Giovanni Patti: "Schettino ci aveva dato il benvenuto. Il Signore ci portò a riva"
del 2012-01-17
(ph. Foto: Castelvetranonews.it)
“Ragazzi farete su questa nave una esperienza indimenticabile”. Erano state queste le parole che mamma Giusy, appena salita sulla nave, aveva detto ai suoi figli. “In effetti non si era sbagliata” dice sorridendo la giovane figlia Sara che frequenta il Commerciale a Castelvetrano.
La stessa ragazza nel pomeriggio era andata al cinema che c’era sulla nave e ironia della sorte accanto a lei c’erano due giovani fidanzati. Lei dice al suo innamorato ridendo: “ti immagini che andremo a fare l’esperienza del Titanic? Spero proprio di no” rispose sorridendo.
Giovanni Patti, con il suo solito umor cerca di sdrammatizzare, ricordando con na ironia molto composta che la tragica esperienza oltre alla paura ha causato anche la perdita delle fedi nuziali, dei soldi e di tutti i vestiti che si erano portati dietro. Lo stesso aggiunge
“Fortunatamente non era la prima crociera che facevo e già avevo avuto modo di imparare il piano di evacuazione dalla nave, su cosa bisogna fare in caso di emergenza. Queste nozioni imparate mi hanno aiutato molto a dare serenità ai miei familiari”.
Una nave meravigliosa, continua Giovani Patti, una città galleggiante con tutti comfort possibili ed immaginabili, con un personale moto educato, ma quasi tutto straniero, che difficilmente riusciva a farsi capire. Eravamo al self service alle 21,30 come tante altre famiglie, poi un rumore strano, come se i motori avessero deciso di girare in retromarcia, poi un boato, come una scossa di terremoto che ha fatto scivolare tutto a terra. Lì è iniziata la paura anche se dagli altoparlanti ci rassicuravano che tutto procedeva bene e che da lì a poco avremmo ripreso la navigazione.
Tutti assieme, continua Giusy Aiello la mamma, siamo saliti all’ultimo piano, credo l’undicesimo, visto che noi eravamo al quarto. Abbiamo visto l’isola del Giglio vicinissima, ma pensavamo a tutto tranne che al dramma che si stava consumando. Credevamo di avere urtato un mercantile e che l’inclinazione della nostra nave era dovuta al fatto che il carico si fosse spostato tutto su un lato. Siamo stati a guardare per circa mezz’ora mentre non ci rendevamo conto del dramma e la paura che stavano vivendo gli altri passeggeri dei piani di sotto che avevano ben percepito la gravità dei fatti. Siamo scesi al quarto ponte e lì erano tutti pronti per lasciare la nave.
Giovanni Patti allora ricorda: " Sono corso nella cabina a prendere i salvagenti, mentre le grida di aiuto e di terrore si moltiplicavano. Avevamo visto alcuni amici di Campobello di Mazara, uno di questi so che ha una rivendita di tabacchi a Tre Fontane, ma in quel trambusto non li abbiamo più visti. Siamo riusciti a salire per fortuna sull’ultima scialuppa disponibile, già piena di bambini, donne ed anziani. Un cileno mi faceva capire che non era più possibile salire, ma io ho disubbidito, ho spinto con tutta la mia forza i miei figli e mia moglie e poi mi sono anch’io catapultato al’interno di quella scialuppa nella quale siamo rimasti sospesi nel vuoto e nel buio per circa mezz’ora ,in quanto si erano bloccate le catene dell’ancoraggio alla nave.
Lì la vera paura, quella di potere cadere sulle rocce da quaranta metri di altezza. Molti pregavano, molti piangevano, per fortuna noi occupavamo la scialuppa con cinquanta persone e ci siamo salvati. A riva è stato il Signore che ci ha portati. Purtroppo tanti sono stati sfortunati e non ce l’hanno fatta. Del capitano Schettino, la famiglia dice solo che si sono fatti con lui la foto ricordo chiamata di “ benvenuto a bordo” a mare . Il vero benvenuto ce l’hanno invece dato con il cuore gli abitanti dell’Isola del Giglio”.