Abusivismo Triscina, i cittadini coinvolti chiedono un equo trattamento giuridico
di: Filippo Siragusa - del 2013-08-26
Al grido di “demolite le case di Triscina”, rispondono i titolari delle abitazioni della” famigerata” zona dei 150 metri. Cioè coloro i quali, ad oggi, non possono usufruire della legge regionale di sanatoria n. 47 del 1985.Molti di loro si sono costituiti in associazione e fanno parte del sodalizio provinciale che raggruppa i vari interessati nei comuni del territorio trapanese. Diversi, hanno intrapreso una battaglia a colpi di carte bollate e ricorsi verso i comuni e la Regione Siciliana .
Tra questi c’è Biagio Sciacchitano dell’associazione “orizzonti futuri” che da anni lotta per salvare la sua abitazione , chiedendo l’ammissibilità alla sanatoria in virtù della legge regionale del 1985 .Ha nelle mani un corposo dossier che evidenzia diverse incongruenze giuridiche.
Il motivo del contendere è generato dalla legge n.78 del 1976 che prevede all’art. 15, il vincolo di non edificabilità nella fascia dei 150 metri. In ragione di ciò, tutte le case costruite antecedentemente alla pubblicazione della legge , pure sulla battigia, non sono soggette a demolizione, le altre invece diventano “insanabili”.
Sempre la legge n.78 del 1976 all’art. 18 dice:” restano salve le disposizioni contenute nei piani regolatori o comprensoriali già efficaci”. Su questo punto inizia la battaglia di Biagio Sciacchitano e di altri proprietari. ”Nel 1961 –afferma Sciacchitano- il comune ha approvato a Triscina in giunta, due lottizzazioni la “Volpe” e “Quartana” per oltre 60 mila metri di superficie e poi successivamente , inserite nel piano comprensoriale n. 4 del 1973.
Più tardi, intercalate anche nel piano regolatore approvato nel 2000 e ancora riconosciute con delibera comunale nel 2011. Da qui parte l’azione legale che trova la sua valenza” - secondo Sciacchitano- nel sanare le case all’interno delle lottizzazioni “Volpe e “Quartana” , aree che comprendono molte costruzioni della fascia dei 150”.
Il groviglio burocratico è difficile da dipanare. Gli interessati, portano in evidenza pure alcune sentenze del TAR e portano come esempio le case di “Pizzo Sella” dove, alcuni cittadini avrebbero avuto ragione sulle istanze prodotte contro il comune di Palermo.
Ci sono ricorsi ancora in fase di riscontro. La “gara” legale è ancora aperta. Questo in sintesi ciò che chiedono Sciacchitano e gli associati:” la zona B4 inserita nel PRG del 2000, della fascia dei 150 metri dalla battigia, andrebbe riconosciuta valida ed esulerebbe dalle previsioni di inedificabilità previsto dal famoso art.15 , del 1976.
Se passasse questo principio, le case in questione dovrebbero ottenere la sanatoria. Un caso legale complesso che dimostra la sussistenza del problema. Ogni comune dovrebbe vagliarlo con la propria storia urbanistica. Con l’attuale procedura , diverse case site a pochi metri dal mare, sono salve, perchè realizzate prima del1976 , mentre oltre 500 case, non avrebbero speranza perche costruite dopo tale data.
Meccanismi astrusi della burocrazia e delle leggi vigenti? Forse. I cittadini coinvolti chiedono un equo trattamento giuridico. Da ricordare che il comune di Castelvetrano, su Triscina, ha già sanato oltre 4000 abitazioni . In attesa di ulteriori sentenze sui ricorsi legali, tutto è rimandando alla Regione Siciliana. Se non ci saranno variazioni, le case del famoso”’art. 15” resteranno insanabili.
La replica del Sindaco Errante
La questione posta da Biagio Sciacchitano è nota al sindaco di Castelvetrano , Felice Errante che cosi risponde:” conosco la vicenda già da quando ero assessore. Gli uffici hanno sempre valutato quanto rappresentato. Abbiamo girato i complessi quesiti posti da Biagio Sciacchitano agli uffici dell’Assessorato regionale competente in materia e l’esito è stato negativo.
In altre parole,-aggiunge Errante- il comune non può sanare le case costruite dopo il 1976 nella fascia dei 150 come previsto dall’art.15. Poi, ogni cittadino ,ha il diritto di difendersi nelle sedi che ritiene opportune e rappresentare le istanze in difesa dei propri diritti.
Spetta ai giudici stabilire chi ha ragione. Attualmente, se non ci saranno modifiche legislative, da parte dell’ ARS, dobbiamo solo rispettare le leggi vigenti e quanto disposto dall’ARTA in materia di abusivismo”.