"Pizzini", business nella distribuzione alimentare, scommesse e non solo. La Dia "fotografa" la mafia trapanese nel 2018
del 2019-02-14
Diverse le operazioni della Dia in questi anni, segno di una lotta alla mafia puntuale sul territorio, volta a considerarla, come diceva Falcone “un fenomeno umano”, quindi destinato ad essere stroncato.
Malgrado si sia operato per distruggere la rete di protezione intorno al latitante Matteo Messina Denaro, seppur qualche danno, la mafia ha continuato a reggere, presumibilmente grazie a “strategie” messo in atto proprio dallo stesso, che rimarrebbe capo mandamento di Castelvetrano e rappresentante provinciale di Cosa nostra. I settori estorsivi si sono ampliati, andando oltre l’edilizia, la distribuzione alimentare e la produzione di energia rinnovabile.
La mafia è entrate nelle scommesse e nei giochi online, fino al business delle aste giudiziarie legate a procedure esecutive e fallimentari. Diverse le operazioni compiute, ma oltre la “pionica” che ha portato a provvedimenti per i capo famiglia di salemi e vita, la più decisiva per le investigazione è stata “anno zero”.
Con l’operazione “Anno zero”, la dia congiuntamente a Polizia di stato e Arma dei carabinieri, ha raggiunto con provvedimenti 22 soggetti tra cui Messina Denaro, il capo mandamento di Mazara e quello di Partanna e un imprenditore castelvetranese del settore dei giochi online, e con sequestri preventivi di 5 imprese castelvetranesi per oltre 200 mila euro.
Ricostruito l’organigramma della mafia trapanese, dalle investigazioni si è dedotto che le spartizioni dei proventi illeciti erano problematiche “tra esponenti della famiglia di Campobello di Mazara e quella di Castelvetrano, per dirimere le quali si sarebbe resa necessaria la forte presa di posizione del cognato di Matteo MESSINA DENARO.” In tale contesto, sarebbe avvenuto un delitto di mafia, dopo un lungo periodo di silenzio nella provincia, con l’uccisione di un campobellese nel luglio 2017, indiziato. Diversi i sequestri e le confische effettuate con diverse operazioni.
Per la comunicazione, i “Pizzini” restano i mezzi fondamentali anche per risolvere controversie locali. Dalle investigazioni, risulta che il latitante ”al fine di assicurarsi il costante controllo delle attività illecite e dei relativi proventi, sembra ancora prediligere appartenenti alla propria cerchia familiare, o comunque persone a lui vicine, nei ruoli di vertice dell’organizzazione mafiosa.”