Il disturbo bipolare: in equilibrio sull'altalena
di: Desirè Giancana - del 2012-06-19
Da numerosi studi emerge una stretta associazione fra suicidio e disturbi affettivi, in particolare la connessione è più evidente con il disturbo bipolare. Il bipolarismo è un disturbo dell’umore in cui vi è l’alternanza (in alcuni casi la compresenza) di una fase maniacale ed una depressiva, cioè un’oscillazione fra la felicità dionisiaca, la gioia panica, la spinta frenetica alla disinibizione di pensieri accelerati(fase maniacale) e la tristezza che desidera la morte,che scivola inesorabilmente nel rallentamento e inibizione psichica tipica della fase depressiva. Esaltazione e abbattimento sono dunque condizioni opposte ma coesistenti in questo disturbo.
Ci si sente inquieti e oppressi insieme; il cuore si strugge e si ammala. La straziante sofferenza depressiva trova apparente sollievo dalla fase maniacale, in cui esplode improvvisamente un’euforia ingiustificata che funge da difesa contro l’orribile abisso in cui si sprofonda durante la depressione.
C'è differenza tra depressione e disturbo bipolare?
La depressione, di per sé, non è però una patologia, piuttosto uno stato affettivo che può trarre origine da un lutto. La depressione,cioè, è anche una reazione normale di fronte ad una perdita reale di una persona amata, senza sconfinare necessariamente nella malattia. Ciò che contraddistingue il disturbo bipolare è invece uno stato d’animo predominante caratterizzato psichicamente da un profondo e doloroso scoramento (è,in questo caso,lo struggimento per la perdita immaginaria di un oggetto d’amore), dal venir meno dell’interesse per il mondo esterno(disinvestimento e ritiro dell’energia psichica) da sensi di colpa distruttiva e inespiabile e da un avvilimento del sentimento del sé che si esprime in auto rimproveri e culmina nell’attesa delirante di una punizione(suicidio).
Queste caratteristiche sono assenti nell’elaborazione di un lutto effettivamente accaduto. Nel caso del disturbo bipolare, perciò,sarebbe più appropriato il termine melanconia,”le mal de vivre” , in cui vi è l’esasperazione di questa sofferenza. Il melanconico è sopraffatto non dal sentimento del vuoto,ma dal vuoto dei sentimenti.
Non ha paura,la sua è un’angoscia terrificante che si spinge sino alla dissolvenza di ogni speranza e sconfina nell’atto del suicidio,quale unica possibilità di sfuggire al tormento dell’interminabile solitudine. All’oscurità della melanconia si sovrappone la volubilità della mania,in cui l’esperienza quotidiana è vissuta come estremamente noiosa,ma l’esaltazione compensa l’abbattimento catastrofico dell’autostima. La mania è cioè un tentativo disperato di attenuazione del dolore divenuto insopportabile. E’ la disperazione che rende l’idea della morte una prospettiva di liberazione.
La relazione fra creatività e disagio psichico consiste nella capacità di essere originali,di saper trascendere dalla razionalità tipica delle persone”normali”e di saper rivelare profondità sconvolgenti dell’anima,a cui normalmente non ci è dato accedere. Nell’esperienza psicotica ciò che agisce creativamente non è la malattia in sé,ma l’indicibile sofferenza che l’accompagna e che trascina con sé terremoti di angoscia e devastazione emozionale radicalmente umane,ma per lo più incomprese.
E se la malattia compromette l’andamento socio-relazionale,nonché la capacità di comunicazione fra mondo interno e realtà esterna,l’evento creativo ripristina la capacità comunicativa in quanto attinge alla dimensione simbolica dei vissuti interni,guidandone l’espressione esterna. Il disturbo bipolare sublima l’arte e viceversa. Il disagio psichico può essere occasione per il malato di giungere a contatto,seppur nella sofferenza, con aspetti inconsci del proprio Sé,che altrimenti resterebbero ignoti,sviluppando quelle attitudini immaginative e di innovazione che sono tipiche della produzione creativa.
“La persona melanconica ha,certo, la più profonda relazione con la pienezza dell’esistenza”(Guardini). Purtroppo questa vertigine di tristezza spesso conduce al desiderio di uccidersi.