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In ricordo di Biagia Tuturino, l'ostetrica conosciuta come "Mamma Cicogna"

del 2022-05-25

Immagine articolo: In ricordo di Biagia Tuturino, l'ostetrica conosciuta come "Mamma Cicogna"

Cinquant’anni fa – è il 26 maggio 1972 – l’ostetrica condotta Tuturino, signora Biagia per tutti e Mamma Cicogna per i bambini, si spegneva in questa terra per andarsene di là, nell’Eterno.

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  • All’epoca le donne ancora partorivano in casa e la figura dell’ostetrica era fondamentale per questo importantissimo evento: il venire alla vita.

    Mamma Cicogna, che se ne va a 53 anni, ne aveva 21 anni quando vince la seconda condotta ostetrica di Castelvetrano; è la più giovane in Italia e di lei nessuno ricorda abbia mai preso un giorno di ferie.

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  • Ai figli che reclamavano la vacanza, almeno una, diceva sempre:
    “Se una donna mi cerca per poter partorire cosa le dico, che sono in villeggiatura?”.

    La notte del terremoto, il 14 gennaio 1968, la signora Biagia riuscì a far partorire tre donne.
    Scappando dai crolli, come tutti, ebbe però l’accortezza di lasciare un biglietto sull’uscio di casa, un avviso: 
    “Sono vicino al passaggio al livello lungo la strada statale per Palermo”.

    Arrivò la prima chiamata – la signora Biagia accorse dalla partoriente – e fu don Gasperino, il marito di Mamma Cicogna, a dire a quelli della seconda chiamata dove andare. E così questi – come in una catena di tre anelli – a quelli della terza chiamata dissero dove recarsi per trovare la signora Biagia, che nel frattempo ne aveva già fatti nascere due, di bimbi.

    Il primo, in una stalla nientemeno. Tale e quale il Principale, adagiato in una mangiatoia. Il secondo, un fior di monello, in una Fiat Multipla, quella delle suore manco a dirlo e la terza, infine – una bambina – vide la luce in un vagone ferroviario. Dove in luogo del talco c’era la polvere delle mura crollate.

    A cinquant’anni dalla morte di Mamma Cicogna la sua memoria è ancora viva.
    Un esempio di eroismo il suo ma anche di passione civile.
    Un romanzo di viva poesia, quello di Mamma Cicogna, nel grande e libero libro del lavoro.

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