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Minacciò e molestò un uomo, confermata in appello condanna ad una donna menfitana

di: Redazione - del 2025-03-10

Immagine articolo: Minacciò e molestò un uomo, confermata in appello condanna ad una donna menfitana

La Corte di Appello di Palermo conferma la sentenza di condanna per una donna imputata di Atti Persecutori nei confronti di un uomo di Menfi. La terza sezione della Corte di Appello di Palermo in data 5 marzo ha confermato la tesi espressa dal Tribunale di Sciacca, respingendo il ricorso presentato dalla donna, condannata per diverse minacce, molestie e diversi atti persecutori. I fatti si sono svolti a Menfi, il Sig. V.R. dopo aver subito da parte di una donna diverse minacce, molestie e diversi atti persecutori presentava denuncia presso la locale stazione dei Carabinieri di Menfi.
 
L'uomo oggetto di diversi atti persecutori, già costituitosi parte civile, nel corso dell'udienza penale aveva riferito che la sig.ra T.C. aveva iniziato a porre in essere nei suoi confronti una serie di gravi condotte persecutorie e da lì era cominciato il suo calvario. In udienza è stato dimostrato che le plurime condotte minacciose e moleste poste in essere dalla donna con particolare accanimento nei confronti del Sig. R.V. hanno provocato un evidente pregiudizio per la tranquillità dell’uomo. L'Avvocato Giuseppe Buscemi difensore dell'uomo, ha dimostrato che il proprio assistito veniva ingiuriato ripetutamente anche dinanzi a persone terze lungo le vie del paese o all'interno di esercizi commerciali pubblici, inoltre l'imputata, non contenta delle sue azioni, più volte al giorno effettuava lenti passaggi in automobile reiterati dinanzi la casa dell'uomo o presso la sua abitazione di campagna, lanciando sguardi provocatori, questi fatti sono stati provati da diverse prove documentali e testimoniali, ed hanno cagionavano al all'uomo un grave e perdurante stato di ansia e di paura oltre ad un serio timore per la propria incolumità.
 
E' anche emerso nel corso del procedimento penale, che la donna aveva iniziato questi atti persecutori subito dopo un distinto incidente stradale subito da un suo parente "a suo dire era responsabile l'uomo", ma tali fatti non sono stati mai provati ne confermati nel corso delle udienze. Per questi motivi, è stato respinto dalla Corte di Appello il ricorso della donna, confermato la Sentenza resa in primo grado dal Tribunale di Sciacca, condannando la Signora a mesi quattro di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali. Dinanzi a fatti vessatori di tale portata posti in essere dalla donna, precisa il legale dell'Uomo Avv. Giuseppe Buscemi, si incorre dunque in quegli “atti persecutori” previsti dall’art. 612 bis del Codice Penale, con tutte le aggravanti sanzionatorie e penali che ne conseguono.

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