In ricordo di Silvia Ingoglia, la sua lettera ai coetanei sull'importanza della lettura
del 2012-06-28
Volendo ricordare Silvia Ingoglia, tragicamente scomparsa qualche mese fa, abbiamo deciso di pubblicare una lettera inedita, che la giovane studentessa aveva scritto ai suoi amici più cari, sull’importanza della lettura. In occasione degli esami di maturità, che in questi giorni stanno interessando migliaia di studenti, ci è sembrato doveroso offrire questo ultimo regalo di Silvia a tutti coloro che vogliano fare tesoro delle sue parole. Ringraziamo tutti i lettori che, attraverso il nostro sito, hanno contribuito a mantenere vivo il ricordo di questa ragazza dolce e sensibile. Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo alla sua famiglia che ha apprezzato le parole di cordoglio che i nostri lettori avevano loro indirizzato attraverso il nostro portale e che generosamente ci ha messo a disposizione questa lettera scritta da Silvia:
“I libri sono i nostri vecchi. Essi ci consentono di vivere, oltre alla nostra, innumerevoli altre vite”. (Umberto Eco). Eppure la lettura oggi è da tutti considerata un’occupazione poco attiva ed attraente. A volte mi chiedo il motivo della riluttanza che la gente mostra oggigiorno nel prendere tra le mani un libro e “ascoltare” gli insegnamenti che questo ci offre, quasi come un padre saggio e amorevole.
Se si prova a chiedere agli alunni di una classe quanti libri abbia letto ognuno di loro, sarà un gruppo assai esiguo a rispondere: “Ho perso il conto”. Pochi saranno anche quelli che sapranno dare una cifra approssimativa, il numero aumenterà se si prende in considerazione chi riesce a contare sulle dita delle mani i romanzi letti; il numeroso gruppo dei rimanenti risponderà con un beffardo: “Non ho mai toccato un libro in vita mia”. Con ciò non voglio dire che sia solo la nuova generazione che prova tanto disprezzo per la letteratura: molti adulti, magari laureati, o che ricoprono ruoli di spicco nella nostra società, non hanno mai avuto il piacere di apprendere gli insegnamenti di un libro.
Non che qualcuno di loro si senta in imbarazzo per questa grave mancanza, ma tutti sanno offrirci valide scuse: il tempo vola, c’è troppo da fare, con questa crisi non si può perdere tempo in occasioni tanto futili. E i giovani sono troppo impegnati ad organizzare scaramucce in piazza, rovinare la loro adolescenza o a trascorrere intere giornate e, a volte, anche notti davanti allo schermo di un computer o di un televisore. E a proposito della televisione, penso che con i suoi programmi poco educativi abbia influito non poco sulla regressione della cultura generale. Non è forse meglio sapere chi vincerà il “Grande Fratello” quest’anno, o chi uscirà con il tronista di “Uomini e Donne”, piuttosto che leggere un libro? Molte persone purtroppo non mostrano esitazione alcuna nel rispondere positivamente a questa domanda.
Io, che amo i libri con tutta me stessa, sono non poco infastidita da questa situazione, poiché ritengo che leggere non è mai tempo perso, e non importa se stai leggendo un libro, una poesia, i titoli di coda di un telegiornale o le istruzioni di un farmaco: apprenderai sempre qualcosa leggendo. Solo che nessuno si è preso mai la briga di spiegarlo agli individui sopracitati. Magari ormai per loro non c’è più nulla da fare: vogliono rimanere con le loro convinzioni, con le loro liti in piazza, i loro neuroni bruciati da uno schermo che trasmette quelle che sono le loro realtà.
Eppure una buona lettura avrebbe potuto evitare gli scempi a cui assistiamo ogni giorno attraverso il telegiornale. Sono sicura che se qualcuno avesse letto un romanzo di Kaleed Hosseini a coloro che dettano leggi spietate, condannate da questo autore, se queste persone fossero state invitate alla riflessione, adesso governerebbero rettamente e a nessuno verrebbe in mente di bastonare una donna perché non ha il viso coperto da un velo. Se i genitori di Adolf Hitler gli avessero proposto la lettura di un libro che loda il valore della giustizia, della libertà e dell’uguaglianza, forse sei milioni di ebrei non sarebbero stati sterminati nei campi di concentramento.
Porterò solo questi esempi, ma se ne potrebbero fare migliaia. Magari non servirebbero a molto, il mio parere non conta nulla, ma sono fermamente convinta del fatto che prima o poi qualcuno capirà. E credo che il momento sia prossimo, perché ripongo la mia fiducia in ciò che sta avvenendo in America: è una vera e propria rivolta, una presa di coscienza del popolo: l’elezione di un Presidente nero è la chiara dichiarazione che la società sta cambiando. Chissà, magari succederà anche qui: la gente si risveglierà dal proprio sonno, si impegnerà davvero per migliorare e, infine, troverà anche il tempo per leggere un libro".
Silvia Ingoglia