell’acqua, bene prezioso e indispensabile
di: Vito Marino - del 2015-03-23
Ieri 22 marzo si festeggiava la World Water Day, (giornata mondiale dell’acqua). Si tratta di una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1922, per sensibilizzare l'attenzione del pubblico sulla critica questione dell’acqua verificatasi in questi ultimi anni.. Si calcola che sulla Terra l’acqua occupi circa il 71 % della superficie totale; tuttavia se ne utilizza soltanto il 7% di quella piovana, che si filtra e si immagazzina in strati di terreni permeabili; inoltre si utilizza l’acqua che si accumula negli invasi artificiali e nei laghi naturali.
Queste acque vanno a formare la riserva d’acqua dolce da utilizzare per l’industria, per l’agricoltura e per usi civili. L'80% dell'acqua dolce è destinata all'agricoltura per l'irrigazione e all'industria, mentre solo una minima parte serve le utenze civili.
Malgrado la grande abbondanza, le statistiche fanno presente che l’acqua sulla Terra si è ridotta del 40% in questi ultimi trent’anni, mentre un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua pulita, mantre le risorse idriche pro capite si sono ridotte della stessa percentuale. Come conseguenza si calcola che nel 2006 trentamila persone sono morte ogni giorno nel mondo per cause riconducibili alla mancanza d'acqua. Inoltre il World Water Development Report dell'UNESCO, nel 2003 ha indicato chiaramente che nei prossimi vent'anni la quantità d'acqua disponibile per ogni persona diminuirà del 30%.
Per aumentare le riserve di acque dolci occorre aumentarne la produzione attraverso dissalatori, invasi, trivellazioni di nuovi pozzi, inoltre occorre migliorare la distribuzione, sostituendo i tubi colabrodo, e allo stesso tempo ridurre lo spreco e gli inquinamenti attraverso la sensibilizzazione della popolazione. Anche le aree protette assicurano il mantenimento del bene più prezioso per l'umanità. In Italia ben 11 parchi nazionali ospitano invasi per acqua dolce.
L’acqua, vero oro blu, come l’aria che respiriamo, un bene indispensabile alla vita sulla Terra è da considerare come un bene comune, di primaria importanza per la nostra sopravvivenza; un sacrosanto diritto innegabile ed irrinunciabile. L’accesso, in quanto proprietà delle persone che vivono in un territorio, deve essere libero, ad un costo proporzionato alle spese per la sua gestione. In Italia, la gestione dei servizi idrici è stata affidata, a partire dagli inizi del 1900 ad aziende municipalizzate, senza scopo di lucro.
Dal 1990 esse sono state trasformate in “Aziende Speciali”, sempre di diritto pubblico, ma con la possibilità di conferire il servizio a società di diritto privato (ad esempio S.p.A.) a scopo di lucro. Con la privatizzazione, l’acqua diventerebbe un bene commerciale facendo sorgere un altro canale per far navigare corruzione e mafia a gonfie vele.
Come è successo in tutte le altre privatizzazioni, il prezzo al consumo aumenterebbe in maniera smisurata. Perché, invece di creare business, non si cerca di evitare gli inquinamenti e lo spreco dell’acqua potabile sensibilizzando i cittadini incominciando dalle scuole? Intorno agli anni ’50 il consumo d’acqua a persona era molto limitato.
La vasca da bagno e la doccia in casa ancora non esisteva e, molto occasionalmente, il bagno si faceva in una tinozza o in una bagnarola o in una “pila” (lavatoio); l’acqua utilizzata, si riciclava per il water o per innaffiare i fiori o si buttava davanti la propria abitazione per attenuare la polvere della strada, perché ancora non asfaltata.
Bisogna però stare molto attenti al risparmio dell’acqua: se un consumo limitato fa bene alla natura e all’economia, la poca igiene, può provocare malattie ed epidemie, come avveniva nel passato! L’acqua ed il pane sono degli elementi che devono considerarsi appartenenti a tutta l’umanità e non devono negarsi a nessuno; ogni essere umano che nasce deve essere considerato cittadino del mondo col diritto di ricevere almeno questi elementi, minimo indispensabile per non morire. Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, nel 1995 affermò: “Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”.