"Lasciare la propria terra nasce da un desiderio ancestrale o è solo una triste necessità?"
di: Daniele Simanella - del 2017-06-07
Le ultime analisi statistiche ci dicono che gli italiani che vivono all'estero sono circa cinquantasei milioni, quasi quanto tutta la popolazione che vive ancora in Italia. Le ragioni o le cause per le quali si decide di trascorrere una parte o il resto della vita in un'altra nazione possono essere molteplici: una innata forma di xenofilia, una profonda e coinvolgente love story o una più interessante proposta di lavoro.
Parimenti, può anche succedere che un italiano sia costretto a rinnegare la propria patria per una delusione socio-politica. Un caso potrebbe essere quello di due grandi pianisti concertisti del secolo scorso: Arturo Benedetti-Michelangeli e Aldo Ciccolini. Il primo, bresciano, a causa di divergenze politiche, decise di lasciare l’Italia per continuare a svolgere la sua attività in Svizzera; il secondo, napoletano, un vero enfant prodige poco apprezzato in Italia, preferì trasferirsi in Francia, dove è stato considerato uno dei più grandi pianisti contemporanei.
È incredibile costatare come gli eventi storici si ripetano ciclicamente di secolo in secolo. Nell’anno 1452 ad Anchiano, nei pressi di Vinci, l'Italia partoriva uno dei più grandi geni dell'umanità, Leonardo. Inventore, architetto, ingegnere, pittore, scultore, musicista, anatomista e altro, per lavorare sui suoi progetti avveniristici quali il prototipo della pompa idraulica, della bicicletta, dell'automobile, dell'elicottero, del deltaplano e di molte macchine belliche, ebbe bisogno di mecenati che lo sostennero sia sul piano economico sia su quello pragmatico.
Il primo ad affiancarlo nella sua avventura pionieristica fu Lorenzo il Magnifico. Leonardo, però, non contento dell'ambiente ostile fiorentino, preferì accettare l’ospitalità di Ludovico Sforza, duca di Milano. Fu, poi, una sorte ria a costringerlo ad abbandonare Milano, nell’anno 1499, a causa dell'invasione delle truppe del re di Francia Louis XII.
Determinato a trovare un protettore artistico che sapesse valorizzare l'importanza dei suoi progetti e dei suoi capolavori, dopo l’ennesima delusione a opera di un alto esponente politico romano, solo tre anni prima dalla sua morte egli ebbe il riconoscimento apodittico che meritava grazie al re di Francia François I. Questi lo volle condurre, perentoriamente, in terra gallica con la promessa di offrirgli il castello d'Amboise, dove Leonardo avrebbe potuto concentrarsi sulle sue invenzioni.
Fu qui che egli terminò i suoi giorni e dove le sue spoglie mortali sono state traslate. Nel castello di Amboise, oltre alla tomba, il visitatore può ammirare le tante meraviglie create dal genio da Vinci.
Parallelamente al nostro beneamato, un'altra toscana del periodo rinascimentale abbandonò il suo paese di origine per continuare a vivere in Francia, Caterina de' Medici. Figlia di Lorenzo II de' Medici e di Madeleine de la Tour d'Auvergne, fu una donna di grande spessore politico e culturale con abilità strategiche che la resero celebre soprattutto durante le guerre di religione.
Nata a Firenze nell’anno 1519, ebbe come sposo il re di Francia Henry II, secondogenito di François I (ultimo mecenate di Leonardo da Vinci). La vita privata, ma soprattutto politica, di Caterina de' Medici si svolse in Francia, dove morì nel castello di Blois e dove fu sepolta nella Basilica di Saint-Denis.
Sebbene ambedue i personaggi storici ebbero da una parte il bisogno artistico e dall'altra una coercizione politico-familiare di abbandonare la nostra penisola, credo che il desiderio degli italiani di vivere all'estero sia un cromosoma ancestrale.
Le varie comunità degli italiani che vivono a Londra, Parigi, New-York, Montréal e in altri grandi agglomerati urbani sparsi in tutto il mondo, sono la tangibile dimostrazione dell’imprescindibile realtà del binomio italiano-estero.