Il corso universitario “Perdere tempo su internet” insegna come in realtà il tempo non venga perduto
del 2014-12-11
L’innovazione nel solco della tradizione: all'Università della Pennsylvania, una delle più antiche e prestigiose università private americane, fondata nel 1740 e facente parte della Ivy League, dal prossimo semestre verrà tenuto il corso “Wasting Time on the Internet" (Perdere tempo su internet).
L’ideatore è il professor Kenneth Goldsmith, insegnante di “Poetica e prassi poetica” all’interno dell’ateneo e poeta e scultore nella vita privata. Goldsmith, il cui seminario di scrittura creativa fa parte del programma del corso di laurea di Letteratura inglese, vuole provare che la Letteratura può nascere anche dalla noia e dal tempo passato su internet.
Il professore sa bene che al giorno d’oggi la connessione fa parte della quotidianità di ognuno e giudica ridicolo chi pensa che internet ci faccia diventare più stupidi. «Io credo che ci renda più intelligenti» ha dichiarato Goldsmith in una intervista ed è per questo che i suoi allievi, oltre a studiare i libri di letteratura critica fra cui Betty Friedan, John Cage ed Henri Lefevbre, dovranno stare davanti a uno schermo per tre ore, interagendo soltanto con social network, bot, chat room e mailing list.
Questo non è il primo esperimento universitario volto ad evidenziare importanza e potenzialità che lo svago e i passatempi in rete ci offrono.
Era il 2007 quando il professore di Legge Charles Nesson portava il Texas Hold’em dentro ad Harvard, l’università americana più antica, fondata nel 1636. Nesson, che si fa chiamare “il decano dei cyberspazio”, ha ritenuto importante far esaminare dai suoi studenti questioni legali ed etiche del gioco in modo che i futuri avvocati imparassero a ragionare. «Mi piace il poker perché è un modo di pensare liberamente ‒ ha detto il professore ‒ e ti permette di vedere il mondo dal punto di vista di un’altra persona».
Il Texas Hold’em è uno sport con delle regole ben precise, come spiega questa guida di PokerStars e per padroneggiarle tutte servono studio, passione e spiccate abilità logiche, doti imprescindibili per un avvocato.
PokerStars illustra il linguaggio pokeristico, che segue un determinato vocabolario proprio come avviene in un’aula di tribunale, e anche come procede una mano, quando è meglio intervenire e quando ritirarsi, proprio come accade durante un processo che segue certe strategie.
I “passatempi digitali” sembrano dunque le new entry dei programmi universitari più all’avanguardia e che il tempo venga speso su PokerStars o su Facebook è ugualmente proficuo:
«Passiamo le nostre vite di fronte allo schermo ‒ ha detto Goldsmith ‒, per lo più perdendo tempo. Cosa succederebbe se queste attività fossero utilizzate come materiale grezzo per creare opere letterarie capaci di coinvolgere ed emozionare? Saremmo in grado di ricostruire la nostra autobiografia usando soltanto Facebook? Potremmo scrivere un grande racconto partendo dalla nostra timeline di Twitter?
Potremmo rimodulare internet come la più grande poesia mai scritta?». Grandi ambizioni, senso pratico e visione realistica del mondo accomunano professori come Goldsmith e Nesson, che per ora rappresentano le eccezioni alla regola. Il fatto però che queste innovazioni siano partite da due dei poli universitari più influenti e all’avanguardia degli Stati Uniti fa ben sperare per il futuro.