I giovani d’oggi e la politica. È possibile farli interessare di nuovo?
di: Mariagrazia Cardinale - del 2017-11-13
In foto: Salvatore Roccalumera, segretario del Circolo PD di Capaci
Ai giorni d’oggi, le nuove generazioni sembrano essere interessate solo ai social e ad argomenti un po’ meno impegnativi. Eppure esiste una parte di loro che vorrebbe essere chiamata in causa quando si tratta di decidere del loro futuro e al quale piacerebbe esprimere la propria opinione sui partiti e la politica.
In questo periodo di elezioni regionali, l’argomento “politica” è all’ordine del giorno. Guardando i social network, ormai diventati le nuove piazze in cui scambiarsi opinioni e aprire dibattiti, si può notare il pensiero dei giovani di oggi. Molto spesso si pensa che loro non nutrino alcun tipo di interesse, che le loro idee siano qualunquiste o disfattiste, ma la realtà è ben diversa. La stragrande maggioranza dei ragazzi di oggi è solo stanca dello stato di precarietà in cui sono costretti a vivere, stanca di non poter programmare il loro futuro, perché non hanno una sicurezza economica che glielo possa permettere. Questa mancanza di certezze, il più delle volte, genera una sfiducia totale per le istituzioni politiche, per coloro che teoricamente dovrebbero essere i garanti del loro futuro, ma che di fatto non adottano delle politiche che possano aiutarli. È anche vero che esiste una piccola parte delle nuove generazioni che non è stata abituata ad avere un senso civico o di appartenenza alla società di cui fa parte. Pensiamo al passato, per esempio nell’ Antica Grecia, i giovani erano educati fin da più piccoli a partecipare alla cosa pubblica o, per non andare troppo lontano nel tempo, negli anni Sessanta-Settanta del Novecento, quando i giovani universitari scendevano nelle piazze per combattere per i loro diritti. Nel nostro presente, invece, assistiamo al graduale allontanamento alla politica.
Per capire meglio cosa ne pensano i diretti interessati, poco prima delle elezioni, è stato effettuato un piccolo sondaggio su un campione di 200 giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, ponendo loro delle domande inerenti alla politica. Ecco il questionario a loro rivolto:
- È giusto andare a votare?
- Cosa ti aspetti dai politici?
- Qual è il tuo concetto di politica?
- Cosa pensi dei partiti?
- Qual è il tuo impegno? Sei un attivista?
- Come immagini il tuo futuro? In Italia o fuori?
A queste, hanno risposto solamente il 25%, il restante 75% ha preferito non rispondere e solo una piccola parte ha esplicitamente detto di volersi astenere. Di questo 75%, il 47% ha una fascia di età compresa tra i 24 e i 26 anni, il 14% tra i 18 e i 23 anni, il 38% tra i 27 e i 34 anni. Le risposte date hanno comunque dei punti in comune.
È giusto andare a votare perché il voto è considerato non solo un diritto, sancito tra l’altro dalla Costituzione, ma anche un dovere civico, un modo per poter ancora esprimere la propria opinione e per non lasciare in mano ad altri le scelte per il loro futuro. Alcuni di loro si aspettano dai politici ben poco perché sono considerati corrotti e menefreghisti; altri si aspettano, invece, che comincino ad occuparsi delle esigenze dei più deboli, dai più giovani agli anziani, che siano capaci anche di interpretare la realtà e di cogliere le istanze e le esigenze delle comunità che vivono e soprattutto che siano onesti e trasparenti. Il concetto di politica è molto spesso collegato a quello dell’Antica Grecia, al modello delle poléis, quello in cui c’era una partecipazione diretta del popolo che poteva decidere e che era parte attiva della società. Sui partiti politici, alcuni giovani hanno espresso una totale sfiducia nei loro confronti, affermando che siano fin troppi e che non servano a molto, ma siano solo un trampolino di lancio per chi vuole fare carriera personale o semplicemente i propri interessi e, come conseguenza, che ormai siano senza una vera e propria ideologia e questo vale sia per la destra che per la sinistra.
Altri ancora, invece, li hanno considerati come uno strumento per poter fare politica, ma comunque avrebbero bisogno di un cambiamento interno affinché possano recuperare rispetto e consenso e soprattutto siano più trasparenti, soprattutto nella questione dei finanziamenti che ricevono. Per quanto riguarda l’attivismo, la maggior parte si sente poco “attivista”, limitandosi solo alla semplice informazione tramite i giornali e al voto; una piccola parte invece si attiva partecipando a dibattiti pubblici e a circoli giovanili, al punto da essere anche coinvolti nelle varie campagne elettorali. Nell’ultima domanda, le risposte e gli stati d’animo sono stati davvero tantissimi. Si è passato da piccole speranze a rassegnazioni, tristezza, rabbia, frustrazioni per il fatto di dover abbandonare la propria terra, o l’Italia, e andare fuori per trovare un lavoro che possa permettere loro di pianificare e costruire un progetto di vita.
Alla luce delle varie risposte e dei risultati del sondaggio, ho deciso di intervistare un giovane politico, Salvatore Roccalumera, segretario del Circolo PD di Capaci. La scelta è ricaduta su di lui per vari motivi: ha iniziato la sua carriera politica (o quello che nell’antica Roma si chiamerebbe cursus honorum) con l’associazionismo universitario come rappresentante dell’UDU; da poco laureato, ha fondato l’AGIUS, Associazione Giuristi Siciliani; a Capaci è stato uno dei fondatori della Consulta Giovani e, come segretario, da anni si occupa dei problemi del nostro comprensorio, ad esempio quello dei pendolari, tentando di trovare all’ARS, in qualità di presidente dei Comitato dei pendolari, delle soluzioni. Una persona, dunque, che ha avuto sempre un occhio di riguardo nei confronti dei giovani, che si è speso per loro e che continua a incitarli e a coinvolgerli nei vari eventi che organizza e che hanno varie tematiche, come la legalità e la politica.
Intanto ti ringrazio per la tua disponibilità. Voglio analizzare insieme a te i risultati del sondaggio che è stato effettuato tra i giovani d’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Come te lo spieghi?
Roccalumera: I dati non mi meravigliano completamente. La nostra società ha subito un decadimento culturale a 360° e il disinteresse è il risultato. Aggiungiamo anche che le politiche dei governi degli ultimi decenni non hanno fatto nulla per cambiare questa rotta. Mi riferisco in modo particolare alle politiche giovanili che sono state del tutto assenti. I giovani sono costretti a lavorare nei call center nelle migliori delle ipotesi o a scappare dall’Italia. Come i giovani possono essere interessati alle sorti di chi vedono come coloro che hanno rubato loro il futuro?
Tu che fai parte di uno dei più importanti partiti politici, pensi che si stia facendo abbastanza per poterli coinvolgere di più nella cosa pubblica?
Roccalumera: No, non si sta facendo nulla. Purtroppo la politica continua a non comprendere che il grande fallimento di chi ha governato, da Berlusconi a Renzi, è l’assenza di un piano di riequilibrio generazionale del diritto al lavoro e l’assenza di misura di equità e di solidarietà generazionale. La nostra società ha ucciso una o più generazioni. Si può porre rimedio alla mancanza di valori, di identità e di soldi, ma non quando vengono a mancare le risorse umane. Senza un ricambio di esperienze e talenti, la società muore.
Quali potrebbero essere le soluzioni da adottare a tuo avviso?
Roccalumera: Possono esserci due strade: una riforma della scuola che punti a portare in alto il livello della formazione, modulando le carriere scolastiche secondo i nuovi lavori. La seconda via potrebbe essere quella di adottare una politica del lavoro che si occupi solo dei giovani che non hanno mai lavorato. Credo che sia arrivato il momento di fare un vero e proprio patto generazionale.
Nutri qualche speranza di miglioramento per il futuro?
Roccalumera: Si, a condizione che non continuiamo a basare il nostro welfare sulle pensioni dei nostri nonni. Dobbiamo tornare a fare in modo che i meno abbienti possano permettersi di far parte della classe dirigente di questo paese. È inutile girarci intorno, la gente non crede più al “sogno italiano”. Siamo cambaiti, sono cambiate le nostre priorità, sono cambiati i nostri valori, in Italia sono rimasti troppi dinosauri a giocare con le loro poltrone. Per questo, chiedo e provo a convincere tutti i ragazzi che non è più ora di dire “La politica non mi interessa”.
Rivolgo anche a te l’ultima domanda del questionario che ho fatto ai ragazzi: essendo giovane anche tu, come immagini il tuo futuro? Qui in Italia o all’estero?
Roccalumera: Se continuerò ad avere la fortuna di poter lavorare ancora in Sicilia, si. Ma la mia è semplice fortuna, per questo credo che chi, come me, ha questa fortuna abbia un debito di riconoscenza nei confronti di 22.000 ragazzi che ogni anno vanno via dalla nostra regione. Chi rimane, deve impegnarsi a cambiare questa terra.